Servono soldi, tanti, per dare una speranza di futuro ai messinesi colpiti dall’alluvione del primo ottobre. Servono sostegni economici che permettano di sopperire alle troppe carenze accumulate in questi anni a causa di investimenti mancati o mal spesi: aspetti, quest’ultimi, che sarà ora compito della magistratura accertare.
Nel frattempo si lavora per cercare di attuare interventi immediati che permettano alla città ed ai suoi abitanti di tirare, per quanto possibile, un sospiro di sollievo. Serve “ossigeno” in grandi quantità, di quello gelosamente custodito nelle casse di regione e governo. Ma non solo. La macchina politico-istituzionale si è infatti messa in moto per attivare le procedure necessarie all’acquisizione, da parte dell’Italia, e dunque della Sicilia e dunque di Messina, del Fondo di Solidarietà Europeo, nato per rispondere alle calamità naturali che nell’estate del 2002 hanno devastato l’Europa centrale.
Un iter burocratico non semplice, sotto certi aspetti una lotta contro il tempo poiché la documentazione da presentare in Commissione, chiamata poi ad esprimersi sulla possibilità o meno di concedere i finanziamenti, ha una scadenza ben precisa: 10 settimane dal primo evento alluvionale. Termini da rispettare in modo categorico e che, come spiegato dallo stesso assessore Isgrò, presente al primo incontro con il responsabile della protezione civile che supporterà l’amministrazione comunale in questa prima fase dell’iter, ha bisogno dell’istituzione di un’apposita un’unità di lavoro che 24h24 si dedichi solo all’individuazione dei danni causati sul territorio (vedi articolo correlato). Oggettive difficoltà che oggi non ha mancato di rilevare anche il ministro delle politiche europee Ronchi: quest’ultimo, infatti, non ha nascosto il rischio che la città dello Stretto non rispetti tutti i parametri richiesti dall’Unione Europea per poter usufruire del suddetto finanziamento.
Per cercar di capire meglio ciò ci cui si sta parlando, ecco spiegato nel dettaglio come, quando e perché il FSUE può essere concesso. In sei anni, cioè dal 2002 anno di istituzione, il fondo è stato utilizzato ben 26 volte in risposta a diversi tipi di catastrofi, tra cui inondazioni, incendi forestali, un terremoto, un’eruzione vulcanica, tempeste e siccità. Finora sono stati erogati oltre 1,5 miliardi di euro a favore di 20 paesi europei. Tra questi anche l’Italia per il terremoto dell’Aquila.
Quando interviene il fondo
Il FSUE può fornire aiuti finanziari agli Stati membri e ai paesi che partecipano ai negoziati di adesione in caso di catastrofi naturali di grandi proporzioni che provochino danni diretti stimati a oltre 3 miliardi di euro (prezzi 2002) o superiori allo 0,6% del reddito nazionale lordo dello Stato interessato. Può beneficiare dell’intervento del Fondo anche uno Stato membro limitrofo o un paese candidato all’adesione all’UE colpito dalla stessa catastrofe, anche se l’entità dei danni non raggiunge la soglia prevista. In circostanze eccezionali può essere fornito aiuto anche a una regione colpita da una catastrofe straordinaria, qualora si sia abbattuta sulla maggior parte della popolazione, con profonde e durevoli ripercussioni sulle condizioni di vita dei cittadini e sulla stabilità economica della regione stessa. Le singole situazioni vengono valutate caso per caso dalla Commissione.
Di quale dotazione dispone
FSUE dispone di una dotazione annuale di 1 miliardo di euro. Un quarto di questo importo deve rimanere a disposizione il 1° ottobre di ogni anno per far fronte ad eventuale esigenze fino alla fine dell’anno. In casi eccezionali e di insufficienza delle risorse residue disponibili, l’ammanco viene coperto attingendo al bilancio dell’anno successivo. L’importo disponibile su base annua per le catastrofi regionali straordinarie è pari al 7,5% della dotazione annuale del FSUE (o 75 milioni di euro).
Quali azioni sono previste
Il FSUE integra la spesa pubblica degli Stati membri interessati per finanziare i seguenti interventi di emergenza. Ripristino immediato delle infrastrutture e delle attrezzature nei seguenti settori: elettricità, rete idrica e fognaria, trasporti, telecomunicazioni, sanità e istruzione; messa a disposizione di alloggi temporanei e organizzazione dei servizi di soccorso destinati a soddisfare le necessità immediate della popolazione fornitura immediata delle infrastrutture di prevenzione e protezione del patrimonio culturale; ripulitura delle zone danneggiate, comprese quelle naturali. Il FSUE non è nato per coprire tutte le spese legate ad un disastro naturale. In linea di principio, esso si limita ai danni non assicurabili e non copre ad esempio le perdite subite da soggetti privati. Inoltre, le azioni a lungo termine (ricostruzione, riconversione economica, prevenzione) possono ricevere aiuti attraverso altri strumenti, in particolare i Fondi strutturali e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale.
Quali sono le procedure di attuazione
La domanda di contributo deve pervenire alla Commissione entro 10 settimane a partire dal primo danno subito. La Commissione valuta la domanda e decide se proporre o meno all’autorità di bilancio (Parlamento europeo e Consiglio) di attivare il FSUE e mobilizzare l’importo dell’eventuale aiuto ritenuto adeguato. Una volta confermati gli stanziamenti, la sovvenzione viene versata immediatamente e in un’unica rata dopo la firma di un accordo tra la Commissione e lo Stato beneficiario. In seguito all’erogazione della sovvenzione, il paese interessato può rifinanziare le misure di emergenza a partire dal primo giorno del disastro. Lo Stato beneficiario è responsabile dell’utilizzazione della sovvenzione e dell’eventuale coordinamento tra il contributo dell’FSUE e le altre fonti di finanziamento. La parte di sovvenzione non utilizzata entro un anno va rimborsata alla Commissione.