Domanda: Caro ingegnere, nelle nostre chiacchierate precedenti si è parlato della valenza europea dell’opera e della grandiosità del progetto, concludendo che sarebbe prudente non avventurarsi in giudizi tecnici, considerato che non sono più di un centinaio in tutto il mondo le persone che possono discutere con cognizione di causa se starà in piedi o no.
Abbiamo poi esaminato i 40.000 posti di lavoro annunciati dalla Stretto di Messina, concordando che, in mancanza di riscontri attendibili, sembrano un numero buttato lì a caso, quasi a tenere buona la gente.
Infine, lei ha sottolineato come a Messina e Reggio sia ampiamente diffusa la sensazione di una ineguale distribuzione di costi e benefici: pesanti costi per ambiente e qualità della vita nell’Area dello Stretto e scarsi benefici per i suoi abitanti.
Adesso che sono passati più di sei mesi dal nostro ultimo incontro, vede novità?
Risposta: A parte due buone notizie, sulle quali mi soffermerò in seguito, non è stato fatto nulla di concreto per convincere Messinesi e Reggini del possibile valore locale dell’opera.
D.: Come fa a dire che non è stato fatto nulla? Il Ponte è ripartito!
R.: In realtà, a dispetto della pantomima sulla sua priorità inventata dal Governo Prodi-Bianchi, non è mai stato cancellato del tutto dai programmi infrastrutturali del Paese.
Parlo di pantomima per la semplice ragione che anche un piatto di spaghetti non è una priorità se si è obesi e ci si è appena alzati da tavola. Quando invece si è digiuni da molto tempo e non ci sono alternative realistiche …
La domanda, ieri come oggi, è: La Sicilia e il Mezzogiorno possono ottenere benefici dall’attraversamento stabile? Qualcuno potrà anche essere convinto di no, ma dire che non è una priorità è solo un modo per eludere il problema e declinare le responsabilità di governo.
Ci sarà sempre qualcosa che appare più urgente – soprattutto per chi non vive nel Mezzogiorno o avversa il Ponte – , ma sono vere alternative, illusioni o banali interessi di bottega?
D.: Quindi non è cambiato nulla nel sentimento di Messinesi e Reggini verso il Ponte?
R.: Certamente oggi questo non è un matrimonio d’amore. L’Agenzia matrimoniale che sta organizzando le nozze non è riuscita a far sbocciare il sentimento.
Non è affatto certo che gli sposi dicano di si, né che l’unione si riveli un successo.
D.: Chi sono gli sposi e quali gli invitati?
R.: La sposa dovrebbe essere la Sicilia, lo sposo il Meridione. Messinesi e Reggini sono i camerieri del banchetto di nozze; gli invitati tutti i cittadini italiani.
Il wedding planner, quello che organizza la cerimonia e istruisce gli sposi, è la Stretto di Messina.
D.: Lei ha accennato a due motivi di ottimismo.
R.: Finalmente, dopo anni di colpevole disattenzione, il Presidente Lombardo ha nominato un messinese, Maurizio Ballistreri, nel CdA della società concessionaria.
Meglio tardi che mai. Adesso il territorio potrà far sentire la sua voce là dove si prendono importanti decisioni. Non è poco.
D.: Messina e Reggio però appaiono impreparate …
R.: Per favore, basta con la bufala dell’impreparazione del territorio che dovrà ospitare l’Ottava Meraviglia del Mondo.
Se Messina e Reggio sono impreparate buona parte della responsabilità ricade su chi era istituzionalmente incaricato di programmare un equilibrato rapporto costi-benefici.
In questo consiste il vero primato della politica, non nella gestione di appalti e clientele.
Avere sottovalutato questo ruolo ha reso praticamente impossibile creare consenso nei confronti di un’opera innegabilmente prevaricante sul territorio.
Non meravigliamoci se la gente sospetta che il Ponte sia la solita fregatura e diffidi di annunci romani che non trovano riscontro in quanto accade intorno.
D.: Faccia un esempio.
R.: Il Ministro Matteoli ha detto che –sono state individuate le opere propedeutiche da cantierare nell’immediato-, e inoltre –sono iniziate anche le indagini geognostiche, che dureranno fino ad aprile, nonché il monitoraggio ambientale ante operam, che si protrarrà per un anno-. Ha parlato dell’installazione di 60 centraline e 60 pozzi per il monitoraggio dell’aria e delle acque sotterranee, di 150 sonde inclinometriche per il controllo geomorfologico del territorio.
Quanti Messinesi hanno partecipato o parteciperanno a questi lodevoli e raffinati interventi?. O hanno concrete speranze di parteciparvi?
Nessuno lo sa.
Dove sono andati a finire gli effetti economici positivi che si vedranno da subito di cui parlava il Governo all’inizio dello scorso anno?
E allora mi lasci avere dei dubbi sui famosi 40.000 posti di lavoro.
D.: Il Ministro ha detto anche che l’avvio delle attività connesse comporterà l’inizio delle attività di formazione previste dal protocollo sindacale …
R.: Splendido! Ma i Sindacati dei lavoratori – per quel che mi risulta – non ne sanno ancora nulla. Non solo.
Se veramente nel corso del 2010 saranno avviate le opere a terra e … il cantiere principale sarà avviato all’inizio del prossimo anno, perché non si parla ancora dell’attenta e trasparente selezione preliminare indispensabile ad iniziare i corsi di formazione e le successive assunzioni?
Come ho già avuto occasione di dirle, non vorrei che alla fine qualcuno dica –A Messina e Reggio non siamo riusciti a trovare le figure professionali di cui avevamo bisogno e così abbiamo dovuto fare ricorso a manodopera esterna. Che peccato!-.
Nell’aprile dello scorso anno si parlò di Indotto di ampio respiro e ricadute occupazionali che si concretizzeranno ancor prima dell’apertura dei cantieri (prevista a fine 2010) e di studi e sondaggi che coinvolgeranno inevitabilmente e direttamente decine e decine di professionisti locali, non solo nel campo dell’ingegneria e dell’architettura.
Impegni fino a oggi non mantenuti.
D.: Ma lei è proprio pessimista. Cosa vuole che sia qualche mese di ritardo su un cronoprogramma di questa complessità!
R.: Non è pessimismo, è solo un prendere atto della situazione attuale. Comunque, sappia che la seconda buona notizia è l’arrivo in città di Eurolink, la società di scopo guidata da Impregilo che dovrà realizzare il Ponte.
D.: Si spieghi meglio.
R.: Veda, ora che il Ponte è arrivato alla fase esecutiva, sarebbe buona norma che si abbandoni il linguaggio della politica per passare a quello della tecnica e dell’efficienza.
I politici facciano pure tutti gli show mediatici che vogliono, ma quando si deve iniziare a lavorare lascino campo libero a chi è capace di farlo.
Senza subire le deleterie ingerenze dei soliti furbetti del quartierino.
Eurolink questo lo sa e ha tutto l’interesse a lavorare bene, in fretta e senza sprecare denaro per fare piacere a questo o a quel potente romano o locale.
D.: In pratica, lei sostiene che l’impresa dovrebbe rapportarsi direttamente con la città senza la mediazione della politica.
R.: Esattamente. Una volta definito nei minimi dettagli il complesso di opere da eseguire – compensative e connesse in primis -, gli interlocutori dell’impresa devono diventare i Sindacati dei lavoratori e degli imprenditori, l’Autorità portuale, gli Ordini professionali, l’Università e gli altri enti non-politici cittadini.
Mi auguro con tutto il cuore che nelle prossime settimane si possano vedere i primi segnali di una tale svolta.
Perché, nella fase esecutiva di un’opera pubblica, il così detto primato della politica, è semplicemente un vergognoso pretesto per ampliare le clientele e intralciare l’andamento dei lavori.
Vergognoso e, nel caso del Ponte, piuttosto rischioso: tra le clausole che regolano l’appalto è prevista la creazione di struttura formata da parecchie decine di persone tra magistrati della DIA e uomini della GdF. Allo scopo di impedire interferenze di qualsiasi natura.
D.: Prendiamoci una pausa; speriamo di poter riprendere la chiacchierata con qualche altra buona notizia.