MESSINA – “Cambiano i suonatori ma a quanto pare per quanto riguarda le infrastrutture e il Ponte la musica è la stessa. Il no del ministro Giovannini al Ponte dello Stretto nel Recovery Fund è da censurare, una decisione che lascia il Sud al di fuori dell’Europa”. A sostenerlo è Pino Galluzzo, presidente dell’Intergruppo continuità territoriale, ponte e infrastrutture all’Assemblea regionale siciliana. “Sono certo che nel governo Draghi, che nasce all’insegna dell’unità nazionale e per far superare il gap tra il Nord e il Sud – prosegue il deputato – la maggioranza delle forze politiche non la pensa come il ministro Giovannini che evidentemente ha avuto un attacco di “grillite”. La compattezza di tutti i parlamentari del sud e soprattutto siciliani deve fare fronte comune contro una decisione scellerata che vogliamo si riveda. Occorre un confronto tra i governatori delle Regioni del Sud e il governo Draghi per scongiurare l’ennesima posizione ideologica”.
“Convintamente ho aderito all’Intergruppo parlamentare ‘Ponte sullo Stretto – rilancio e sviluppo italiano che parte dal Sud’. Una grande opera e’ naturale che coinvolga tutti coloro che sperano e puntano ad una Nazione moderna ed efficiente. Fratelli d’Italia e’ sempre stata favorevole e ha piu’ volte presentato iniziative parlamentari per il collegamento stabile tra le due sponde dello Stretto. L’infrastruttura e’ strategica e non solo per il Sud: commercio, turismo, trasporti… utilità’ e benefici, sarebbero infiniti. Purtroppo, causa una politica miope ed egoista, ad oggi, restiamo l’unico Paese al Mondo dove non si e’ riusciti a realizzare un collegamento con il continente. La Sicilia e’ isolata per meno di 2 miglia marine. Auspico che questa nuova e ampia unità’ d’intenti, porti davvero alla posa della prima pietra”. Così’ il deputato di Fratelli d’Italia Carmela Ella Bucalo, componente della commissione Lavoro.
Altrettanto perentoria la reazione della deputata Matilde Siracusano (Fi). “Lasciare la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina fuori dal Recovery Plan – spiega – sarebbe un errore gravissimo, che andrebbe a colpire in modo drammatico il Mezzogiorno, condannandolo definitivamente ad un ritardo infrastrutturale incolmabile nei confronti del resto del Paese. Le risorse del Recovery servono per finanziare la costruzione di strade, autostrade e alta velocità? Benissimo, siamo d’accordo. Ma una parte di esse (per le opere a terra) insieme ai fondi strutturali europei, andrebbe impiegata in una grande opera di collegamento stabile tra Sicilia e Calabria. Il ministro Giovannini la pensa diversamente? Che ci sia allora una decisione collegiale, che coinvolga l’intero governo. Oltretutto – chiosae Siracusano – gran parte dei parlamentari che compongono la maggioranza hanno appena costituito un intergruppo proprio per il Ponte sullo Stretto di Messina. E se è vero che questo esecutivo vuole ripristinare la centralità del rapporto con il Parlamento, questo è un dettaglio che non può essere trascurato né liquidato velocemente con una secca bocciatura. Appare, inoltre, alquanto misterioso che la relazione dell’ormai famosa Commissione ministeriale istituita dalla De Micheli, non sia ancora conclusa, essendo trascorsi 6 mesi dall’inizio dei suoi lavori.
Tra gli obiettivi dei prossimi anni il premier Draghi ha annoverato la crescita, anche del Sud, e una vera transizione ecologica. Per raggiungere entrambi questi traguardi – conclude Siracusano – la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina non è un’opzione, è l’unica scelta di buon senso da fare, e anche subito”.
Sull’argomento è intervenuto anche il presidente di Ance Messina Pippo Ricciardello. “Negli ultimi giorni – esordisce – sembra esserci stato un risveglio dell’interesse da parte del Parlamento e del Governo nei confronti del nostro territorio. Sbaraccamento, monitoraggio rete autostradale, ponte sullo Stretto, infrastrutture del Piano di Resilienza e Recovery Plan hanno spazio sui media nazionali e Messina viene inserita come nodo strategico per la ripresa del Paese dopo la pandemia. Adesso, però, occorre passare dalle parole ai fatti”.
«La cruciale importanza, per il futuro del Sud e dell’Italia intera, di una soluzione al nodo del collegamento diretto fra Sicilia e Calabria, chiama tutti gli attori istituzionali a un’assunzione di responsabilità. Siamo convinti infatti che ogni decisione o percorso di confronto che riguardi l’attraversamento stabile dello Stretto sia opportuno che passi da un dialogo franco e documentato fra Roma, le Regioni e le comunità locali, fino anche all’Europa. In questo senso, il presidente Musumeci ha già consegnato tale auspicio al ministro Giovannini e al Governo nazionale. La prospettiva di un Mezzogiorno che rialza la testa è legata a doppio filo a infrastrutture come il Ponte o l’Alta velocità in Sicilia. Infrastrutture che, come avvenuto con le opere post Unità d’Italia o del Dopoguerra, siano l’effettiva soluzione al divario fra Nord e Sud». Lo dichiara Marco Falcone, assessore alle Infrastrutture della Regione Siciliana.
“La Sicilia ha bisogno del Ponte e vuole il Ponte sullo Stretto di Messina per non essere tagliata dal resto dell’Italia in un’Europa e un mondo che corrono. Le parole del ministro Giovannini, il quale ha affermato che il Ponte sullo Stretto, è fuori del Recovery Plan, adesso, ci fanno comprendere bene quale sia il posto di questa opera fondamentale non solo per i siciliani nell’agenda del governo Draghi”. Lo dice Elvira Amata, capo gruppo di Fratelli d’Italia all’Ars, dopo le affermazioni del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Enrico Giovannini in un intervento nella ‘War Room’ del giornalista Enrico Cisnetto. “Se Draghi vuole accelerare su una più rapida connessione della Sicilia e del Mezzogiorno al resto d’Italia non può consentire di mettere il Ponte sullo Stretto in secondo piano – sottolinea Amata -. Ci auguriamo che anche il presidente della Regione Nello Musumeci, assieme al collega vicepresidente della Regione Calabria Nino Spirlì, possa intervenire a sostegno dell’unica opera che davvero può cambiare le sorti delle regioni più a Sud del Paese. Si parla ancora di commissioni, di documenti, di dibattiti mentre Sicilia e Calabria restano fanalino di coda in un Paese in piena crisi. Ma è ancora possibile pensare alla realizzazione del Ponte guardando agli aspetti ideologici?”, si chiede Elvira Amata, che conclude: “Bisogna guardare esclusivamente agli effetti sociali, economici e pratici di una infrastruttura che se costruita sarà in grado di far ripartire l’Italia tutta, utile al nostro Paese e all’Europa e che potrebbe generare di per sé un’attrattiva turistica unica”. L’anno scorso l’Ars aveva approvato all’unanimità un ordine del giorno di Fratelli d’Italia, proposto da Elvira Amata, che impegnava il governatore nello Musumeci a riaprire il dialogo con Roma e con il governo, affinché l’opera fosse inserita nelle priorità dell’esecutivo nazionale.