Salim Ahmed Mustafa e Hasan Alì Ismail, due egiziani di 38 e 42 anni, sono stati arrestati dalla Squadra Mobile e rinchiusi a Gazzi. Sono accusati di essere gli scafisti del mezzo soccorso nell'ultima operazione nel canale di Sicilia, e sono sbarcati a Messina ieri insieme ad altre 340 persone. Il quarantaduenne era già stato denunciato per ingresso illegale nell’Unione Europea a Lampedusa nel 2008 con un’altra identità ed arrestato a Siracusa nel settembre del 2014 per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Anche in questo caso aveva dichiarato un’altra identità.
Inutili i tentantivi di confondersi tra gli altri messi in atto dai due, che hanno cambiato abbigliamento al momento dei soccorsi e durante la traversata per sfuggire alle autorità. I sopravvissuti, infatti, li hanno descritti dettagliamente e riconosciuti.
I 340 tra uomini, donne e minori sbarcati ieri stanno tutti bene. Sono stati rifocillati, visitati, poi fotosegnalati e trasferiti presso i centri di accoglienza cittadini dove hanno occupato il posto di altri trasferiti altrove in Italia. Sono stati salvati appena in tempo dalla Guardia Costiera Svedese a bordo della Poseidon, che ha individuato lo scafo in legno ormai alla deriva su cui viaggiavano prima che il peggio accadesse.
Hanno viaggiato per sette giorni in mare prima di essere soccorsi. Partiti da zone differenti, sono stati trasferiti sul barcone in legno solo dopo essere passati da un’imbarcazione all’altra, via via più grande, che potesse contenerli tutti. Tre trasbordi in tutto. Privi di documenti o effetti personali, senza più nulla, ormai costretti a bere acqua di mare, hanno rischiato tutto pur di raggiungere l’Europa e fuggire da situazioni disperate.
Una roulette russa, pagata a caro prezzo, circa 2.000 dollari la tariffa standard per imbarcarsi alla buona ed affidarsi alla sorte. Dall’altro lato del Mediterraneo, storie terribili di fame, guerra e persecuzione. Come quella del giovane iracheno scappato in Giordania con la famiglia per sfuggire alle crudeltà dei miliziani dell’ISIS. Poi Siria, Libano, Egitto. Viaggi interminabili, lavori di fortuna fino alla partenza per l’Italia:
“ Circa otto mesi fa, io e la mia famiglia abbiamo lasciato l’Iraq per sfuggire alle crudeltà dei miliziani dell’ISIS. Ci ha seguito anche mio zio, che svolgeva la professione di giudice e quindi temeva per la sua incolumità…La mia intenzione era quella di raggiungere l’Italia, sicché, a tal fine, mio padre ha contattato un cittadino siriano che si è offerto di organizzare il mio viaggio, pretendendo la somma di 2000 dollari. Io e mio padre ci siamo consultati decidendo di comune accordo di accettare…”