Nell’Impero degli spot non conta la verità ma il maquillage. Il potere creativo della parola

Nell’era della comunicazione di massa la pubblicità è diventata una sorta di strada Maestra, la Legge che regola il movimento dell’Universo. Anche se sei allergico alla logica, alla grammatica, non capisci niente di finanza, amministrazione, se indovini la strategia d’immagine persino una sconfitta si trasforma in vittoria e un asino in statista. Non importa la verità, conta il maquillage. Questa visione creativa della politica causa effetti collaterali di progressivo scollamento dalla realtà. Uno dei sintomi più visibili è l’annunciopoli, ma diffusa allo stesso modo è la “sindrome del pioniere”, ovvero la convinzione di essere i primi ad aver inventato ogni cosa. Infine, il più classico degli effetti collaterali è la convinzione nel potere creativo della parola. Basta pronunciare qualcosa affinché questa si concretizzi nel mondo reale. Così normali città si trasformano in Paperopoli e succursali di Disneyland, il Titanic diventa una nave da crociera Costa. Ogni accadimento, anche il più banale, diventa straordinario, ogni passo è un miracolo, ogni dichiarazione è un’epopea. Quando la distanza tra realtà e fantasia si fa più ampia si sconfina nel populismo e nella propaganda. Tutti ricordano la storia delle vacche di Fanfani. Nel ’61 l’allora presidente del Consiglio fece un viaggio nelle campagne del sud per dimostrare che l’agricoltura di quelle regioni era florida. Le telecamere lo ripresero di fattoria in fattoria circondato da contadini felici e mucche ben pasciute. Peccato che si scoprì ben presto che quelle mucche erano sempre le stesse, fatte spostare con i camion di tappa in tappa.

Ma torniamo ai giorni nostri ed al Paese nel quale se nei manifesti annunci: “un milione di posti di lavoro” diventi premier e resti in vetta per oltre 20 anni nonostante gli unici posti di lavoro siano andati a cortigiani e yes man.

RENZI- A sentir parlare Renzi e i suoi, l’Italia è un Eden disturbato solo da 4 gufi, per lo più della sinistra dem, che non tollerano inciuci e alleanze con Verdini e Alfano, ex numeri due di Berlusconi. Come nel “magico mondo di Amelie” il presidente del Consiglio si è preso cura di noi come la protagonista del film. Prendete gli 80 euro in busta paga. Il mega spot per le Europee ha funzionato alla grande e nonostante avesse il retrogusto di un’operazione ai limiti del clientelismo istituzionalizzato, ha consentito al Pd di superare il 40% alle urne nel maggio 2014. Due anni dopo oltre 1 milione e mezzo d’italiani (definiti incapienti per non usare la parola “troppo poveri” per aver accesso agli 80 euro) ha dovuto restituire l’intera somma ricevuta e per di più in un’unica rata…. Nel frattempo ci siamo ritrovati nel Regno di annunciopoli di tagli, bonus,riforme paradisiache che avranno concretezza negli anni a venire. Frattanto ci becchiamo il Job acts. Mentre organizza il No Tasi Day, dimenticando che l’abolizione della tassa sulla prima casa non l’ha inventata lui ma Berlusconi prima e Letta poi, ci trastulla con il canone Rai nella bolletta Enel. Tra un annuncio e un altro dimentica di fare realmente la lotta all’evasione, ridurre i privilegi delle caste, adottare misure concrete per giovani e disoccupati. Mentre la legge Fornero è ancora lì a mietere vittime proclama: vuoi andare in pensione 3 anni prima? Paga un mutuo ventennale. Una pacchia. Di recente ha scoperto la data dell’Apocalisse: il referendum di ottobre. Da settimane impegna ogni energia per avvisarci che se vince il NO l’Italia entrerà nel baratro, la Merkel ci tratterà come rifugiati e finiremo peggio della Grecia. Prima o poi dirà che se vince il NO si diffonderà un’epidemia di doppie punte, da rubinetti e fontane sparirà l’acqua, ci sarà un’invasione di cavallette e saremo tutti cancellati da facebook. Se vince il sì sarà come nella canzone di Lucio Dalla: sarà 3 volte Natale e festa tutto l’anno.

CROCETTA- il governatore siciliano è talmente convinto del potere creativo delle parole che dimentica di verificare se il suo annuncio è rimasto solo in conferenza stampa o nelle trasmissioni tv. In questi anni con il solo “potere miracoloso della favella” ha fatto la prima riforma delle province in Italia ( dopo 3 anni di chiacchiere e impugnative il ddl dovrà tornare nuovamente all’Ars nei prossimi giorni per una nuova modifica), la riforma della formazione (8 mila famiglie in strada e forse da ottobre finalmente, dopo 3 anni, i nuovi corsi), d’essersi tagliato lo stipendio e d’aver fatto lo stesso con gli assessori, d’aver dato a Messina 40 milioni di euro, d’aver eliminato la manciugghia in Sicilia, d’aver combattuto la mafia con i suoi discorsi, d’aver sistemato le autostrade, risolto il problema dei forestali, difeso lo Statuto speciale, di aver ridotto i costi di dirigenti e nominati nei Cda, d’aver detto No al Muos, di essersi battuto strenuamente per l’Autorità dello Stretto di Messina ed aver presentato eccezione d’incostituzionalità (non si è neanche presentato alla Conferenza Stato Regione), d’aver rivoluzionato zona falcata, porto di Tremestieri, e di governare libero dai lacci e lacciuoli da partiti. Insomma, il Regno di Crocetta è reale ma solo in un altro Pianeta.

ACCORINTI- il sindaco di Messina è una via di mezzo tra Renzi e Crocetta: ogni cosa è epocale e miracolosa e ogni pensiero diventa automaticamente reale. E’ convinto che le buone intenzioni abbiano la stessa consistenza delle delibere e dei fatti. Il passaggio dagli annunci alla realtà è per lui come un pelo superfluo, semplicemente ininfluente. Il tono dei comunicati diffusi la sera, quindi non ad opera dell’ufficio stampa, è per lo più da Istituto Luce e se ci attenessimo a quelli dovremmo pensare di essere diventati Londra. La stabilizzazione dei precari è stata annunciata tante di quelle volte che ormai saranno andati in pensione, per non parlare della raccolta porta a porta (che inizierà a luglio e riguarderà due quartieri ed all’inizio meno di 10 mila persone). Da 3 anni annunci periodici anche per il Palagiustizia, fino al paradosso che una futura e probabile firma di un protocollo viene annunciata come se fosse un’epocale posa della prima pietra. Per non parlare della sfilata dei 35 mezzi di Messinambiente strombazzanti per la città mentre le strade sono sommerse da rifiuti che, purtroppo, con quei mezzi nuovi, non sarà possibile rimuovere (i 60 sono guasti in officina). Allo stesso modo ha risolto il problema dei tir col solo potere della parola e l’imposizione delle mani. Nel luglio del 2014 ha fermato i tir sul cavalcavia “a mani nude”, salvo poi disinteressarsene per il resto del mandato. La liberazione della Rada San Francesco, promessa in campagna elettorale, è rimasta una buona intenzione. Dichiara di voler fare il parco urbano al Gran Camposanto e dimentica che proprio di fronte c’è villa Dante in stato di abbandono, per non parlare delle condizioni dell’ex Gil. E’ riuscito grazie al potere creativo della parola, a dichiarare per ben 3 volte al Taormina Film Festival di aver realizzato la Casa di Vincenzo, dimenticando che è chiusa da 7 mesi e soprattutto che è solo grazie a padre Pati, che , senza fare passerelle, viene dato ricovero, a spese della coop Santa Maria della strada, ai senzatetto della Casa di Vincenzo. Ha annunciato l’imminente varo del bilancio di previsione 2015 nel gennaio 2015, salvo poi scaricare le responsabilità sugli altri quando si è accorto che la bacchetta magica non funziona. Pensa che sia bastato dichiarare che devolverà il suo stipendio in beneficenza affinchè questo avvenga (nel frattempo lo incassa regolarmente). Stessa cosa per il taglio delle indennità degli assessori. Annuncia da due mesi l’imminente firma del Patto per Messina, ed alla Rai, ad ottobre scorso, è stato l’unico messinese che ha dichiarato d’aver visto uscire l’acqua dai rubinetti mentre tutta la città era in fila alle autobotti.

Rosaria Brancato