Il piano di dismissioni potrebbe essere inefficace: a Palazzo Zanca torna il “fantasma” del dissesto finanziario

Il piano di dismissioni degli immobili del Comune di Messina, colonna portante di tutto il bilancio dell’amministrazione Buzzanca, potrebbe essere inefficace. A lanciare il macigno nello stagno sono due dei “nemici” politici giurati di questa giunta e di questo sindaco, per la prima volta “alleati”, Nello Pergolizzi del Pdl e Felice Calabrò del Pd, che insieme a Claudio Canfora (anche lui del Pdl, sponda Briguglio) presentano un’interrogazione dai contenuti forti. Anche perché mettere in discussione il piano di dismissioni significa, di fatto, mettere in discussione l’intero bilancio, tornando a far aleggiare su Palazzo Zanca il fantasma del dissesto finanziario.

Ecco perché secondo Pergolizzi, Calabrò e Canfora questo rischio è più che concreto. L’elenco degli immobili da dismettere vengono individuati, ricordano i consiglieri, secondo quanto previsto dalla legge n. 133 del 6 agosto 2008. Legge che prevede, al comma 2, che «l’inserimento degli immobili nel piano ne determina la conseguente classificazione come patrimonio disponibile e ne dispone espressamente la destinazione urbanistica». In origine il comma prevedeva anche dell’altro, ovvero che «la deliberazione del consiglio comunale di approvazione del piano delle alienazioni e valorizzazioni costituisce variante allo strumento urbanistico generale», variante che non necessitava di verifiche di conformità delle Regioni, se non nel caso di terreni classificati come agricoli o che comunque comportavano variazioni volumetriche superiori al 10 per cento. Ma questa parte è stata dichiarata incostituzionale poco più di un mese fa, con una sentenza del 16 dicembre scorso della Corte Costituzionale.

Di conseguenza, affermano Pergolizzi, Calabrò e Canfora, «l’inserimento nel piano e la previsione della destinazione urbanistica non costituiscono più immediatamente variante allo strumento urbanistico generale, quindi la deliberazione di modifica della destinazione urbanistica dell’immobile inserito nel piano delle alienazioni deve essere sottoposta alle procedure previste dalle disposizioni regionali vigenti in materia di governo del territorio e di varianti agli strumenti urbanistici comunali». Di fatto, insomma, la delibera approvata dal consiglio comunale sul piano di dismissioni diventa una variante al Prg a tutti gli effetti e dunque va sottoposta all’iter previsto in questi casi. In particolare «gli atti di prossima adozione, in itinere o non ancora perfezionati ed efficaci, vanno assoggettati alle procedure regionali di approvazione delle varianti urbanistiche», mentre sono fatti salvi «gli atti di approvazione del piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari adottate dagli enti locali già perfezionati ed efficaci».

Da qui la conclusione a cui giungono i tre consiglieri: «Attesa l’inerzia dell’amministrazione attiva, la deliberazione sulle dismissioni adottata dal consiglio comunale lo scorso 30 maggio, a cui non ha fatto seguito un serio impegno di risorse umane ed economiche, potrebbe essere, allo stato, inefficace e quindi i beni inclusi in essa indisponibili. Una situazione che, anche potenzialmente, potrebbe aggravare tragicamente la situazione economico-finanziaria del Comune di Messina, lasciando intravedere, in un futuro non troppo lontano, lo spettro del dissesto finanziario. Gli atti amministrativi ed i contratti eventualmente posti in essere, seppur adottati in forza di una deliberazione perfettamente conforme alla normativa del tempo, potrebbero ritenersi viziati e quindi annullabili», anche se secondo i tre «è doveroso, in ogni caso, che l’Assemblea Regionale Siciliana adotti una normativa d’urgenza per regolamentare questa tipologia di variante urbanistica, includendola tra le varianti semplificate ed accelerate». Resta il fatto che «le previsioni d’entrata scaturenti dalle citate dismissioni costituiscono gli elementi positivi indispensabili al fine di garantire gli equilibri di bilancio e, per converso, il mancato introito delle dette risorse determinerebbe, inequivocabilmente, il dissesto finanziario dell’Ente locale». Al sindaco Pergolizzi, Calabrò e Canfora chiedono di reclamare un parere alla presidenza del Consiglio dei ministri, alla Regione, all’Anci e al Collegio di difesa e di «valutare, nelle more del rilascio dei necessari pareri, l’opportunità di sospendere in autotutela la delibera di approvazione del piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari».

(nelle foto Pergolizzi e Calabrò)