La scorsa settimana aveva detto che avrebbe valutato il progetto del Ponte sullo Stretto senza pregiudizi. Il pregiudizio ce l’ha messo invece ieri, in un’intervista a Repubblica, il premier Giuseppe Conte, in piena linea coi suoi predecessori, quelli del “sì ma” per poi non fare nulla.
“La questione si porrà quando avremo completato sia le infrastrutture per arrivare al ponte che quelle in Sicilia – ha detto a Repubblica -, di fronte a una rete adeguata avremo il problema dell’ultimo miglio. Ragionare oggi del Ponte dello Stretto è una fuga in avanti. Domani, di fronte a infrastrutture realizzate, ragionarci diventa una necessità”.
Ma quali sarebbero queste infrastrutture da realizzare per arrivare all’ultimo miglio? Conte non le cita.
Ne vengono in mentre tre utili: 1) il raddoppio della ferrovia Messina – Catania, che dovrebbe andare in appalto a breve ma se ne parla da vent’anni; 2) il raddoppio della ferrovia Messina – Palermo, che ha un costo di circa 4 miliardi, cioè quasi quanto il Ponte, mai finanziati; 3) la tangenziale nord di Messina, che ha un costo di circa 400 milioni, necessaria per il collegamento tra le autostrade siciliane e il Ponte e infatti inserita nel progetto del Ponte, anch’essa mai finanziata.
Nonostante lo stesso Conte dica che “per le infrastrutture sono stanziati circa 120 miliardi, naturalmente in più anni, per coprire i vari livelli di avanzamento delle opere”, in realtà per la ferrovia Messina – Palermo e per la tangenziale nord di Messina, tanto per citare le due opere di prossimità più importanti per il Ponte, non c’è un centesimo.
Senza pensare che si debba aspettare la realizzazione delle opere nella Sicilia interna, importanti ma che nulla hanno a che vedere col ponte sullo Stretto, che rappresenta un diritto alla mobilità pari agli altri o forse superiore, considerati i milioni di passeggeri annuali.
Il nodo Ponte sullo Stretto è puramente di tipo tecnico (sul quale devono entrare in merito solo i tecnici) ed economico. Ha un costo elevato ma non superiore a quello di altre grandi opere realizzate in gran parte al centronord. Non si capisce perché la levata di scudi ci sia solo per il Ponte e non per le altre mega opere.
Per diminuire il divario tra nord e sud servono investimenti plurimiliardari al sud, sulla sanità, la messa in sicurezza del territorio e le infrastrutture, compreso il Ponte. E le questioni vanno affrontate contemporaneamente perché le opere pubbliche richiedono decenni per essere realizzate.
Dire che prima vanno completate “sia le infrastrutture per arrivare al ponte che quelle in Sicilia” equivale a dire che per la Sicilia si farà poco o nulla, né il ponte né altro, proprio come accaduto negli ultimi anni, per poi “meravigliarsi” della continua emigrazione da sud a nord.