Lombardo non si ferma: revocate le deleghe a cinque assessori di Udc e Pdl

Raffaele Lombardo lo aveva detto, a proposito degli assessori che non intendevano mollare: «dimessi o non dimessi, in ogni caso non fanno più parte di questa giunta». E così è stato. Il presidente della Regione ha provveduto a revocare le deleghe dei cinque asessori che ancora non avevano rassegnato le dimissioni: Antonello Antinoro e Pippo Gianni dell’Udc, Carmelo Incardona, Giovanni La Via e Francesco Scoma del Pdl. Gli unici superstiti, oltre il confermatissimo Massimo Russo, sono a questo punto i riferimenti di Gianfranco Micciché, il sottosegretario al Cipe vicinissimo a Lombardo: Michele Cimino, Titti Bufardeci e Giovanni Ilarda del Pdl. Il governatore della Sicilia applica alla lettera il comma 2 dell’articolo 9 dello Statuto regionale: «Il Presidente della Regione nomina e revoca gli Assessori, tra cui un Vicepresidente che lo sostituisce in caso di assenza o di impedimento».

Intanto continuano ad arrivare commenti sulla clamorosa decisione di Lombardo. Il deputato regionale del Pdl Roberto Corona si allinea alla chiave di lettura che vede nel provvedimento del presidente della Regione una manovra elettorale. «I sondaggi – afferma – danno il Pdl abbondantemente al di sopra del 55%. L’azzeramento della giunta da parte di Lombardo è un escamotage politico, un tentativo di distogliere la nostra attenzione e quella dell’elettorato dalla campagna elettorale. Semplicemente non dobbiamo cadere nel gioco del leader dell’Mpa, esclusivamente alla ricerca di consensi per il suo partito, e portare invece avanti la campagna elettorale con serenità. I siciliani sapranno rispondere, con il loro voto, al coup de theatre del presidente della Regione in carica».

Secondo il deputato alla Camera di Italia dei Valori Domenico Scilipoti si tratta di una «manifestazione inequivocabile della persistente incapacità di rispondere alle pressanti esigenze del territorio, purtroppo sempre più destinato a divenire terra di conquista di cinismi e personalismi, a meno di un improvviso ed operativo risveglio delle coscienze. Probabilmente i ripensamenti del presidente Lombardo rimangono confinati nelle esigenze di carattere squisitamente elettorale in vista dell’imminente tornata. Una manovra dunque strumentale che si accompagna con l’intervento improvvisato a Messina dall’assessore Russo per disquisire sul futuro dell’Ospedale Piemonte, avviato a divenire di questo passo una sorta di indesiderato remake della storia dell’ex Ospedale Regina Margherita».