Lo Stretto piange le sue vittime, ma l’“opera faraonica” monopolizza il dibattito politico

Tutti si stringono intorno al dolore della comunità messinese, ma nessuno quella comunità messinese sembra volerla ascoltare, sembra non volere capire cosa veramente voglia. Non chi almeno, nelle ultime intense giornate di scavi, di disperazione, di dolore, di fronte ad immagini di morte, di corpi estratti dal fango, non ci ha pensato due volte ad alimentare la polemica….ovviamente politica. Quale? Quella costruita sulla dichiarazione rilasciata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che di fronte al fango killer di Messina ha affermato: “Non è il momento di pensare ad opere faraoniche”.

Un coro unanime e compatto quella levatosi in risposta alle affermazione del Capo dello Stato da parte della maggioranza di governo, sia locale che nazionale, a cui fanno ecco posizioni altrettanto ferme da parte degli esponenti dell’opposizione, immediatamente intervenuti in risposta alle parole di Berlusconi, Matteoli, Castelli, Lombardo e chi più ne ha più ne metta. E tuttavia, pur non volendo esprimere alcun giudizio sulle ragioni che, nel bene o nel male, spingano ciascuno ad esprimere con decisione e convinzione la propria idea, siamo convinti, quello sì che la bagarre politica a cavallo di una tale tragedia, sarebbe stata evitabile. Come? Lasciando spazio, almeno per un volta, alla riflessione e non alla parola.

“Il ponte si farà – tuona il Ministro Matteoli pur ammettendo le proporzioni della tragedia messinese – i cantieri verranno apreti nel 2010”, dichiara alle emittenti nazionali che lo interrogano sull’argomento: “L’attraversamento stabile si costruisce attraverso il project financing, lo costruiscono i privati, i soldi non si possono dirottare sul territorio, quindi il ponte si fara’. Inoltre i primi lavori sono opere collaterali che se si fossero gia’ fatte avrebbero consentito di ridurre gli effetti del disastro. Si tratta di 1,3 miliardi per migliorie al territorio in Calabria e Sicilia’. In perfetta sintonia il presidente Lombardo che definisce “sciocchi” coloro che ipotizzano un dirottamento di fondi verso opere ritenute più impellenti ed urgenti per un territorio che non regge nenache più il suo stesso peso. Non meno convinte le risposte di molti esponente dell’opposizione, Franceschini, Borsellino, Realacci, di Orlando (Idv) che, vista la sciagura dello Stretto, ribadiscono con forza “Il ponte non è una priorità, lo ha fatto ben capire il presidente della Repubblica”.

E nel frattempo, mentre il cane continua a mordersi la coda perdendo forse il senso di ciò che gli sta intorno perchè, purtroppo o per fortuna, non riesce a toccarlo con mano, tra le macerie di Giampilieri, Briga, Scaletta, Altolia, Molino, si continua a scavare, si assiste all’impietosa agonia di una comunità cancellata dalla ribellione della natura. Il ponte, almeno per ora, è forse il caso che rimanga sospeso…