REGGIO CALABRIA – Chi esce bene dalle urne delle Politiche 2022? Chi porta sul groppone la responsabilità per la stravittoria del centrodestra? A Reggio Calabria, anche il movimento La Strada – che con l’ex candidato sindaco e oggi consigliere comunale Saverio Pazzano ha avuto in Unione popolare il suo punto di riferimento – s’interroga sul punto, coi dovuti ‘distinguo’.
«La vittoria della Destra, con una limitata presenza di espressione centrista, era una storia già scritta. Perché il Pd abbia giocato a perdere, chiudendo a ogni alleanza sensata, lo scopriremo, forse, tra qualche mese di sangue e lacrime e di enormi costi sociali – scrivono in una nota indirizzata alla stampa Pazzano & C. – . Considerate le riforme (o meglio le controriforme) distruttive del sistema sociale messe in atto dal campo del centro-sinistra negli ultimi anni, in proporzione perfino la Destra farà danni limitati sul piano delle politiche del lavoro, dell’istruzione, della sanità. È sui diritti civili, sulla visione di Paese, che si gioca la differenza principale, su quell’idea di Italia plurale, multiculturale ed europea che è un dato storico che la Destra vuole negare.
Il problema è che in una sconfitta dell’area progressista, che pare costruita a tavolino tanto è perfetta per perdere uninominale dietro uninominale, si vede l’unico interesse del Pd: piazzare i propri, e amen. Ripartire dai feudi, dalle correnti e aspettare il momento buono – la bollitura a fuoco lento degli ennesimi leader di Governo – per risalire in sella da protagonisti o almeno da comprimari».à
Secondo Saverio Pazzano, «la vittoria al Sud e il trionfo in Calabria del M5S sono la risposta parziale e temporanea a una domanda che rimane inevasa dai tempi in cui si delineò il concetto di questione meridionale: politiche del lavoro attive, politiche culturali, politiche di contrasto alle massomafie. Una parte di voto di opinione che si concentra su questi enormi e irrisolti bisogni e che non ha trovato, dalla fine degli anni ’80 ad oggi, nessun partito di sinistra (che si dichiari tale, cioè) in grado di dare concrete soluzioni: per limiti oggettivi il PD (che è un partito conservatore a tutti gli effetti, con tracce di progressisti all’interno, e con bravi elementi tra gli amministratori locali, che però nelle dinamiche nazionali contano almeno quanto me che scrivo queste cose), per scarsi o nulli risultati elettorali quasi tutti gli altri».
Da dove ripartire? Dagli amministratori locali, dai bravi sindaci che nei comuni fanno i conti con i problemi reali del Paese, dai movimenti, dalle realtà di base ogni volta chiamate in causa per le elezioni e per le quali manca, dal dissolvimento della Prima Repubblica, un progetto nazionale in grado di metterle insieme senza scadenze elettorali, senza diritti di primogenitura, senza steccati ideologici a chi è più di sinistra. Ripartire anche da ciò che manca, e riconoscerlo.
E a Reggio? A Reggio è un’altra storia. O meglio, è, come sempre, un piccolo laboratorio dell’Italia. Siamo tra due fuochi. Una pessima amministrazione a guida PD (o Italia Viva? o Azione? o a guida personalistica?), della quale il PD non ha saputo o voluto arginare i danni. Nel cupio dissolvi di Falcomatà si trova invischiata una città amministrata che peggio non si può. Il tradimento permanente della Primavera. Cosa succederà? I giochi si fanno a Roma, come sempre. Fratelli d’Italia, primo partito nazionale, vorrà consegnare presto o dopo la città a Forza Italia? Aspettiamo i rimpasti in Regione, e strutture e incarichi di Governo per vedere le carte.
Nel frattempo la maggioranza attenderà, cercherà di limitare i danni feudali: il posto liberato in Regione da Irto aumenterà – a rotazione – il potere delle cordate personali in Consiglio comunale – d’interessi collettivi manco a parlarne –, e questo peserà negli equilibri interni.
A Reggio cosa resta? A chi non appartiene ai feudi, a chi davvero vuole avere cura di questa martoriata città? A chi cioè è libero di pensieri, parole, azioni? Provare a resistere, come sempre – è la riflessione di Saverio Pazzano & C. – . Questo centrosinistra e la Destra seguono le stesse logiche, perseguono le stesse finalità con piccole nuance di differenza nell’immagine. Giocano a farsi la guerra, ma flirtano. Come mai siamo gli unici ad avere mosso formalmente la sfiducia al Sindaco e a chiedere che il Comune si costituisca parte civile nel probabile rinvio a giudizio per i presunti brogli? Il consociativismo contro gli interessi della città, per gli interessi dei feudi.
La notizia che già conoscono tutti: Reggio è elettoralmente persa per il centro-sinistra, tanto vale limitare i danni: deleghe, strutture, incarichi, candidature blindate…. La solita storia. Del resto dopo nove anni di devastazione della città, cosa si può pensare altro?
«Ripetiamo – così Pazzano e il movimento La strada – l’invito fatto ormai tre anni fa: “Vogliamo guardare il mostro negli occhi? O vogliamo semplicemente entrare in un derby tra cdx e Falcomatà tra chi sia meno peggio? Questo modello non si può rabberciare, la gestione di Reggio Calabria è fallimentare da ogni punto di vista. La questione morale tocca tutta la città. Bisogna avere il coraggio di demolire e costruire da un’altra parte”. Lo diciamo, senza nascondimenti, a quelle forze progressiste che vogliono davvero cambiare Reggio. A chi, pur riconoscendosi nei simboli di partito di csx, non può riconoscersi nello sfacelo di questa amministrazione. Ora siamo nel Palazzo, ma restiamo in Strada. Ci interessa continuare a costruire un’alternativa solida per un’opposizione vera (e non finta, come Reggio era abituata a vedere) e per una possibilità di Governo. Costruiamo insieme».