«I soldi che mensilmente il Comune prevede di girare a Messinambiente sulla base delle perizie redatte dal Dipartimento Ambiente con la collaborazione dell’Ato3 non bastano. I costi del servizio non sono allineati con le reali esigenze per garantire struttura e servizi, le cifre inserite in perizia non corrispondono ai costi reali e mese dopo mese si continuano a creare debiti perché i costi extra che siamo costretti a sostenere non sono coperti da nulla». Hanno parlato senza peli sulla lingua il commissario di Messinambiente Giovanni Calabrò, il direttore tecnico Roberto Lisi e il responsabile amministrativo Antonino Inferrera, un fiume in piena che ha rotto gli argini durante l’ennessima commissione Bilancio dedicata alla Tari, ai conti che non tornano, ai costi di Messinambiente, alle incertezze dopo due anni e mezzo di un’amministrazione che doveva rivoluzionare la gestione dei rifiuti e che invece si sta dimostrando esattamente in linea con quelle del passato. Quantomeno sull’aspetto economico e gestionale. Senza mezzi termini gli uomini di Messinambiente hanno confermato ciò che Ciacci ha ripetuto fin dal suo arrivo a Messina e fino all’ultima lettera dello scorso 10 luglio indirizzata al Dirigente del dipartimento Ambente: i soldi non bastano. A Messinambiente servono circa 250 mila euro in più al mese e il fatto che anche gli amministratori accorintiani siano a conoscenza delle difficoltà ma allargano le braccia davanti alle richieste dei commissari scelti ad hoc per gestire società e servizi è un dato preoccupante che nessuno può più ignorare.
Nulla di nuovo in quanto dichiarato da Calabrò, Lisi, Inferrera, ma le loro parole pesano come macigni e inchiodano l’amministrazione alle proprie responsabilità perché adesso i consiglieri comunali vogliono assoluta chiarezza su questo buco da 3 milioni di euro che mese dopo mese si sta formando a causa di chi evidentemente fa finta che i problemi non esistano. Ciacci, e dunque prima di lui anche Armando Di Maria, evidentemente avevano ragione: «Questo disallineamento non nasce certo oggi, si tratta di una forbice tra costi presunti e reali che esiste da almeno 7 anni, ma prima forse era più facile spostare somme da una parte all’altra senza dover rendere conto di ogni passo ai cittadini, oggi invece molto attenti visto che il costo del servizio è interamente a carico dei messinesi. Il problema però è sempre lo stesso: prima le perizie venivano redatte unilateralmente da Ato3, ora che se ne occupa il Comune però la musica non è cambiata, le carte sono quelle di un tempo e le metodologie sono sempre le stesse» ha spiegato Inferrera.
Chi pagherà questi 3 milioni circa di potenziale debito fuori bilancio? Perché l’amministrazione non lo ha inserito nei costi Tari evitando ai consiglieri di votare un atto palesemente errato e che immediatamente attirerebbe l’attenzione della Corte dei Conti? Quesiti legittimi di consiglieri comunali che si stanno ritrovando ad assistere a quello che Gino Sturniolo ha etichettato come il fallimento dell’operazione Ciacci, visti i risultati. Leggendo la delibera confezionata dall’amministrazione Accorinti, per il 2015 il costo ammonterebbe a 41.622.000 euro, ma ormai tutti sanno bene che il vero costo della Tari potrebbe schizzare da un momento all’altro sforando i 45 milioni di euro. Un salasso rispetto addirittura all’odiatissima Tares del 2013, quella che portò centinaia di messinesi a protestare davanti Palazzo Zanca.
Poi ci sono anche circa 700 mila euro in più da pagare alla discarica di Motta S. Anastasia perché da maggio ad agosto Messinambiente ha dovuto scaricare i rifiuti fuori orario, facendo di questa modalità una prassi. Tutte situazioni figlie della condizione in cui si trova ad operare Messinambiente, senza possibilità di investimenti e programmazioni a lungo termine che potrebbero consentire un abbattimento di tanti costi extra oggi inevitabili, come la riparazione dei mezzi o i viaggi fuori orario in discarica necessari perché i mezzi a disposizione sono pochi e dunque da gestire a seconda delle esigenze. Un calderone in ebollizione che qualcuno dovrebbe togliere dal fuoco prima che sia troppo tardi.
La Tari dunque è solo la punta dell’iceberg. Un iceberg che rischia di rivelarsi molto più imponente di quanto si potesse immaginare. Costi, cifre, dubbi, timori. La tassa rifiuti 2015 sta creando non poco scompiglio a Palazzo Zanca e l’impressione è che siamo ancora all’inizio. Più si prova a mettere ordine in una discussione che non riesce a trovare soluzione, più saltano fuori elementi preoccupanti, destabilizzanti, contraddittori: la perfetta fotografia della gestione rifiuti da parte dell’amministrazione Accorinti.
La Tari ha portato anche i ieri i consiglieri della I commissione Bilancio a riunirsi per riprendere il discorso su questa tassa che anche quest’anno è tutta sulle spalle dei messinesi e proprio per questo impone maggiore chiarezza e trasparenza. Man mano che si parla però saltano fuori sempre nuovi elementi, nuove cifre, soldi che mancano e che non si chi dovrebbe coprire. Un vaso di Pandora che ormai la commissione presieduta da Carlo Abbate vuole aprire a tutti i costi per dire con chiarezza e trasparenza ai messinesi quanto pagheranno di Tari e perché. «Finalmente abbiamo la possibilità di fare una reale operazione verità sulla gestione dei rifiuti, sui costi effettivi, sulle responsabilità dell’attuale situazione e andremo fino in fondo per provare a mettere ordine in un settore in cui regna il totale disordine» ha spiegato Abbate.
I consiglieri, da Franco Mondello a Pippo Trischitta, passando per Antonella Russo, Pippo De Leo, Giuseppe Santalco, hanno chiesto a gran voce che l’amministrazione ritiri la delibera, tanto non sarebbe una novità, e la modifichi inserendo le somme mancanti. «Devono avere il coraggio di dire che non è cambiato nulla e che la tari costerà più che in passato» hanno dichiarato i consiglieri. Cosa succederà adesso è un’incognita. Di certo c’è che i problemi di Messinambiente sono noti a tutti e ignorarli non farà che peggiorare ancor di più una situazione già di per se intricatissima.
Francesca Stornante