Sembrerebbe che la disperata ricerca di finanziatori privati per il Ponte sullo Stretto di Messina si sia conclusa con un epilogo positivo.
Dopo contatti intercorsi con potenziali governi interessati ad investire nella grande opera quali americani e cinesi, la delegazioni olandesi ed approcci con i pigmei africani e alcune tribù di aborigeni australiani si è fatto avanti il Grande Finanziatore che finanzierà la costruzione del Ponte.
A quanto pare si tratterebbe proprio della Regina Elisabetta d’Inghilterra.
Alla base della decisione di sovvenzionare l’opera non ci sarebbero interessi economici, ma solamente la volontà di riscattare un torto gravissimo perpetrato per secoli dall’intera Inghilterra nei confronti dei messinesi.
Pare che Sua Maestà Britannica, appena ricevuta l’epistola inviataLe dal civico congresso cittadino, si sarebbe immediatamente attivava verificando personalmente l’effettiva origine del Sommo Bardo in riva allo Stretto.
Dicono che il Capo del Commonwealth, assaltata dai sensi di colpa, abbia deciso di risarcire la città di Messina con atti concreti ed immediati.
Finanziare per intero la costruzione del Ponte sullo Stretto rappresenta l’unico ed equo risarcimento dovuto alla città di Messina dalla Corona Inglese.
L’unica condizione posta dalla Regnante è di carattere toponomastico.
Infatti si chiede di chiamare la geniale infrastruttura non più “Ponte sullo Stretto di Messina” ma “Ponte William Shakespeare”.
Offerta sicuramente da accettare in quanto, compreso nel pacchetto, verrà conferito il titolo di Baronetto di Sua Maestà Britannica ad Amministratori locali ed a quelli della Società Ponte William Shakespeare (già Società Ponte sullo Stretto di Messina).
Altre fonti riportano notizie di carattere decisamente opposto.
Pare che a fronte dell’universalità dell’opera di Shakespeare la rivendicazione della natalità di un tale genio sarebbe risibile e, pertanto, l’epistola non sarebbe stata neppure sottoposta alla Regina Elisabetta.
Chissà chi ha ragione?