Gianpiero D’Alia è uno che parla chiaro. Pochi fronzoli, carte alla mano, e larga visione politica: queste le sue caratteristiche, che lo hanno portato, a 41 anni appena compiuti, ad avere un “palmares istituzionale- di tutto rispetto, da vice sindaco nell’era Leonardi a sottosegretario all’Interno con Berlusconi. Attualmente è parlamentare alla Camera dei Deputati con bandiera Udc, ma non perde mai di vista, insieme al collega di partito Naro, le vicende messinesi, che in questi giorni di frenesia dovuti alla nuova decadenza del sindaco, lo vedono ancora protagonista in vista delle strategie future.
Partiamo, naturalmente, dalle elezioni che riassegneranno, a maggio prossimo, la vacante poltrona di sindaco di Palazzo Zanca. Genovese ha rotto gli indugi, e ha dichiarato che si ricandida.
«Sulla ricandidatura di Genovese vorrei dire qualcosa: deve essere onesto con la città. Non basta affermare “io mi candido-, Genovese deve dire che se si voterà per le elezioni politiche a marzo 2008 lui rimarrà candidato, e allo stesso tempo se lui dovesse essere nuovamente sindaco che se si voterà nel 2009 lui non si candiderà alle politiche. Altrimenti l’unico scopo di questa presa di posizione è quello di tenere unito quel gruppo di potere che ha costruito in questi anni. E’ questa la domanda che io rivolgo a Genovese, è disposto a dire queste cose? Un’altra cosa che ci tengo a dire è che bisogna sfatare il mito del vittimismo di cui soffre questa città e l’ex sindaco in particolare. Mi riferisco alla storia dei fondi ex Ponte. Intanto è bene chiarire che se mai questi fondi arriveranno a Messina, non sarà stato grazie a Genovese, ma al lavoro dell’on. Luciano Violante e del sottoscritto. Inoltre, c’è da dire che la loro quantificazione è stata fatta dall’Anas e non dal ministero dell’Economia. E prima che queste risorse possano essere disponibili, dovranno concludersi le procedure relative agli obblighi finanziari che Fintecna aveva con la società Stretto di Messina, e su questo fronte siamo in alto mare. Dunque il commissario straordinario che verrà non avrà fondi da gestire, sia ben chiaro. Credo che non se ne parli per tutto il 2008. Soprattutto, la cosa fondamentale è quanto espressamente dice l’intesa firmata dal ministro Di Pietro e dal presidente della Regione Cuffaro: essa prevede, oltre i 240 milioni di euro per Palermo e Catania e i circa 247 per Messina, 180 milioni per il completamento della superstrada Agrigento-Caltanissetta. Ma tutto ciò è subordinato, e il documento lo dice chiaramente, all’assegnazione dei fondi FAS 2006 al finanziamento dell’intero progetto relativo alla superstrada, parliamo di 300 milioni di euro. Se questo non dovesse avvenire, rischierebbe di essere messo in discussione l’intero accordo. L’ex sindaco, dunque, non si prenda meriti che non ha».
Dunque dei tanti fondi annunciati, nulla è sicuro?
«Gli unici fondi previsti per Messina sono quelli ottenuti grazie alla spinta dell’on. Ardizzone relativi al risanamento della zona falcata e di S. Raineri. Sono 50 milioni di euro, fermi in parte per intoppi burocratici, in parte per inadempimenti del Comune, e soprattutto perché il protocollo d’intesa proposto dalle parti interessate non prevedeva che i finanziamenti stanziati dalla Regione avessero un controllo da parte della Regione stessa. Sostanzialmente, secondo questo accordo, la Regione dovrebbe elargire i fondi, senza poi metter più bocca su nulla».
E i poteri speciali?
«Questa è un’altra questione da chiarire. Non sono stati dati e difficilmente verranno dati, perché non ci sono cifre precise al riguardo. Teoricamente lo stanziamento del “tesoretto- annunciato sarebbe di 10 milioni di euro nella visione più ottimistica, ma in realtà è una cifra legata ai 60 milioni di euro che verranno dati alla Protezione civile, e che poi bisognerà verificare come verranno stanziati. In ogni caso parliamo di briciole, rispetto all’entità del tesoretto stesso. A questo aggiungiamo che nella Finanziaria non c’è un euro per Messina, se non qualche spicciolo per il nolo dei traghetti che serviranno a bypassare la Salerno-Reggio Calabria».
Genovese ha proposto la sua ricandidatura proprio alla vigilia delle primarie del Pd.
La finalità è chiara. Ma mi chiedo, come si può conciliare la carica di sindaco con un incarico così impegnativo come la segreteria regionale del Partito democratico? Ricordo perfettamente che nel 2001, quando io ero vice-sindaco e decisi di candidarmi alla Camera, ci fu una campagna, anche da parte della stampa, contro di me perché si ritenevano inconciliabili i due incarichi. Allora io mi misi da parte, mi auto sospesi dall’incarico di vice-sindaco rinunciando ad auto blu, telefono aziendale e quant’altro, e condussi la mia campagna elettorale. Non mi sembra che oggi, per Genovese, sia stato riservato lo stesso trattamento. Questo discorso riguarda l’ex sindaco ma anche Veltroni e tutti quelli che utilizzano strutture pubbliche per campagne di partito. In questo contesto penso che l’amico Buzzanca debba venire completamente riabilitato. Utilizzare l’auto blu per la propria campagna elettorale non è meno disdicevole di utilizzarla per un viaggio con la propria moglie. In conclusione, i cittadini devono sapere che a maggio, quando si andrà a votare, non giudicheranno una povera vittima che ha fatto chissà quali grandi cose per Messina che non fossero interessi privati con i quali è in conflitto. Andranno, piuttosto, a giudicare chi ha condotto due anni di amministrazione portando allo sfascio totale. Se poi Genovese vincerà le elezioni, che continui a fare i propri interessi».
Passiamo al centrodestra. Quali saranno le vostre strategie? Buzzanca ha chiesto le primarie.
«Io lavoro per l’unità del centrodestra. Ritengo fondamentale che venga presentato un candidato gradito a tutte le forze della coalizione, e dunque anche all’Udc. Sono contento che Buzzanca abbia proposto le primarie, perché anch’io le proposi due anni fa, e se fossi stato ascoltato probabilmente non ci sarebbero stati quei risultati. L’Udc è pronto a sentire le opinioni degli elettori, può esprimere un vertice condiviso da tutto il partito, sia per le primarie che, dunque, per il Comune, che è l’on. Giovanni Ardizzone. Siccome anche Forza Italia propose, tempo fa, di ricorrere alle primarie, non vedo perché non si debba procedere, se questo è il sistema migliore».
Qualcuno si dice preoccupato del fatto che quella del commissario straordinario possa essere una nomina “politica-.
«Ogni discorso sulla politicità del commissario è fine a se stesso. La legge è chiara: la nomina è di pertinenza dell’assessore agli Enti locali, e riguarderà solo uno dei funzionari dirigenti dell’ufficio ispettivo, dunque una rosa di appena otto persone. Piuttosto che l’assessore si sbrighi, e che dia l’incarico ad un soggetto di grande responsabilità. Uno dei primi atti del commissario dovrà essere, a mio avviso, la revoca di tutta quella marea immonda di nomine fatte dall’ex sindaco. Se è nulla l’elezione del sindaco, allora sono nulle tutte le nomine che il sindaco ha fatto. Mi auguro che tutte queste persone vadano a casa e ci pensino bene prima di farsi rivedere a Palazzo Zanca».
S’è già detto che il commissario non avrà fondi speciali da gestire. Ma ci sono questioni delicatissime sul tavolo, tra i quali il famoso Piano regolatore del Porto.
«Credo che il Piano regolatore del Porto sia l’esempio più lampante del conflitto di interessi dell’ex sindaco. Quando giunse lo schema elaborato dall’Autorità portuale produsse le controindicazioni dell’amministrazione senza sottoporlo al vaglio del Consiglio Comunale. Quando poi è giunta la redazione definitiva, lo ha abbandonato in un cassetto. In questo contesto si inserisce la vergognosa vicenda del commissariamento. Sul fatto che l’ing. Garofalo avesse lavorato bene non ci sono dubbi. Sul suo nome c’era il concerto della maggioranza dei soggetti interessati, cioè il presidente della Provincia, il sindaco di Milazzo e la Camera di Commercio, nonché del presidente della Regione. Il ministro Bianchi, amico dei soggetti privati interessati al settore della navigazione dei quali Genovese è socio, si è rifiutato di riconfermare Garofalo nominando un commissario. Ecco, un’altra cosa che Genovese dovrà chiarire in campagna elettorale è se si sta ricandidando per poter poi confermare la concessione della Rada S. Francesco, in scadenza, al Gruppo Franza».
Altra spina, di grande urgenza, riguarda i vincoli del Prg.
«E’ vero che i vincoli del Prg scadono il 18 ottobre, ma è vero anche che non s’è fatto nulla per accelerare i tempi. Non ce ne si può accorgere a dieci giorni della scadenza, è grave che l’assessore all’Urbanistica non abbia fatto nulla. D’altronde, sulla questione sacco edilizio non è che siamo messi bene, visto che anche il WWF è intervenuto sulla questione».
Il vostro uomo di punta in Consiglio comunale, Carmelo Santalco, ha fatto sua una lunga battaglia sulla questione rifiuti.
«Intanto ci tengo a dire che Carmelo Santalco è una delle espressioni massime dell’Udc a Messina. Posso anticipare che l’11 novembre, quando dovrebbe riunirsi il congresso del partito, lo proporrò come segretario cittadino dell’Udc. Detto questo, la battaglia da lui condotta in Consiglio è sacrosanta, perché Messinambiente andava sciolta, ed è stata mantenuta in vita solo per avere un ulteriore Consiglio d’Amministrazione da gestire e altri posti di sottogoverno da assegnare. Portando, però, il Comune al dissesto finanziario, perché è inutile prenderci in giro, per quanto non lo si dichiari, il Comune di Messina, sommerso dai debiti, è al dissesto finanziario».
Tornando al Partito democratico, che idea s’è fatto?
«E’ un partito di cui non si capisce quale sia l’identità, quale il progetto, e quali siano le prospettive. Un aspetto incarnato alla perfezione da Walter Veltroni, uno che dice sempre tutto e il contrario di tutto. Il Partito democratico ha un senso se scioglie ogni vincolo con la sinistra radicale, altrimenti non cambia nulla e diventa solo uno specchio per le allodole».
Una risposta al Partito democratico potrebbe essere un partito moderato centrista, magari di ispirazione cattolica con il coinvolgimento di Udeur e Mpa?
«Il partito dei moderati è tutto da costruirsi, ha i suoi tempi e punta ad avere come guida Casini, ma molto dipenderà dalla legge elettorale con cui si andrà a votare. Con l’Mpa c’è un patto a livello regionale. In generale, però, mi piace guardare più che ai colonnelli ai soldati, cioè agli elettori. Ci sarà un grossa fetta di delusi dell’Ulivo, ma anche di Forza Italia. Ma ribadisco, punto cruciale è la riforma elettorale, che deve mirare ad una formula alla tedesca, che eviti la frammentazione dei partiti. La gente è stanca di vedere che scelte importanti di governo, anche di politica internazionale, siano subordinate alle volontà di un singolo parlamentare o di estremisti che fino all’altro ieri lanciavano sassi contro le vetrine di via Monte Napoleone. Non si può pensare di andare a votare con una legge elettorale che non consente né di governare né di assumersi le responsabilità di fare scelte anche impopolari».
Chiudiamo con le altre elezioni che ci saranno a maggio, le Provinciali.
«La questione Provincia è legata al Comune. Se il mio amico Alfano, commissario di Forza Italia, pensa che siano due cose distinte, sbaglia».
Primarie anche in questo caso?
«Perché no, noi siamo pronti».