Tutti i fari erano puntati sulla nomina dei nuovi manager della Sanità, ma nella stessa notte in cui la giunta regionale approvava questo delicatissimo atto, un altro otteneva il disco verde: il disegno di legge proposto dall’assessore ai Lavori pubblici Nino Beninati (nella foto) per l’attuazione anche in Sicilia del cosiddetto “Piano Casa”. «Abbiamo voluto dar vita – ha dichiarato Beninati – ad una norma chiara e snella che possa, al tempo stesso, essere un volano per lo sviluppo delle attività edilizie ed uno strumento per la tutela del territorio. L’introduzione, poi, per le nuove costruzioni, del libretto del fabbricato, permetterà di conoscere meglio gli edifici che sorgono nel nostro territorio e potrà essere uno strumento importante per la protezione civile. Si è prestata una particolare cura a tutte quelle norme che possono garantire maggiore sicurezza, maggiore stabilità ed opportuni controlli all’intero sistema edilizio siciliano e si sono introdotte norme di carattere sociale come l’abbattimento del 50 per cento degli oneri concessori per le costruzioni destinate alla prima casa».
Insomma, grande soddisfazione per l’assessore, ma i dubbi che circondano il provvedimento, che su scala nazionale ha come padre il premier Silvio Berlusconi, rimangono e si trasformano in forti perplessità dando una semplice occhiata alle vie principali e soprattutto alle colline di Messina: letteralmente devastate da palazzine sorte ovunque. Ecco perché la prospettiva di una nuova colata di cemento, seppur solo “aggiuntiva”, non esalta.
Secondo il ddl approvato dalla giunta sono tre le tipologie di intervento possibile: ampliamento degli immobili, abbattimento e ricostruzione semplice, abbattimento e ricostruzione con accorgimenti sismici e/o di bioedilizia. Gli ampliamenti vengono consentiti nel limite massimo del 20% della cubatura esistente e solo su edifici realizzati su base di regolari autorizzazioni o già sanati, entro il 31 dicembre 2008. Stessi vincoli ma aumento di cubatura fino al 25% per le ricostruzioni a seguito ad abbattimenti di edifici costruiti prima del 1990 e che non risultino adeguati agli attuali standard qualitativi, igienico-sanitari, architettonici, energetici, tecnologici, di sicurezza o alla normativa in materia di fasce di inedificabilità e di distacco tra edifici, da strade e confini. Se, poi, il proprietario o il costruttore si impegnano ad utilizzare tecniche di bioedilizia o per il risparmio energetico, l’ampliamento di cubatura potrà arrivare fino al 30%.
Secondo i dati di Confedilizia, sono poco meno di un milione gli edifici interessati per un giro d’affari di circa 6 miliardi di euro in investimenti privati e pubblici che verrebbero introdotti nel mercato, «dando nuova linfa – secondo gli industriali del mattone – ad un settore che langue e contribuendo in maniera importante al rilancio dell’economia». Un’economia che, però, in Sicilia e a Messina soprattutto, sembra potersi basare solo sul cemento. Per fortuna non è prevista alcuna “sanatoria”, anzi. Non può, infatti, essere riconosciuto alcun aumento di volume o di superficie ai fabbricati anche parzialmente abusivi soggetti all’obbligo della demolizione, così come agli edifici che sorgono su aree demaniali o vincolate ad uso pubblico o dichiarate inedificabili per legge, sentenza o provvedimento amministrativo.
Novità importanti sono previste anche sul fronte case popolari. Ammontano, infatti, a poco più di 40 milioni di euro i fondi pubblici statali che arriveranno in Sicilia destinati al piano straordinario per gli interventi abitativi. Complessivamente il piano riguarderà la realizzazione di circa 416 nuovi alloggi nell’Isola suddivisi fra i comuni di Catania, Palermo e Messina e gli IACP di Catania, Acireale, Messina, Agrigento, Caltanissetta, Ragusa, Siracusa, Enna e Trapani.
(foto Dino Sturiale)