Elezioni europee l’ennesima occasione perduta da una classe politica irresponsabile

C’è chi pensa di prendere più voti candidando donne dall’aspetto gradevole, chi ritiene che gli elettori siano più portati a votare giovani.

Si riciclano trombati in cerca di poltrone e fedelissimi da compensare con un’opportunità.

Nei manifesti elettorali vediamo facce sorridenti che chiedono il voto con slogan che sembrano l’antologia dei luoghi comuni.

Una campagna elettorale infarcita di banalità, lontanissima da quello di cui ha veramente bisogno il Paese.

Selezioni dei candidati basate sull’aspetto, sull’età, sulla fedeltà al partito, sui meriti acquisiti da lunghe militanze e, soprattutto, dalla capacità di mobilitare apparati in grado di gestire robusti pacchetti di voti.

Nessun partito ha selezionato i suoi candidati in base alla capacità di esercitare il mestiere di parlamentare europeo nell’interesse del Paese.

Forse siamo degli inguaribili illusi, ma riteniamo che chi avesse avuto il coraggio di farlo, proponendo candidati competenti, con una buona conoscenza delle lingue, che si impegnavano a restare a Bruxelles e a Strasburgo almeno 5 giorni in settimana, avrebbe ottenuto uno straordinario successo.

Il mestiere di deputato europeo richiede capacità.

Più che essere belli, giovani o donne, più che conoscere i bizantinismi, i provincialismi e la volgarità della politica italiana, conta conoscere bene i problemi dell’agricoltura, dell’industria, del commercio, un po’ di diritto internazionale. Conta saper entrare nelle stanze dove si prendono le decisioni, dialogare con colleghi di altri nazioni per individuare gli interessi comuni in base ai quali determinare maggioranze per provvedimenti che portino vantaggi concreti al proprio Paese.

Capacità che possono essere esposte in curriculi chiari, da sottoporre agli elettori così che questi ultimi siano in grado di giudicare quali persone sono in grado di servire meglio il Paese.

Altro che veline, tronisti e trombati!

Ancora una volta, per l’ennesima volta, i Partiti italiani si sono fatti sfuggire l’occasione di mostrarsi degni del nostro voto.

Persino il Presidente della Commissione Europea, il portoghese José Manuel Barroso, non fatica ad ammettere che “Gli italiani? Non hanno l’influenza che meriterebbero … molti di loro non ci sono mai”.

Eppure, sono ampiamente i più pagati: 144.000 € l’anno, dieci volte di più degli Ungheresi.

A cui si sommano indennità e benefit sostanziosissimi.

Cosa si può fare?

Non lo sappiamo.

Alle precedenti elezioni, nel 2004, votarono più di 35 milioni di Italiani, il 73,72 degli aventi diritto.

Una percentuale notevolmente al di sopra della media europea, che è inferiore al 50%.

Senso del dovere?

Volontà di esercitare un diritto?

Una mal riposta fiducia verso la classe politica?

In ogni caso, il ringraziamento degli eletti è stato pronto: decisi a migliorare il primato negativo di presenze in aula – 69%; con i Francesi penultimi col 79% e i Finlandesi primi con quasi il 90% – conquistato dagli onorevoli colleghi della legislatura 1999-2004, gli eurodeputati italiani si sono impegnati allo spasimo, raggiungendo l’incoraggiante media del 70%.

Vergogna!

A loro e a noi che abbiamo votati siffatti eurofannulloni.