«Mai mi ero pentito di una scelta politica come quella di sostenere Lombardo». La pesante affermazione viene dalla bocca di Saverio Romano, candidato principe dell’Udc alle prossime elezioni europee, che proprio nel giorno del lancio della sua campagna elettorale fa partire questo duro attacco nei confronti del presidente della Regione. «Siamo pentiti di avere candidato Raffaele Lombardo alla presidenza della Regione Siciliana. Abbiano due strade politiche diverse, siamo insoddisfatti dell’attuale azione di governo». Il che significa rottura totale tra Mpa e Udc, ma anche tra Raffaele Lombardo e il suo predecessore, Totò Cuffaro, il quale ha così rincarato la dose: «Se come partito vinceremo ma Romano prenderà un solo voto in meno di Lombardo, mi riterrò perdente».
Come interpretare questa cesura? Certo la politica di smantellamento del sistema -cuffariano- avviata da Lombardo ha contato, eccome. Ma a questo va aggiunta una ulteriore chiave di lettura, offerta da una frase di Pier Ferdinando Casini: «Vogliamo essere il secondo partito in Sicilia». In realtà oggi non è così, perché secondo i sondaggi Demopolis, che attestano la -cordata- dell’Autonomia guidata dall’Mpa intorno al 4 per cento su scala nazionale, in Sicilia il movimento di Lombardo viaggia addirittura sul 14 per cento, circa quattro punti percentuali in più dell’Udc, che pur in ascesa non supera il 10,5 per cento. Fuori quota il Pdl col 49,5 per cento mentre è debacle (secondo i dirigenti proprio a causa delle -geometrie variabili- volute da Lombardo all’Ars) per il Pd, intorno al 17 per cento. L’Udc va bene, insomma, ma non abbastanza da piazzarsi sul secondo scalino del podio dei consensi elettorali dei siciliani. Da qui i mal di pancia nei confronti di Lombardo e dell’Mpa, che presto potrebbero portare ad una vera e propria crisi di governo, considerando che l’Udc è alleata dell’Mpa e ha esponenti nella giunta regionale. Staremo a vedere.
Nel frattempo ci sono anche altri fronti caldi per il governatore siciliano. Il più importante è senz’altro quello della Finanziaria 2009, bocciata in sei punti dal commissario dello Stato Alberto Di Pace. Sotto accusa, in particolare, i contributi ad enti e associazioni per circa 78 milioni di euro, 14 in più rispetto alla manovra del 2008, con almeno un centinaio di capitoli di spesa nuovi di zecca. Con l’aggravante che nella maggior parte dei casi «non è neppure indicata la finalità per la quale il contributo è assegnato», un atto «in palese violazione del disposto principio costituzionale in materia del “buon andamento della pubblica amministrazione». Probabile, a questo punto, una revoca dei sei articoli impugnati alla Corte Costituzionale.
Infine i fondi Fas, che ha aperto una ulteriore spaccatura interna al centrodestra: a Lombardo non è piaciuto l’ennesimo rinvio dal Cipe, definito un «abuso» nei confronti della Sicilia. Al Pdl, e in particolare al neo co-coordinatore Giuseppe Castiglione, non è piaciuta invece la mancanza di fiducia di Lombardo, e dopo le rassicurazioni del ministro della Giustizia Alfano, lo stesso Castiglione ha chiesto lumi sul perché il presidente della Regione non abbia avviato i bandi per i fondi strutturali. Il clima non è sereno, e anche se il Pd non può certo sorridere, si fa sentire il segretario regionale Francantonio Genovese: «Il Presidente Lombardo che protesta contro il mancato via libera da parte del Cipe all’utilizzazione dei Fondi Fas sembra un cane incatenato che abbaia alla luna. Non riesce ad opporsi alla politica antimeridionalista di Berlusconi e si accontenta di rilasciare, di tanto in tanto, dichiarazioni indignate, che hanno probabilmente solo una finalità di tipo elettorale, ma dovranno fare i conti con l’intelligenza dei siciliani».
(nelle foto: Lombardo e Cuffaro; Castiglione; Genovese)