Continua ad essere tortuoso il cammino del Bilancio Previsionale alla Provincia regionale di Messina. E come se non bastassero i ritardi dovuti ai passaggi amministrativi, che hanno allungato di molto la trattazione del Conto in aula, ci si mettono anche le questioni politiche. Il rapporto a Palazzo dei Leoni tra il presidente Nanni Ricevuto e l’Mpa, diciamocelo chiaramente, è sempre stato connotato da alti e bassi. Momenti di profondo contrasto alternati a periodi di pace, più legati al mantenimento degli equilibri nella maggioranza che ad una reale condivisione della -missione governativa-. Almeno così è apparsa la situazione in questi mesi.
Adesso la frattura sembra essersi fatta rilevante e in un momento che come abbiamo detto è particolare per l’attività dell’Ente, quello cioè dell’approvazione della manovra contabile previsonale 2009. La notizia del giorno è che i consiglieri provinciali Roberto Cerreti (capogruppo, nella foto di Dino Sturiale), Nino Calà, Nino Previti e Roberto Gulotta, aderenti al Gruppo del Movimento per l’Autonomia, hanno deciso di presentare nei prossimi giorni 504 emendamenti migliorativi e chiarificatori dei presupposti del programma elettorale della coalizione di centro destra. Alla base della decisione, così come riportano gli autonomisti in un comunicato, “le difficoltà di cogliere a pieno, quelle che saranno le linee programmatiche dell’Ente per il resto dell’anno, e quali realmente i settori che vedranno l’incentivazione delle proprie risorse”.
«La decisione della presentazione degli emendamenti – dichiarano gli autonomisti -, scaturisce inevitabilmente a fronte di oltre 30 giorni di assordante silenzio, in merito a ciò che caratterizzerà il programma economico dell’Ente per l’anno in corso, rapportato a ciò che dovevano rappresentare gli obbiettivi basilari concordati con la coalizione di maggioranza. L’incertezza sulla permanenza nelle partecipate, sull’incentivazione del settore turistico, sulla quantificazione della reale situazione debitoria dell’Ente, sul tipo di rapporto da tenere con gli alleati di maggioranza, le programmazioni artistiche e culturali non sottoposte alla valutazione politica dei gruppi consiliari, il relativo concentramento delle forze economiche gestionali in materia di edilizia scolastica, le scarse risorse discrezionali fornite ai settori della protezione civile e dei lavori pubblici, la sudditanza amministrativa alle scelte dei dirigenti e soprattutto il tentativo di compromesso a tutti i costi col centro sinistra per evitare atteggiamenti polemici in aula, costringendo poi di fatto, i consiglieri di maggioranza a rivestirsi sempre più spesso dei ruoli di oppositori, tra i motivi scatenanti della nostra decisione».
Parole pesanti come macigni, che rischiano di creare un terremoto alla Provincia. «Il nostro mandato elettorale e politico non si può limitare ad una semplice presa d’atto di un documento contabile – concludono i consiglieri dell’Mpa -, ma nell’interesse del territorio e dei tanti elettori, ad effettuare una reale riesamina del Bilancio, tentando di concretizzare, col Presidente della Provincia Regionale di Messina e la Sua Giunta, i prefissati obbiettivi del programma elettorale».
La motivazione ufficiale della presa di posizione della parte numericamente più importante del partito di Lombardo, sarebbe legata anche allo sconforto per gli enormi ritardi che hanno caratterizzato l’iter che dovrebbe portare il Consiglio Provinciale all’approvazione del bilancio previsionale (la trattazione dovrebbe essere avviata mercoledì prossimo) e per la lentezza con cui l’Amministrazione ha presentato la proposta, esponendo di fatto l’organo consiliare ad un possibile commissariamento da parte della Regione Siciliana, che oggi diventa sempre più probabile alla luce dei quasi 800 emendamenti che dovrebbero essere esaminati in aula. Ma aldilà delle sfaccettature prettamente inerenti alla manovra, ci sono quelle politiche che non possono essere ignorate. Intanto la posizione presa da Ricevuto rispetto alla spaccatura regionale pre-elettorale (europee), quanto il presidente fu uno dei primi a dichiararsi pronto ad allontanare dalla sua giunta i due componenti autonomisti, Duca e la Bruno, nel caso in cui il quadro governativo a Palermo, tra i vertici del Pdl e Lombardo, non si fosse ricompattato. Ma alla base della decisione forte di Cerreti e colleghi, potrebbero avere inciso anche gli orientamenti di alcuni esponenti della maggioranza nel “caso Panetta”, che frena l’ingresso in Consiglio di un’ autonomista (Rosy Danzino Bonomo) rispetto ad uno consigliere che fa/faceva parte del gruppo misto (Marco Panetta appunto).
Foto Dino Sturiale