Credo che nessuno metta in dubbio che Pippo Rao è un’eccellente persona, come uomo e come professionista.
Ma non c’è nemmeno chi ignora che, dal giorno in cui è diventato il Segretario di un grande partito politico, le sue parole hanno conseguenze rilevanti sul futuro della comunità messinese
E, per questo, vanno vagliate con grande attenzione.
Sono certo, inoltre, che Rao interpreta la politica come -strumento- per dare risposte ai bisogni della gente e non solo come esibizione di, pur lodevolissimi, principi.
L’agire politico può essere visto in due modi.
Giudicando più importanti le intenzioni che lo guidano o, viceversa, dando maggiore valore alle conseguenze causate.
Non sto dicendo nulla di originale: è la differenziazione, teorizzata da Max Weber, tra etica delle intenzioni ed etica delle responsabilità, molto utile nell’analisi politica.
Chiudiamo subito con la teoria e passiamo ai fatti concreti, cioè alle conseguenze che le dichiarazioni dei politici possono avere sulla vita dei Messinesi.
Il discorso diventa più tecnico e prego la signora Giovanna – che aveva -firmato- insieme a me la prima lettera – di farsi da parte. Non perché non possa capirlo – tutt’altro: ne comprende meglio di me le conseguenze, sulla pelle sua e dei suoi figli – ma in quanto richiede competenze specifiche che, credo, non possieda.
E non parliamo di Ponte: accende troppe passioni e, a mio parere, ne sappiamo ancora troppo poco per ragionare serenamente.
Analizziamo le Autostrade del mare e le loro prevedibili conseguenze sull’Area dello Stretto.
E’ un tema che vede la sinistra – nazionale, ma anche messinese – schierata compatta a favore del loro potenziamento.
Ricordo che, nel 2006, il Ministro Bianchi – eletto nelle liste dei Comunisti italiani e poi trasmigrato nel PD -, subito dopo il giuramento, rilasciò una serie di dichiarazioni contro il Ponte e a favore delle Autostrade del mare. Alle parole fece seguire i fatti, bloccando il primo e finanziando le seconde.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: il servizio di attraversamento dello Stretto è notevolmente peggiorato.
Un ben magro bilancio per i cittadini messinesi!
Cosa importa se le intenzioni di Bianchi erano buone? E i suoi principi ispirati a valori cristiani o a quelli dell’egualitarismo comunista?
Non potendo entrare nella sua testa per conoscere ciò che si proponeva, lasciamo in sospeso il giudizio derivante dall’etica delle intenzioni e approfondiamo le possibili conseguenze di un ulteriore potenziamento delle Autostrade del mare sul nostro territorio.
Un lettore di Tempostretto, nello spazio riservato ai commenti alla lettera che ha dato origine a questo scambio di opinioni, scrive: –Quanto sarebbe semplice fare da Messina a Genova in 1 notte, dormendo pacificamente sul traghetto che potrebbe trasportare 50 autotreni senza inquinare!–
Certo, sarebbe bello (non semplice) ma, a parte il fatto che da Messina a Genova ci vogliono circa 24 ore di navigazione e che anche le navi inquinano, cerchiamo di partire da una base comune.
Le merci viaggiano dal luogo di produzione a quello di distribuzione e consumo.
Il trasporto via mare costa circa il 30% in meno di quello su gomma.
Il trasporto su ferro – che è il meno inquinante di tutti – il 50% in meno di quello su gomma, cioè circa il 29% in meno di quello via mare.
E allora, fermo restando che, ai fini del rispetto dell’ambiente, converrebbe spostare più merci (e persone) possibile via treno, mi chiedo perché le grandi produzioni siciliane debbano essere trasportate (su TIR?) fino a Messina e non imbarcate direttamente dai porti più vicini ai luoghi di origine.
Cioè da Catania, Augusta, Porto Empedocle, Trapani e Palermo.
Escludendo la nostra città dai flussi di traffico mercantile.
Se poi le merci provengono da Suez o da altri porti extraeuropei, sarebbe tutto il Mezzogiorno – che non ha una rete ferroviaria efficiente – a essere tagliato fuori dalle grandi rotte: perché sbarcare un container di datteri del Marocco o di computer di Taiwan a Catania, Napoli o Bari quando la stragrande maggioranza del suo contenuto ha per destinazione Milano, Parigi o Berlino? Converrebbe fargli fare più -strada- possibile via mare e, quindi, avvicinarlo al massimo alla destinazione finale.
Il che si può fare sbarcandolo a Genova, Trieste o Marsiglia.
Non certo a Messina.
Meno traffico, ma anche meno posti di lavoro. Cosa è meglio?
Qualcuno crede sia un caso che il Cipe ha deliberato in gran fretta la realizzazione del Terzo Valico dei Giovi (quasi 6 miliardi di euro) per avvicinare Genova a Milano e al cuore dell’Europa ricca, allontanando ulteriormente – in senso relativo – i porti del Sud?
Viene o no qualche dubbio sull’utilità delle Autostrade del mare per i Messinesi?
Ricapitolando, se il cittadino Pippo Rao – come il cittadino -gioele-, autore del commento sopra riportato – invoca le Autostrade del mare al posto del Ponte, nulla da obiettare.
Ciò rientra nel modello di società che è liberissimo di desiderare. Meno traffico, aria più pulita, etc.
Ma se la stessa cosa la dice il segretario messinese del PD – partito che si propone, per vocazione storica, di tutelare gli interessi dei disoccupati e dei deboli – le riserve, mie e delle tante signore Giovanna, aumentano a dismisura.
I risultati elettorali stanno lì a dimostrarlo.
E’ superfluo evidenziare che l’analisi cambierebbe – e di molto – se la signora Giovanna e i suoi figli vivessero a Genova o a Trieste.
Ciò che conviene ai Genovesi, ai Marsigliesi o ai Catanesi non sempre migliora la situazione di Messina.
Si tratta di trovare un equilibrio tra i diversi, legittimi interessi.
Ma da questo a sposare ciecamente opinioni che contrastano con il tornaconto del territorio in cui si opera, ce ne passa!
Quanto sopra vuol dire essere -berlusconiani-, come sostiene qualcuno?
Credo proprio di no.
Intendiamoci, quanto ho tentato di esporre in precedenza è semplicemente il parere mio e di alcuni tecnici molto più competenti di me, con i quali mi confronto da anni.
Ognuno è liberissimo di pensarla diversamente.
Ma chi sta ai vertici della politica locale deve rendere conto delle sue posizioni.
E così torno al punto di partenza: credo che alla signora Giovanna vada bene, anzi benissimo pretendere –dal nostro partito di schierarsi con coloro che rivendicano opportunità, giustizia, legalità, cultura, sicurezza, accoglienza; … di battersi per la casa e per il lavoro; … di misurarsi sulle riforme del sistema formativo, sanitario, pensionistico; di esprimere le energie migliori per opporsi a questo insulso modo di governare; di denunciare il non-fatto e il mis-fatto; di non avvitarsi su beghe interne-.
Né credo che la signora Giovanna chieda a Rao –di applaudire a proclami e neppure alle pose della prima pietra-.
Però, al di là di posizioni di principio come quelle sopra elencate, sulle quali non possono che concordare tutti, di destra o di sinistra, e che ricordano tanto il -nulla- veltroniano, come pensa il Segretario provinciale del PD di ricordare ai vertici romani che esiste anche un Mezzogiorno? Cosa della quale sembrano essersi dimenticati da almeno un quinquennio.