DIETRO LA FACCIATA LE MAGAGNE. L’immagine rassicurante e efficiente delle Poste forse non corrisponde perfettamente alla realtà. Lo dicono i disagi dei cittadini, costretti a file interminabili e disservizi nella consegna della corrispondenza. E lo dicono i sindacati, che danno voce al malumore dei dipendenti, troppo pochi per sostenere il carico di lavoro. L’azienda invece tace, anzi continua a dichiarare in ogni occasione che tutto va bene.
Non ne sono convinti i sindacati, che stamattina in conferenza stampa a Palazzo dei Leoni hanno esposto le loro critiche alla gestione della società. Presenti Slc Cgil, Slp Cisl, Uil Post, Failp Cisal, Sailp Confsal, Ugl Com. «I problemi sono sotto gli occhi di tutti – ha esordito Nino Paone, segretario provinciale dell’Ugl Com -. Le file agli sportelli, i ritardi nel recapito della corrispondenza, sono segnali di una amministrazione irrazionale. Ma la società continua a sostenere che nella nostra provincia c’è un’eccedenza di personale». Una contraddizione evidente, che nasce, come spiega Gisella Schillaci, segretario provinciale della Slp Cisl: «da una concezione del personale come costo e non come risorsa. La pianta organica viene tagliata sulle necessità di quadratura del bilancio, come se i dipendenti non fossero persone ma numeri. E senza riguardo alle necessità degli utenti».
La drammatica assenza di dati ufficiali forniti da Poste sulla situazione del personale e sull’offerta di servizi è sottolineata da tutti i sindacati. Sempre Schillaci: «Alla base della difficoltà a interagire con la società c’è la sistematica mancanza di informazione». Persino sulla consistenza del personale non si hanno dati della società. «Noi sappiamo da nostre fonti – ha dichiarato Paone – che attualmente i dipendenti nella provincia di Messina sono 1934. Si tratta degli effettivi, non di quelli che sarebbero necessari per garantire un buon servizio». Dato, quest’ultimo, che è estremamente difficile calcolare, vista la mancanza di numeri ufficiali. Giuseppe Di Guardo, segretario provinciale Slc Cgil ha rincarato: «D’estate la situazione precipita, con la chiusura di molti uffici e sportelli. In particolare nella provincia di Messina, caratterizzata da un’orografia particolare, in alcuni centri montani la distribuzione della posta viene effettuata a giorni alterni, certe volte con interruzioni più lunghe».
Il futuro potrebbe riservare anche di peggio, da settembre ben 59 zone di recapito nella provincia di Messina potrebbero essere tagliate, con il conseguente allargamento delle rimanenti e, inevitabilmente, l’allungamento dei tempi di consegna della corrispondenza. Paone ha evocato il 2009, anno a partire dal quale verrà liberalizzato il mercato delle poste: «Non vorremmo finire come in Inghilterra, dove si privatizza selvaggiamente. Le istituzioni devono intervenire nell’indirizzare le scelte di Poste. Del resto, questa s.p.a. in realtà è a totale capitale pubblico, il 65% del Ministero del Tesoro, il restante 35% della Cassa Depositi e Prestiti».
Intanto, però, i sindacati lanciano l’offensiva alla società, minacciando anche lo sciopero generale. Le richieste riguardano l’inserimento di nuovo personale (l’ultimo concorso risale al 1986) e una migliore distribuzione dello stesso. «Troppe le ferie non godute dai dipendenti, – ha detto Di Guardo –, costretti a supplire con i propri sacrifici alla carenza di personale. Troppi gli sportelli costruiti e lasciati inutilizzati».