Formazione professionale: la politica litiga, gli enti elogiano Lombardo

Dai poco più di quaranta di dieci anni fa agli oltre duecentocinquanta di un anno fa. Sono gli enti accreditati alla formazione professionale in Sicilia, un esercito che avrebbe potuto essere più numeroso, se il presidente della Regione Raffaele Lombardo non avesse stoppato la riforma predisposta dal suo assessore al Lavoro, Carmelo Incardona, che prevedeva 103 enti in più per una spesa che avrebbe raggiunto circa 300 milioni di euro (50 milioni in più rispetto al 2008).

E’ questo il campo di battaglia sul quale si sta consumando il nuovo scontro tutto interno al Pdl, con la parte di Alleanza Nazionale più vicina a Ignazio La Russa che difende la riforma Incardona e, con il vicepresidente dei deputati Briguglio, accusa Lombardo di «lavorare per sé con un “governo parallelo”». Di contro il sindaco di Messina nonché deputato regionale Buzzanca alza lo scudo nei confronti del governatore e invita Incardona a «mettere in atto ora le necessarie conseguenti personali determinazioni circa la sua presenza all’interno della giunta Lombardo». Una neanche tanto velata richiesta di dimissioni.

Nello scontro si inserisce anche il capogruppo del Pdl all’Ars Innocenzo Leontini, pare con il placet da Roma di Angelino Alfano: «Siamo pronti allo scontro se Lombardo non cambia il suo modo di governare e non ritira i provvedimenti per contrastare le iniziative del Pdl. Noi siamo tra quanti all’Ars hanno chiesto la commissione di inchiesta per fare luce sugli sprechi nei corsi. Ma Lombardo ha sbagliato portando il caso sui giornali. Doveva investirne la maggioranza e, come è accaduto per la Sanità, avremmo risolto il problema insieme. Ma non è il solo caso di approccio sbagliato ai problemi».

Ma per quanto il duello sia in gran parte politico, ma anche sindacale (la settimana scorsa la grande manifestazione a Palermo), spettatori più che interessati sono gli enti stessi. In particolare parlano di «grande responsabilità istituzionale e rispetto delle istanze espresse dal mondo del lavoro» le associazioni Forma, Cenfop e Confap, le associazioni di quegli enti che operano «pur se con limiti, con un forte bagaglio di esperienze e un grande e qualificato capitale umano. Un sistema che ha chiesto attenzione al Presidente della Regione e ha ricevuto risposte equilibrate e tempestive. Un sistema fatto di persone che operano con tante difficoltà, ma con tanta forza, generosità, competenze, esperienze e con tanta voglia di fare sempre meglio».

«La Formazione Professionale – si legge nella nota delle associazioni – ha rappresentato già dal 1800, in maniera strutturata, la più importante azione di preparazione al lavoro, recuperando ragazzi e giovani a rischio di esclusione sociale. In Italia il Padre storico della Formazione è stato Don Bosco, che con l’opera dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, con il suo progetto educativo e il suo pensiero pedagogico, ha tracciato delle linee guida e attuato delle esperienze sempre valide ed efficaci. Le azioni formative, sviluppatesi per più di due secoli, hanno prodotto una cultura del lavoro e formato professionalità per intere generazioni di giovani. Su queste esperienze si sono sviluppate tante azioni e attivati soggetti formativi espressione di istanze pedagogiche ed educative che hanno posto al centro il lavoro quale valore sociale. In Italia, nel dopoguerra, nel nuovo paese democratico i Padri della Costituzione hanno dato rilievo alla Formazione per il mondo del lavoro e definito il lavoro quale valore fondante. Viene valorizzato, nella nostra Repubblica, il pluralismo espresso nelle azioni e definiti precisi criteri e requisiti dei soggetti formativi, circoscritti e ben delineati dalle leggi dello Stato e della Regione Siciliana».

«Un insieme variegato di soggetti espressione del mondo del lavoro, delle congregazioni religiose, dell’associazionismo – scrivono ancora i presidenti di Forma, Cenfop e Confap – che hanno quale missione la formazione, in particolare dei giovani. Rimuovere le difficoltà, le cose che non vanno, non può essere azione effettuata con fare persecutorio nei confronti del sistema formativo e delle persone che vi operano, e con esternazioni estemporanee ed offensive nei confronti di chi ha emesso provvedimenti ed attivato procedure in difesa di chi lavora. Oggi bisogna operare attraverso una ricerca continua, critica, anche profonda, condivisa dalle parti sociali e dai soggetti operanti nella formazione».

(nelle foto: Lombardo e Incardona)