“Fratelli coltelli”: lo scontro politico per mettere le mani su Messina

E’ in corso una partita a scacchi, ma non è una partita come le altre. Immaginatela: è come se le pedine dello stesso colore cominciassero a farsi la guerra per fare scacco al proprio “re”. Come se i colori di punto in bianco si mescolassero dando vita ad ibridi irriconoscibili. Se poi si pensa che stiamo parlando di politica è facile immaginare quanta confusione ci sia sul tavolo da gioco. Cavalli, torri, alfieri e regine. Ognuno nella propria roccaforte pronto a difendere il rispettivo “feudo” (elettorale) usando le “armi” a propria disposizione. La battaglia si gioca sugli avamposti, ovvero i cosidetti enti di sottogoverno, che fanno gola a tutti, producono voti, clientele e, purtroppo solo teoricamente, servizi per tutti i cittadini. Lo scontro sembra ormai “totale” tra l’asse regional-catanese guidato da Raffaele Lombardo e quello locale rappresentato dal duo uscito vincitore dalle urne del 2008, BuzzancaRicevuto, e soprattutto dalla corrente barcellonese del Pdl guidata dal senatore Domenico Nania. I rapporti non sono mai stati idilliaci, ma si sono incrinati in maniera quasi irreversibile con la spaccatura provocata dal cosiddetto “Lombardo Ter”, esecutivo nato senza l’ala lealista del Pdl di cui proprio Nania è esponente di spicco. Si arriva così al paradosso: Buzzanca all’Ars veste i panni dell’oppositore al governatore Mpa mentre a palazzo Zanca per mantenere la maggioranza in consiglio comunale deve far leva anche sull’appoggio dello stesso Mpa, rimasto comunque in giunta, così come a palazzo dei Leoni.

LA SCACCHIERA: LE MANI SU MESSINA La città di Messina sembra così divenire teatro “naturale” di questo scontro, tra poltrone contese e “dispettucci vari”. Peccato che in ballo, in alcuni di questi casi, ci siano le strategie di sviluppo di una provincia che se è rimastra indietro rispetto ad altre è anche per questi giochi di potere buoni per le cronache politiche ma deleteri per la comunità. L’ultima figura centrale di questa spaccatura è Fabio D’Amore, ex rampollo Udc che aveva incassato l’appoggio autonomista, seppur temporaneo, nella fase pre-elettorale del 2008 ma che al tempo stesso sembrava destinato alla vicesindacatura nel caso in cui avesse vinto il candidato del Pd, Francantonio Genovese. Quasi un punto di convergenza degli equilibri passati e attuali. Oggi il leader di Risorgimento Messinese sembra più che mai essere l’ambasciatore di Lombardo in città, pur non facendo ufficialmente parte del Mpa. A testimoniarlo le riconferme dell’ex presidente del consiglio comunale come commissario dell’Ente Fiera, seppur arrivate a “singhiozzo”, ma comunque mai digerite fino in fondo dal centrodestra locale. In tal senso è di questa settimana il pesante affondo di D’Amore contro Ricevuto e Buzzanca sul terminal crocieristico in partenza che il presidente della Provincia e il sindaco (e ancor di più il suo assessore Capone) vorrebbero realizzare nei padiglioni 7a e 7b della cittadella fieristica (vedi articolo correlato in basso). Un affondo che si conclude con una provocazione: Comune e Provincia, dice D’Amore, anziché adottare «tattiche ostruzionistiche» escano dall’Ente Fiera. L’ex presidente del consiglio comunale va pure oltre, interpretando l’uscita del duo Buzzanca-Ricevuto come «una puerile risposta alla presa di posizione del presidente Lombardo sull’Ente Porto e su ciò che potrebbe discenderne». Se poi a tutto questo aggiungiamo la “rumorosa” dichiarazione rilasciata ieri dall’estroverso Cateno De Luca, deputato Mpa («È veramente il caso di dire che Messina è governata da un pugnu di scunchiututi !”»), il quadro è completo.

IN GIOCO LA KERMESSE DELLA PERLA DELLO JONIO Che D’Amore e il suo movimento siano “tentacoli” dell’Mpa lombardiano è stato reso palese dall’azione congiunta dei consiglieri comunali di Risorgimento messinese con i colleghi autonomisti del Comune di Taormina e del consiglio provinciale: una mozione presentata in contemporanea pochi giorni fa per alzare lo scudo sulla kermesse più importante della provincia messinese, Taormina Arte (vedi articolo correlato). Manifestazione che negli anni è stata organizzata da un Comitato che però va trasformato in Fondazione. Ricevuto, Buzzanca e il sindaco di Taormina Mauro Passalacqua il passaggio della trasformazione l’hanno consumato la settimana scorsa, sancendo la rottura definitiva con la Regione, che ne è rimasta fuori, e con l’assessore regionale al Turismo Nino Strano (corrente Briguglio dell’ex An, esattamente il polo opposto alla fazione Nania). Che non solo ha chiarito che la Fondazione esiste già, ma ha ricordato a Palazzo Zanca e alla Provincia che i due enti «da otto anni impediscono, di fatto, il funzionamento di Taormina Arte nella sua corretta forma giuridica. Per continuare a perpetuare nella gestione forme di piccolo cabotaggio locale». Una sola cosa è chiara: rimanere fuori dai giochi di Taormina Arte non conviene a nessuno, così come sarebbe strano chiedere alla Regione di continuare a finanziare quasi per intero la kermesse rimanendo fuori dalla Fondazione. Nel nuovo Statuto, infatti, la presidenza dell’Assemblea viene affidata al presidente della Provincia, quella del Cda al sindaco di Taormina, mentre a Palermo spetterebbero solo due posti nel Cda e un revisore dei Conti. Una contropartita poco “soddisfacente”.

LE GRANDI MANOVRE DELLA SANITA’ A proposito di chirurghi. La sanità da che mondo è mondo, soprattutto in Sicilia e al sud, è un centro di potere enorme. Ed è sede di lottizzazioni politiche. Anche qui le pedine si muovono, e anche qui non sempre le manovre sono chiare. Le nomine dei manager sono state il momento clou, dalle quali emerge un sostanziale equilibrio, dovuto anche al fatto che questo passaggio si è consumato quando ancora Pdl e Mpa condividevano lo stesso tetto a Palermo. Il Papardo-Piemonte è feudo di Carmelo Briguglio con Armando Caruso, mentre al Policlinico se da un lato la “bandierina” l’ha ufficialmente piazzata la corrente Formica-Nania con l’ex direttore sanitario dell’Asl Manlio Magistri, dall’altro c’è chi è pronto a giurare che l’Mpa stia guadagnando spazi. E non si escludono sorprese, considerando che nelle ultime settimane si sono fatte insistenti le voci che vogliono il figlio del direttore sanitario del Policlinico, il consigliere provinciale Simone Magistri, oggi nel Pdl (Gioventù della Libertà), in mezzo al guado che porta all’Mpa. Così come di quota autonomista lombardiana è da considerare il vertice dell’Asp 5, il manager Salvatore Giuffrida.

L’AMBITA ZONA FALCATA La partita più importante, inutile negarlo, si gioca sulla zona falcata. La Falce da anni è al centro di interessi congiunti, basti ricordare la vicenda giudiziaria che coinvolse, alcuni anni fa, l’allora assessore all’Industria Marina Noè, coinvolta nella contorta storia del fallimento della Smeb. La Smeb, la cantieristica e lo “storico” conflitto di competenze tra l’Autorità portuale e l’Ente Porto: un’insalata i cui ingredienti sono tornati d’attualità in queste settimane con il colpo di scena messo in atto, manco a dirlo, dal solito Lombardo, che dopo aver più volte annunciato lo scioglimento dell’Ente Porto, lo ha riportato prepotentemente in vita, rilanciando sugli interessi della Regione sulla zona falcata e “trattando” con importanti aziende leader nel settore del bunkeraggio provenienti dal Nord Europa. Con il “placet”, dicono i bene informati, dell’imprenditoria catanese. Una mossa che ha fatto infuriare, ovviamente, i vertici politici messinesi, che praticamente all’unanimità (con eccezioni non certo casuali) hanno ribadito la necessità di sciogliere l’Ente Porto. Questa è una vicenda di una delicatezza estrema (vedi articolo correlato) che avrà certamente ulteriori sviluppi nelle prossime settimane. Ma anche qui tutti sembrano perdere di vista l’interesse di una comunità, che vede la zona più pregiata della città al centro di scontri istituzionali e abbandonata al degrado più assoluto.

RITARDI “TEATRALI” E L’EMPASSE DELLE CASE POPOLARI Nella città divenuta famosa per i commissari, per un ente che ha riacquisito un Cda, l’Ente Teatro, un altro attende ancora un assetto definitivo, l’Iacp. Quest’ultimo è passato per le “mani” della corrente Briguglio con Giuseppe Laface, che ha poi lasciato il testimone a Leonardo Santoro, voluto all’Istituto da Nino Beninati. Che ha fatto appena in tempo a firmare i decreti di finanziamento per rilanciare il risanamento a Messina prima di essere “disarcionato” da Lombardo in occasione del suo terzo rimpasto, nonostante il governatore non abbia mai celato la grande stima nei suoi confronti. Il punto è che le designazioni dei vertici dell’Iacp esistono da più di un anno (era il gennaio 2009, vedi articolo correlato), con la presidenza di matrice Alfano-Schifani, ma sono chiuse in un cassetto la cui chiave non si sa che fine abbia fatto. Sembrava avere lo stesso destino il Cda dell’Ente Teatro, con Luciano Ordile, il presidente in quota Udc, dato per tutte le furie in queste settimane proprio perché da Palermo ritardava l’arrivo delle nomine. Nomine ufficializzate nei giorni scorsi, senza grosse sorprese se si esclude l’esclusione di Davide Paratore, uomo indicato dalla Provincia ma vicino a Buzzanca.

CONFUSIONI FINALI Più che a delle conclusioni si giunge a delle “confusioni” finali. Come se non bastasse questo caos politico, ad ingarbugliare la situazione ci si mettono pure Pd e Udc. Il primo a Palermo strizza l’occhio a Lombardo, con un appoggio esterno che ha fatto e fa discutere e che si è concretizzato con la nomina del messinese Mario Centorrino, ufficialmente un tecnico, in realtà identificabile nel Pd (è ex assessore comunale) anche se da più di un anno “flirta” con gli autonomisti. Un ottimo punto di raccordo, anche se le sue recenti nomine come consulenti dei “fidi” scudieri di Genovese a Messina, Salvatore Lamacchia e Francesco Gallo, fanno pensare. E dicono molto. L’Udc, invece, è fuori dai giochi a Palermo e quindi in linea col Pdl lealista, a Roma è all’opposizione nei confronti del centrodestra, a Messina “convive” forzatamente con Buzzanca ma non risparmia colpi ben assestati in giunta e in consiglio comunale, senza contare le ultime “bordate” di Gianpiero D’Alia, che studia da “ambientalista”, sul Ponte sullo Stretto. Già, il Ponte. Solo la grande opera, sogno malcelato di Silvio Berlusconi, sembra mettere d’accordo Lombardo e i vertici del Pdl messinese. Che sono accomunati da un’altra vicenda, sulla quale però sarebbe preferibile che la politica tenesse fuori i suoi tentacoli: l’emergenza alluvione. Lombardo è commissario delegato, Buzzanca è soggetto attuatore. Un asse dal quale ci si aspetta un’assunzione di responsabilità, dovuta ad una città che ancora piange i suoi 37 morti.(foto Sturiale)

S. Caspanello – E. Rigano