Ci sono pochi commenti da fare, la solfa è sempre la stessa e i lettori più abituali di Tempostretto ormai la sanno a memoria: liti, baruffe politiche, fughe strategiche dall’aula, maggioranza senza numeri. Ma per i fatti concreti, dispiace, si dovrà ripassare un’altra volta. Il consiglio comunale, l’organo eletto dal popolo insieme al sindaco, è questo, prendere o lasciare, piaccia o meno. Così anche ieri sera, quando in scena c’era ancora il Piano triennale opere pubbliche (è lì da luglio), dopo l’approvazione di “1” emendamento (uno!), le solite diatribe sono tornate a rimbombare tra le stanche pareti di Palazzo Zanca, fino alla più che prevedibile (e prevista) caduta del numero legale sull’emendamento numero 15 (ne rimangono ancora circa 300, per intenderci).
E’ stato a quel punto, infatti, che i consiglieri comunali del Pd, ignorando un pur apprezzato appello alla massima collaborazione giunto dai banchi dell’Udc (Muscolino), ha confermato di non voler ritirare la propria vagonata di emendamenti, annunciando al tempo stesso di uscire dall’aula. Solita scena: quelli della maggioranza si guardano, fanno una conta, prendono le proprie cose e vanno via. Non c’è più il numero legale, infatti, che norma vuole sia di 23 presenti. Tutto rinviato a oggi pomeriggio, dunque, quando il numero necessario sarà di 18 consiglieri. Ma il Consiglio sarà quasi in contemporanea col congresso dell’Anci (l’Associazione nazionale comuni italiani) che si svolge a Palermo e al quale saranno impegnati diversi consiglieri. Ma passateci la battuta: cosa volete che cambi?