Le preoccupazioni restano intatte. Stamattina nell’aula Commissioni di Palazzo dei Leoni, i sindacati Cisl e Orsa. hanno tenuto un incontro per rilanciare la vertenza Stretto, con tutte le sue ramificazioni e sfaccettature. Presenti tra gli altri il segretario provinciale della Cisl Maurizio Bernava e Mariano Massaro, della Segreteria regionale Orsa . In agenda la denuncia delle scelte di Rfi: gli uomini di equipaggio per ogni corsa, ovvero la tabella di armamento, rimangono ancora 7, un numero troppo basso, a detta dei sindacati, sia nell’ottica delle garanzie di sicurezza, sia in quella dei livelli occupazionali; la cessazione di ogni investimento infrastrutturale e sulla flotta; la soppressione di 12 treni a lunga percorrenza. Inoltre sullo sfondo la vicenda dei fondi ex Fintecna, destinati in origine al Ponte e adesso oggetto degli appetiti, pure legittimi, di altre città come Palermo, Catania e Reggio. Nell’abbandono dello Stretto da parte del vettore pubblico (visto che l’unico azionista di Rfi è il Ministero del Tesoro) il Governo nazionale non è innocente, sostengono i sindacati, se è vero che non si vede all’orizzonte una pianificazione strategica per il servizio. Eppure «chi gestisce il denaro pubblico ha l’obbligo di garantire il servizio essenziale ed il diritto alla mobilità», ha dichiarato Massaro. Che aggiunge, riguardo al ruolo dei privati nel traghettamento: «Nulla di preconcetto contro chi dimostra coraggio imprenditoriale investendo risorse private nello Stretto, ma non possiamo accettare l’ennesima soluzione all’italiana che lascia impuniti gli autori del crac di Rfi Bluvia, per vederli all’indomani al servizio della concorrenza. Voci insistenti danno per certo un prossimo trasferimento del trasporto gommato ad una società mista che dovrebbe essere gestita da ex dirigenti di Rfi». Persino la lodevole iniziativa dell’Università di attivare un accordo con la Diesel Power Solution per il traghettamento a prezzi concordati di studenti e docenti dell’ateneo diventa motivo di riflessione, perché il comandante della Capitaneria di Porto Antonio Samiani ha dichiarato di avere saputo dell’iniziativa, per via informale, solo dopo la stipula dell’accordo. «Tutto ciò è sintomatico – ha detto Massaro – della deregulation che da anni incancrenisce lo Stretto rendendo insostenibile il crollo dei livelli di sicurezza e della qualità del servizio».