Nulla è perfetto, tutto è perfettibile. Ma se il 10 dicembre del 2014 un gruppo di deputati messinesi non avesse organizzato la trasferta dal Ministro Lorenzin “immortalata” nella foto, adesso racconteremmo un’altra storia.
Messina non perdona chi vuol fare, ma se un giorno di dicembre di due anni fa, mentre il destino del Piemonte sembrava segnato definitivamente, la mini-pattuglia messinese formata dai deputati Santi Formica, Beppe Picciolo, Nino Germanà, Enzo Garofalo e Bruno Mancuso, armati di un progetto ancora in fieri, tanta determinazione e altrettanta faccia tosta, non avesse bussato alla porta della Lorenzin, oggi non sarebbe il giorno dell’Irccs-Piemonte.
Strada facendo si sono unite tante forze ed energie, è diventato un lavoro di squadra che ha portato all’approvazione della legge 24, nell’ottobre dello scorso anno, ma questi due anni sono stati scanditi da ostacoli e lungaggini di ogni genere, così come da trappole e strumentalizzazioni.
Ma nel giorno in cui il “primo mattone” del Polo di riabilitazione viene messo è bene anche ricordare che c’è stato chi, contro tutti e tutto, ha deciso di cambiare il corso delle cose ed alla fine c’è riuscito.
Sarà il tempo a dire se è stata vittoria o meno, ma l’aver comunque scongiurato la chiusura del Piemonte e favorito la nascita di qualcosa d’altro, di meglio e di più, è già un traguardo.
E’ bene dirlo senza infigimenti ed ipocrisie: il destino dello storico Piemonte, culla di migliaia di bambini messinesi, pronto soccorso indispensabile nel cuore della città, era segnato. Senza il piano “B”, per quanto possa essere ancora perfettibile, la sorte del nosocomio sarebbe stata la lenta chiusura, pezzo per pezzo.
Invece non è andata così: può piacere o non piacere questo matrimonio, ma è solo grazie all’accorpamento che il Piemonte è ancora lì, destinato a continuare a svolgere la sua funzione, che è quella di curare, assistere, salvare vite.
Non diventerà supermercato, né complesso residenziale.
Nella città delle incompiute, degli scippi, dei silenzi, l’Irccs-Piemonte è un traguardo, un successo raggiunto in appena 2 anni.
Per una volta la nostra politica ha agito in modo unito, anche attraverso un confronto spesso aspro, posizioni diverse, ma alla fine il Piemonte è lì.
Certo, come in ogni guerra si contano i morti e i feriti, come il punto nascite, che non c’è più. Ma l’inaugurazione di oggi ci racconta una storia diversa rispetto al passato. Ci racconta di un lavoro di squadra, fatto anche da chi opera lontano dai riflettori, fatto dai direttori generali, dai direttori scientifici, dai dirigenti del Ministero. Ci racconta di qualcuno che un giorno, invece di subire passivamente o di limitarsi alla protesta, ha aggiunto una proposta.
Due anni dopo, un tempo record per le abitudini messinesi, quella proposta è diventata realtà, nonostante i continui ostacoli e le polemiche.
Può piacere o non piacere, c’è moltissimo ancora da fare, ma il Polo di riabilitazione porta occupazione, porta buona sanità.
E’ la risposta al nichilismo, all’immobilismo ed alla rassegnazione.
E’ il giorno della festa anche per quanti si sono uniti ed hanno dato contributi determinanti, dai sindacati, all’Ars, all’assessore Gucciardi, a quanti hanno tenuto duro nei momenti in cui il banco stava per saltare.
Nessuno si illude, la strada è tutta in salita e solo il tempo dirà se è un progetto vincente o meno.
Ma la vittoria più grande è già stata raggiunta ed è quella contro la parte peggiore di noi stessi.
Rosaria Brancato