Una figura ancora largamente sconosciuta. Il difensore civico è un funzionario introdotto nelle amministrazioni comunali e provinciali dalla legge di Riforma delle Autonomie locali 142 del 1990, all’art. 8. La legge fu recepita nello Statuto comunale di Messina, che risale al lontano 17 marzo 1993, che dedica al Difensore civico, per stabilirne profilo, competenze, campi di intervento e modalità di elezione, il capo V del titolo quinto. Eppure dal 1993 il Consiglio, organo deputato ad eleggerlo, non è mai riuscito a trovare l’accordo.
La vicenda della nomina del difensore ha già una lunga storia alle spalle, dunque, che però potrebbe volgere al termine per l’intervento dell’ennesimo commissario regionale. Dopo la riapertura dei termini per la presentazione delle candidature, avviata dal commissario ad acta Giuseppe Petralia, adesso la palla è tornata al Consiglio. Le candidature pervenute sono 17: Nicolò Valentini, Carlo Calogero Aquilia, Simone D’Amico, Antonio Giuffrida, Antonio De Matteis, Aldo Antonio Di Blasi, Vincenzo Palumbo, Giuseppe Losi, Mario Trimarchi, Sergio Alagna, Giovanni Previti, Vincenzo Messina, Mario Quattrocchi, Maurizio Igor Germanà, Aurora Notarianni, Antonio Cardile e Alfredo Alì. Il Consiglio proprio non intende procedere alla decisione e continua a rimandare la discussione sul punto, pur inserito al primo posto nell’Ordine del Giorno. La strada è tracciata: «Se non riusciranno a trovare l’intesa entro le prossime sedute, – spiega Aurora Notarianni (nella foto), avvocato dal 1985, candidata alla carica – non ci sarà alternativa che ricorrere ad un commissario nominato dall’Assessorato agli Enti locali, che procederà alla nomina sulla base dei curriculum e del merito. Non dell’appartenenza politica».
Di ostacolo alla nomina c’è il quorum previsto dallo Statuto del Comune per l’elezione, pari ai due terzi del Consiglio. E poi c’è il problema politico. Ne ha spiegato i contorni Nino Mantineo, presidente del Cesv, candidato anche lui alla carica: «Alla base della difficoltà a trovare l’accordo c’è la convinzione diffusa che questa sia una nomina di governo, non di servizio. Per cui la minoranza si oppone ad un nome che potrebbe essere ricondotto alla sfera della maggioranza, e viceversa».
Ma il problema può essere anche opposto, come ha spiegato l’avvocato Notarianni: «Anche una candidatura come la mia, proprio perché non riconducibile a nessuno schieramento, viene guardata con sospetto». Inoltre, a frenare i consiglieri sulla nomina è il compenso previsto dallo Statuto per il difensore: pari a quello del sindaco. Sempre l’avvocato Notarianni: «Dicono che il compenso sia troppo alto, ma bisogna considerare che il difensore deve avere la capacità di essere un antagonista del sindaco, al suo stesso livello. Ovviamente non in senso ostile, ma propositivo. Se il sindaco può permettersi un collegio di difesa e vari esperti, il Consiglio comunale, che fa riferimento al difensore, deve contare sugli stessi mezzi».
E pensare che il difensore civico potrebbe rappresentare per la città una forte spinta verso la partecipazione e il senso di appartenenza, una cura contro il deficit di democrazia e la disillusione verso la politica. L’operato del difensore infatti, come ha spiegato l’avvocato Notarianni: «E’ uno strumento per l’attuazione dei diritti più semplici, il ricorso contro la contravvenzione, il tributo, la concessione edilizia, il permesso per sostare, l’ente che ritarda a convocare per la visita medica. Garantisce la possibilità della realizzazione del diritto in tempi rapidi o almeno di un indirizzo in quella direzione. E’ certamente uno strumento particolarmente utile per le fasce più deboli dei cittadini, ad esempio per gli extracomunitari, che hanno difficoltà a interloquire con le amministrazioni e con il resto della comunità. In questo senso può servire da promotore della qualità della vita e da argine contro il disagio sociale».
E non è tutto: «Il difensore civico – ha sottolineato Mantineo – vigila sulla trasparenza degli atti delle istituzioni e stimola la macchina amministrativa affinché funzioni al meglio». Inoltre «facilita l’utilizzo di strumenti di partecipazione quali le petizioni, le istanze e può proporre o anche solo patrocinare l’indizione di referendum consultivi su temi particolarmente significativi per la città».
«Certo – ha concluso Mantineo – anche il miglior difensore non servirebbe a niente se non fosse appoggiato da una cittadinanza attiva, vitale, desiderosa di essere ascoltata».