Come preannunciato ieri, vi proponiamo in sintesi cosa prevede il Regolamento per la Protezione Civile in stand-by alla Provincia. Una stato di fermo che si protrae da tempo e probabilmente legato a motivazioni di natura politico-amministrativa, mentre si continuano a finanziare risorse per il completo sviluppo del Piano di Protezione civile (vedi i centomila euro per “interventi per acquisizioni finalizzate ad attrezzare le aree polivalenti di Protezione Civile” inseriti nel Peg 2008). Intanto, prima di avviare la nostra analisi, ci sembra giusto informarvi che a seguito dell’articolo pubblicato ieri, si è aperto un dibattito nella quarta commissione consiliare, quella che si occupa tra le altre materie di protezione civile, ed il presidente della stessa Francesco Rella, ha richiesto una copia del Piano e del Regolamento sottolineando la gravità della situazione e impegnandosi a convocare per la prossima seduta l’assessore e il dirigente competente.
Ma andiamo al Regolamento. Come detto uno dei motivi che forse frena più degli altri il percorso finale di questo atto, è la rimodulazione di almeno una parte della pianta organica che scaturirebbe dalla creazione di un nuovo Dipartimento, appunto quello di Protezione Civile. Attualmente esiste solo un’Unità Operativa legata al VI Dipartimento. Il nuovo Dipartimento assumerebbe non solo compiti di tipo amministrativo, ma anche di informazione, di coordinamento delle attività di previsione, di prevenzione e legati a tutti gli interventi necessari per affrontare le emergenze e le calamità naturali. Due i servizi tecnici, guidati da altrettanti dirigenti: “Emergenze” (organizzazione, sala operativa, collegamento con regione e comuni della provincia, coordinamento con il Comitato Provinciale di Protezione Civile, vigilanza e controllo, primo soccorso) e “Pianificazione/Programmazione” (coordinamento e redazione Piano Provinciale, aggiornamento banca dati e cartografia tecnica, informazione, studio, progettazione). Al Dipartimento, per un pronto intervento in caso di emergenza, vengono affidati i seguenti mezzi: un escavatore meccanico, una pala meccanica, due sorbona, quattro gruppi elettrogeni completi di torri illuminanti, 4 idrovore, un camion, un’autobotte, un mezzo polifunzionale, un fuoristrada. Dal coordinatore, per l’immediata necessità di operare in condizioni gravi, dipenderebbero anche l’autoparco provinciale, le strutture ed il personale dell’area tecnica e il nucleo di protezione civile della Polizia Provinciale. Inoltre, nelle situzioni di micro e macro emergenza, dovrà essere attivato un piano di pronta reperibilità tra i dipendenti dei servizi esterni e quelli individuati dal piano. Potranno, inoltre, essere organizzati sul territorio -Presidi Operativi Avanzati- e -Punti di Assistenza Territoriali-.
Gli interventi possono essere suddivisi in due tipologie: “emergenze”, quando i danni a persone o cose sono circoscritti e possono essere affrontati con interventi diretti degli organi provinciali; “calamità”, quando vi è la necessità, per estensione o ubicazione dell’evento, di mezzi straordinari o dell’operatività di più Enti. A supporto del Dipartimento o dell’Ente e per casi di grave difficoltà, il Presidente della Provincia potrà convocare “l’Ufficio di Coordinamento Emergenze”, composto da vari rappresentanti dipartimentali, amministrativi, dirigenti e delle forze dell’ordine, ma anche di associazioni o altre Istituzioni. Altro elemento fondamentale è la sala operativa, che deve essere suddivisa in sala emergenze, sala comando e controllo, sale dedicate alle funzioni di supporto e area stampa e riproduzione. Il Dipartimento deve avere una propria sede collocata su un sito esente da rischi di qualunque natura e ad esso devono essere collegate alcune strutture di supporto e gli altri rami dell’Amministrazione che devono collaborare. Le funzioni di supporto sono dieci: tecnico-scientifica e pianificazione (responsabile Dirigente Dipartimento P.C.); Sanità e Assistenza sociale (responsabili i referenti delle Ausl territoriali); Volontariato (responsabile funzionario Dipartimento P.C.); Materiali e Mezzi (responsabile funzionario del Dirigente del Dipartimento P.C.); Servizi essenziali (responsabile Dirigente servizio Territorio – Gis); Censimento danni (responsabile Dirigente Dipartimento LL.PP. e viabilità); Strutture Operative e Viabilità (responsabile Dipartimento LL.PP. e Viabilità); Telecomunicazioni (responsabile Direttore Centro Radio Provincia); Assistenza alla Popolazione (responsabile Funzionario del Dipartimento P.C.); Mass media ed informazione (responsabile Presidenza della Provincia).
Capitolo importante quello che riguarda le risorse. Per le funzioni attribuite alla Provincia per la Protezione Civile, la stessa si potrà avvalere si contributi regionali, stanziamenti del bilancio provinciale mediante riserva di una quota delle proprie risorse e altri eventuali contributi.
Collegato al Regolamento il -Piano di Protezione civile-, lo strumento per eccellenza che evidenzia la complessa organizzazione di protezione civile, che indica come comportarsi in caso di emergenza. In esso devono essere indicate le aree di sosta, le aree dove realizzare le tendopoli, le vie di fuga, i mezzi e le risorse provinciali e dei comuni, le squadre di soccorso per il ripristino dei servizi di prima necessità e gli ospedali di riferimento. Tutti elementi cruciali, come abbiamo visto nelle immagini provenienti da L’Aquila. Il Piano dovrebbe essere articolato in due parti: una -generale-, comprendente in sintesi le attività ed i compiti per ogni varietà di intervento da suddividere tra componenti del Comitato, Forze dell’Ordine, gruppi di volontari, responsabili dei vari servizi; una di -intervento- per ogni accadimento. I compiti previsti dal Piano sono affidati ai dipendenti della Provincia.
Per quanto riguarda la diffusione e la conservazione del Piano e del Regolamento, il dirigente dell’ufficio -Pianificazione- dovrà proporlo alle istituzioni scolastiche e se il caso anche verificare l’esigenza di esercitazioni. Al contempo, informare la popolazione attraverso un pubblico avviso e con la permanente presenza dello stesso nell’albo provinciale. Una copia di entrambi deve essere inviata alle scrivanie del Dipartimento Regionale della Protezione, della Prefettura di Messina, del Presidente della Regione, del Genio Civile, della Stazione dei Carabinieri, al Comando dei Vigili del Fuoco, al Comando del Corpo Forestale e ai Comuni della Provincia. In pratica questa fase è quella mancante al Piano del Comune di Messina.
Una macchina articolata, probabilmente tanto organizzata ed operativa, sulla carta, da permetterci di stare tranquilli per quello che la natura può consentirci. E’ ora davvero che chi di dovere si svegli, per chiudere questa querelle e permettere alla cittadinanza di godere di un proprio diritto, con la certezza minima di sapere quantomeno cosa fare in caso di calamità. Il timore certamente resta, ma con l’organizzazione o per meglio dire con la disorganizzazione assoluta attuale, si moltiplica notevolmente. Anche perché le risorse sembrerebbero esserci e non impiegarle sarebbe un vero peccato.
In basso correlato l’articolo di ieri.
EMANUELE RIGANO