Quante nubi sul futuro della Fiera, la lettera: «A Messina niente di positivo può e deve durare»

Nessuna notizia sul futuro della Fiera. Solo voci, che non fanno altro che addensare nubi sul domani di un ente che, dopo la fase di entusiasmo vissuta con la campionaria estiva (che al di là dei gusti e delle critiche, ha fatto registrare numeri importanti), sembra nuovamente destinato alla liquidazione. Sul mandato del commissario Fabio D’Amore, scaduto il 23 agosto scorso e non ancora rinnovato, non ci sono notizie, altro indizio del fatto che a Palermo, probabilmente, di rilancio della Fiera di Messina non si parla più. E proprio in questo clima ci arriva una lettera sfogo di uno degli esperti che, a titolo gratuito, hanno dato una grossa mano a D’Amore nei mesi scorsi per provare a ridare un senso alla Fiera, l’ing. Alessandro Truscello. La pubblichiamo integralmente:

«Sono un ingegnere civile edile di 44 anni nato a Messina che vive e lavora a Milano. Ho studiato a Messina sino al liceo poi ho scelto Milano per i miei studi universitari. Ho mantenuto i contatti con la mia città sperando prima o poi di poter tornarci a risiedere. Ma senza un lavoro certo continuo non si può risiedere in un luogo. Quest’anno (aprile 2009) ho avuto un’opportunità lavorativa a Messina. Tramite il dottore Fabio D’Amore Commissario pro-tempore dell’Ente Fiera sono stato nominato (a titolo gratuito) esperto per la manutenzione e sicurezza degli immobili delle aree e degli impianti del quartiere fieristico. Non voglio commentare l’offerta commerciale prodotta ma posso dire che quel quartiere, deprezzato e dichiarato inagibile dai tanti giornalai locali, quest’anno è tornato a vivere.

In effetti, lottando contro l’immobilismo più totale e l’inedia caratteriale e mentale degli Enti preposti al controllo e alla gestione della fiera, persino le fontane abbandonate e -tutelate- dalla Sovraintendenza hanno ricominciato a funzionare e i padiglioni ad essere ri-utilizzati. Al mio arrivo ho trovato tutto inagibile, tutto abbandonato e i dipendenti dell’ente fiera descritti come inutili fannulloni. Dopo solo pochi mesi (da aprile a luglio) e dopo tanto serio e fattivo lavoro, coadiuvato egregiamente proprio da quei dipendenti, la fiera ad agosto ha aperto i battenti e ha fatto il record di presenze. Ma come nella fiaba di cenerentola la magia deve durare poco.

A Messina niente di positivo può e deve durare e il fare è condannato come il non fare. La nomina del Commissario D’Amore è scaduta il 23 agosto 2009. Ad oggi, dopo quasi due mesi, nessuna riconferma o nuova nomina è stata fatta. Il governatore Lombardo, a cui spetta la nomina, sta ancora oggi pensando chi mettere su quella poltrona e quanti mesi deve durare. Questo è sinonimo di tempestività e buon uso della cosa pubblica? Un Ente pubblico può essere produttivo e non essere appellato come -ente inutile- se poi rimane in attesa per mesi della nomina dei suoi dirigenti? Un Ente pubblico può essere commissariato per decenni? Nessun cronista si pone queste domande e nemmeno nessun esponente della società cosiddetta civile.

Ne fanno le spese solo i 15 dipendenti fiera (e dunque le relative quindici famiglie) che rimangono senza stipendio, acefali con la voglia e speranza di sentirsi utili ma che invece rimangono attoniti a produrre il nulla in attesa di una nuova nomina che darà il nuovo ennesimo e differente indirizzo tecnico, politico e commerciale. Ovviamente io me ne sono rimasto a Milano dove ho un lavoro certo e ho capito, (tristemente perché al cuor non si comanda), che non posso permettermi di attendere che il governatore completi il suo pensiero né posso attendere che il nuovo Commissario mi riconfermi o mi preferisca ai mille tecnici locali già affamati di incarichi.

L’unico rammarico lo esprimo dunque verso i quindici dipendenti con cui ho collaborato e per nulla fannulloni. Dipendenti fiera che prima di tutto sono cittadini di Messina a cui oggi hanno tolto la garanzia di certezza del posto di lavoro, e che svolgono il ruolo di pedine e vittime degli annuali cambi di gestione. Questa è la vera faccia di Messina. Una città in mano ai politici, piena di commissari politici e priva di commissari tecnici. Una città di comodo dove si fanno scelte di comodo. Una città dove spesso i giornalisti non fanno i cronisti dei fatti ma i piacioni inviati ad acta dai vari reggenti a descrivere o forse solo ricopiare ciò che gli uffici stampa di parte hanno per loro già preconfezionato. Per la fiera quindi si interrompe un cammino di risanamento e si passerà di mano in mano, di commissario in commissario senza la logica della miglior cura ma solo della migliore consolazione per il reggente più in voga.

E’ evidente che, in questa Messina da bere o meglio già bevuta, questa mia denuncia non verrà mai pubblicata. Spero solo che si possa prendere spunto per scrivere la reale storia dell’ente e rintracciando i veri responsabili della sua decadenza».

ing. Alessandro Truscello

(foto Sturiale)