Tanti gli invitati illustri intervenuti all’incontro promosso dalle centrali cooperativistiche sul futuro dei servizi sociali. Ma a far parlare maggiormente di sé, alla fine, è stato un -convitato di pietra-, da qualcuno solo sussurrato, da altri citato palesemente: la Sise, la Spa della Croce Rossa che si occupa del 118, e che secondo voci sinora mai confermate (ma solo in parte smentite) potrebbe vedersi affidati dall’attuale amministrazione i servizi sociali a Messina. Una soluzione secondo qualcuno inattuabile, perché lo dicono le carte e lo Statuto, secondo qualcun altro addirittura -pericolosa-, secondo altri ancora inutile perché si verrebbe a creare un nuovo intermediario proprio all’indomani dell’eliminazione dell’Istituzione per i Servizi sociali.
Fatto sta che la scadenza delle ennesime proroghe concesse si avvicina e di soluzioni non se ne intravedono, per stessa ammissione del sindaco Giuseppe Buzzanca, intervenuto al dibattito: «Stiamo analizzando il problema a trecentosessanta gradi – ha dichiarato – non abbiamo la soluzione a portata di mano e non ne abbiamo discusso in nessun salotto. E’ chiaro che qualcosa non funziona, ma dobbiamo fare i conti con il bilancio, che stiamo predisponendo, e con la finanziaria regionale, che ancora non è stata redatta». Insomma, niente di nuovo sotto il sole. Così come non è nuova la polemica con il deputato dell’Mpa Cateno De Luca, che ancora una volta ha ribadito la necessità di confrontarsi con l’intera coalizione, «parlando in pubblico e non nei salotti o nei corridoi». De Luca è riferimento dell’assessore che attualmente gestisce i servizi sociali, Pinella Aliberti, la quale ha definito «tormentato» il percorso seguito in questi mesi: «Siamo arrivati allo scioglimento delle Istituzione nonostante diverse divergenze di idee, adesso non bisogna avere fretta e soprattutto bisogna evitare scelte politiche, prediligendo invece scelte di tipo sociale».
Il -convitato di pietra- lo smaschera il deputato nazionale del Pdl Carmelo Briguglio, storico -rivale- interno ad An del duo Nania-Buzzanca: «Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, anche quella di proporre come soluzione la Sise, perché poi non si può ricorrere alla chiamata alle armi della deputazione nazionale ogni qual volta ci si trova in difficoltà per tesi che vengono poi attribuite alla stampa. Se è alla Croce Rossa che si sta pensando lo si dica, ma ci si chieda perché da 30 anni è gestita sempre dalle stesse persone (i D’Alcontres, ndr), se si vuole creare un piccolo 118 comunale, e se al 118 funzioni tutto bene. Non facciamoci abbindolare, si risolvano le zone d’ombra che esistono nelle stesse gare d’appalto, si pensi eventualmente anche a formule miste, ma si investa il consiglio comunale di questa decisione». Anche Gianpiero D’Alia, presidente dei senatori Udc, propone altre soluzioni: su tutte quella di un consorzio fra cooperative, accolta positivamente dagli stessi rappresentanti del mondo della cooperazione. «Non sono credibili – afferma D’Alia – tesi miracolistiche per la stabilizzazione definitiva di tutti i lavoratori. Certo è che negli anni è stata maturata una professionalità che va tutelata».
Anche l’opposizione è intervenuta al dibattito, con il segretario regionale del Pd Francantonio Genovese che ha rilanciato la soluzione dell’affidamento diretto da parte del Comune, «evitando scorciatoie pericolosissime». Il parlamentare regionale del Pd Filippo Panarello ha invitato l’amministrazione ad una «maggiore trasparenza», mentre l’ex coordinatore provinciale del Pd Franco Rinaldi sintetizza così: «Fra i tanti -stiamo lavorando- e -stiamo analizzando-, oggi non è emerso nulla». Ed è una triste ma reale verità, come quella espressa dai rappresentanti delle cooperative: «Si parla di ridurre i costi, ma considerando che i finanziamenti per la gestione sono già ridotte all’osso, l’unico modo sarebbe licenziare personale». Considerando che, come spiegato dal segretario generale della Cgil Lillo Oceano, «oggi si spende 62 euro ad assistito per i servizi sociali», ridurre significherebbe cancellare e rendere ancor più insufficiente un servizio tra i più carenti in Italia.