Legambiente è in perfetta sintonia col pensiero del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Così la presidente Santina Fuschi: «Il nostro Emerito Presidente della Repubblica, con il suo -Più sicurezza, non opere faraoniche-, ci trova d’accordo, ma il governo insiste con il ponte. Per il nostro sindaco la mancanza di fondi non ha consentito di intervenire là dove 2 anni fa si era sfiorata la tragedia. Eppure, sembra che il comune, proprio prima di quel fenomeno alluvionale, non avesse segnalato la situazione idrogeologica di Giampilieri alla regione e che fu inserita nel PAI solo al momento della sua revisione nel 2007/08. A seguito di ciò sembra siano stati destinati alla sistemazione idraulica e al dissesto idrogeologico alla città di Messina 15 milioni di euro degli oltre 200 derivanti da fondi statali ed europei. Come sono stati spesi questi 15 milioni di euro?
L’8 del territorio messinese risulta -a rischio per frane e alluvioni, anche per effetto della progressiva cementificazione del territorio che ha sottratto terreni fertili all’agricoltura: in 20 anni sono scomparsi quasi 6 milioni di ettari di suolo agricolo. La pianificazione del territorio è stata, è, e sarà, solo un’opzione trascurabile. Finito il lutto e l’emozione si continuerà come al solito. Sarebbe il momento, invece, di invertire la rotta, di rivedere il PRG, di fermare le lottizzazioni, di onorare i nostri morti. Si dice che a livello regionale i nostri geologi hanno strumenti di pianficazione avanzati che permettono di fotografare la situazione quasi in diretta, ed intervenire immediatamente: utilizziamoli!!!
Quella del Messinese è una zona con una situazione idrologica molto diffusa, con grandi e piccoli torrenti che rappresentano un reticolo idrografico diffuso in grado di produrre una forta instabilità aggravata dall’assenza cronica di fondi, dalla mancata manutenzione ordinaria, come la pulizia di canali, fiumi e tombini. Un altro punto focale è il gioco delle competenze tra regione e protezione civile e comune. Al di là dei soliti discorsi, detti e ridetti, restano i numeri della tragedia: morti, feriti, dispersi e assassini…si, perché assassino è chi costruisce sul letto del torrente, chi crea discariche abusive, chi da concessioni edilizie facili, il professionista che per odor di mazzetta firma una relazione geologica andante, chi cambia d’emblè terreno agricoli in edificabili. Gli assassini sono ben identificabili; tutti coloro che sfregiano l’ambiente e chi glielo permette.
Un altro aspetto importante è il numero esiguo dei nostri uomini dei vigili del fuoco e della guardia forestale che ligi al loro dovere lavorano ininterrottamente 2 giorni, ormai. Pochi, pochissimi, ne parlavamo in estate a proposito degli incendi…il problema si ripropone adesso con la pioggia. La macchina dei soccorsi sicuramente riceverà critiche, come al solito, in questi casi,la fobia, la paura sovrasta la ragione…ma vogliamo soffermarci su un paio punti , fermo restando che sappiamo le cause e le responsabilità:
– è stato ampiamente dimostrato l’assenza di vie di fuga
– come sono stati impiegati i 15 milioni erogati 2 anni fa
– impiegare i soldi del ponte per la ricostruzione e la messa in sicurezza
– incaricare della ricostruzione il prefetto.
Non più tardi di una settimana fa si parlava con l’ing. Capo del Genio Civile dott. Sciacca, di torrenti, di messa in sicurezza, di competenze e responsabilità. In data 18 settembre è stato inoltrato alla regione, provincia, comune, procura, ai sindacati e p.c. agli organi di stampa una relazione sullo stato di vulnerabilità del tessuto edilizio di Messina con specifica attenzione per determinate zone della città. Ala luce di quanto è successo, forse, è il caso che le amministrazioni alle quali era indirizzato chiedano ai rispettivi protocolli di controllarne l’entrata tra la posta».
Sull’argomento interviene anche l’assessore allo Sviluppo economico Gianfranco Scoglio: «La tragedia che ha colpito la nostra città ed il rispetto per i bambini, le donne e gli uomini, deceduti ed i loro familiari e verso tutti coloro che hanno perso la propria abitazione o che comunque sono senza un tetto, imporrebbero in questo momento di dolore unità di sentimenti e di azioni ispirati a comuni valori di fratellanza e di solidarietà che ridiano il senso di comunità ad una città che da troppo tempo è divisa ed assiste attonita ai tragici eventi che la riguardano.
Invece, si preferisce privilegiare la ricerca di responsabilità individuali e come sempre accade in questi casi generalizzare e banalizzare per evitare di individuare i reali problemi di un territorio che dal 1908 è stato oggetto di eventi naturali di inusitata violenza come è accaduto, in questi giorni, con forme e con aggressioni territoriali diverse rispetto al passato.
L’ evento verificatosi non è infatti imputabile a terremoto o ad esondazione di torrenti ma al cedimento delle colline dei villaggi della zona sud della nostra città a causa di un evento di portata eccezionale.
Colline sotto le quali sin dal 1200 sorgono agglomerati urbani, originariamente rurali, sui quali si reggeva buona parte della nostra economia.
Tali colline erano infatti terrazzate e coltivate con vigneti ed uliveti da coloro i quali abitavano le case attualmente esistenti e ciò almeno sino agli anni 1960-1970.
Il terrazzamento e la coltivazione dei terreni costituiva un elemento essenziale al fine del rispetto di quell’equilibrio naturale capace di preservare le case sottostanti da eventi franosi causati dal movimento della terra che riveste la parte rocciosa dei pendii.
E’ accaduto che negli anni successivi questa parte di economia a causa di scelte politiche di sviluppo economico del territorio è stata totalmente abbandonata o marginalizzata e con essa anche la protezione naturale dell’ abitato.
Ecco perché attribuire all’abusivismo edilizio la responsabilità di quanto accaduto a Giampilieri, Briga, Pezzolo, Altolia, Molino e che solo per la concentrazione dell’ evento su questi villaggi non ha interessato anche Mili S. Pietro, Bordonaro e Cumia, significa banalizzare il problema e mancare di rispetto alle vittime di un tale disastro.
In tali villaggi, non vi sono costruzioni abusive sotto o sopra le colline, ma vecchie case in agglomerati urbani della nostra memoria storica.
Non è a causa della costruzione di case senza il rispetto delle più elementari norme tecniche ed in spregio alle norme urbanistiche vigenti, come a Scaletta Zanclea, che sì sono verificate le gravi conseguenze ma di un evento di portata eccezionale che ha interessato un territorio sensibile.
Come poter imputare infatti all’abusivismo la mortalità verificatasi fingendo di non ricordare che nel 1994, nel 1996 e da ultimo nel 2007 la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Presidenza della Regione Sicilia hanno dichiarato la calamità naturale e lo stato di emergenza del nostro territorio per i problemi connessi al dissesto idrogeologico.
Come dimenticare che a fronte di progetti redatti da Comune, Provincia, Genio Civile con il coordinamento della Prefettura e della Protezione Civile sono stati richiesti interventi finanziari per la realizzazione di importanti opere ed infrastrutture e che a tali richieste non è seguita alcuna concreta risposta se non marginalmente e che sono state disattese tutte le richieste di potenziamento degli organici dei Vigili del Fuoco e della protezione civile regionale.
Come dimenticare ancora che a seguito delle frane avvenute nel 2007 proprio nel villaggio di Giampilieri nessun intervento strutturale è stato realizzato né azioni di Protezione Civile.
Ecco perché l’abusivismo non ha alcuna responsabilità per quanto si è verificato e perché è ingiusto fare apparire alla Nazione, Messina come una città abusiva per consentire a chi l’ha insultata di continuare ad insultarla come una città “cloaca”.
Vero è invece che scelte politiche ed urbanistiche hanno immolato il territorio alla bieca speculazione, spesso in violazione di Direttive Comunitarie e del buon senso aggravando il rischio sismico ed idrogeologico di un territorio sensibile e ciò soprattutto nella zona nord della città.
La città necessita secondo gli studi già acquisiti, ingenti risorse per la messa in sicurezza del territorio e soprattutto la presenza dello Stato con una task force dedicata alla realizzazione degli interventi e con meccanismi perequativi urbanistici idonei a convincere le famiglie che abitano quelle case, legittimamente esistenti sotto le colline non più coltivate, ad abbandonarle ed a trasferirsi in luoghi più sicuri anche nello stesso villaggio.
Occorre che il Sig. Presidente del Consiglio realizzi a Messina lo stesso modello sperimentato per il disastro che ha martoriato la Provincia dell’ Aquila con professionalità e risorse finanziarie dedicate assumendo in Prima persona la responsabilità della Cabina di Regia.
Solo così potrà essere restituita ai Messinesi la fiducia nelle Istituzioni e credibilità ai progetti del Governo in merito alla realizzazione del Ponte sullo Stretto che a sproposito viene evocato in questo momento di dolore da coloro i quali approfittano di ogni occasione per tentare di impedirne la realizzazione.
Il Comitato Provinciale dell’Uisp Messina su disposizione del Presidente Antonino Zullo ha sospeso tutte le attività sportive in calendario per il weekend, in segno di lutto per la tragedia che ha colpito la città di Messina ed in particolar modo la zona Sud. Il Comitato, in tutte le sue componenti, è vicino alle famiglie che hanno perso parenti, amici e la casa».
s.c.