I moderati sono quasi in minoranza. Ci sono i sì Ponte oltranzisti, quelli per i quali va fatto a tutti i costi perché darebbe al territorio in declino occasioni di rinascita. E poi i no Ponte oltranzisti, quelli secondo cui la costruzione sarebbe una sciagura che distruggerebbe il territorio.
Ormai sembra una gara tra tifoserie. Da una curva parte un coro, dall’altra la risposta. Tutto condito da una campagna elettorale in corso per le europee, che non fa altro che peggiorare il dibattito, perché si sa che in questi casi annunci e controannunci si sprecano.
Che l’annuncio di via libera del Cipess (il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) entro il 30 giugno fosse inverosimile era chiaro a molti, a partire da quelli che protestavano dicendo che era impossibile chiudere l’iter progettuale in così poco. Ma anche la richiesta di più tempo, da parte della società Stretto di Messina, è diventata terra di scontro.
E così sembra venirne fuori una al giorno. Un quotidiano online riporta le affermazioni dell’ingegner Antonino Risitano, secondo cui il Ponte non si può fare per l’impossibilità di testare i cavi. La società Stretto di Messina replica che sì, si può fare. Non manca, ovviamente, la controreplica di chi contesta la replica.
Repubblica riporta un “nuovo allarme: il pilone calabrese sulla faglia attiva”. Ciucci smentisce subito.
Ma cosa può saperne il cittadino medio di questioni così tecniche?
Fra gli “assolutamente sì Ponte” e gli “assolutamente no Ponte” c’è una terza categoria: quelli che credono che sì, forse un Ponte potrebbe essere utile, del resto nel mondo ne hanno costruiti tanti, ma hanno scarsa, scarsissima fiducia nei confronti della Politica e di tutto ciò che ruota intorno al progetto.
Una scarsa fiducia giustificata dal fatto che ormai da decenni la Sicilia sconta un grande divario infrastrutturale col resto d’Italia e d’Europa. E nell’ultimo decennio, cioè nel periodo in cui il progetto del Ponte è stato prima fermato e poi riattivato (leggi 221/2012 e 58/2023), non è cambiato granché. I Governi? Tre Pd (Letta, Renzi e Gentiloni dal 2013 al 2018), poi i 5 Stelle (due governi Conte dal 2018 al 2021, il primo con la Lega e il secondo col Pd) e Draghi (dal 2021 al 2022 la maxi coalizione).
Di recente, in verità, qualcosa si sta muovendo. Ancora poco rispetto a ciò che serve ma un piccolo segnale di controtendenza rispetto al nulla (o quasi) degli anni precedenti.
Qualche esempio sul fronte ferroviario: ad agosto 2022 sono finalmente iniziati i lavori di raddoppio della Messina – Catania, a dicembre 2018 il raddoppio della Catania – Catenanuova e di recente della parte restante Catenanuova – Fiumetorto (linea Catania – Palermo), i lavori in corso per la riattivazione della Palermo – Trapani, l’ammodernamento della Siracusa – Ragusa – Caltanissetta, la ripresa del raddoppio Cefalù – Castelbuono (linea Messina – Palermo, mentre attendiamo notizie per la parte restante fino a Patti).
Sul fronte stradale, invece, in Sicilia Orientale a dicembre 2023 l’autostrada è stata prolungata fino a Modica (220 km da Messina), a maggio 2023 sono iniziati i lavori di raddoppio della Ragusa – Catania, mentre dovrebbe concludersi entro fine 2024 il raddoppio della Caltanissetta – Agrigento.
E il progetto del Ponte comprende proprio opere stradali e ferroviarie. In particolare, a Messina, la tanto agognata tangenziale nord, 10 km di autostrada da Giostra a Ganzirri, che consentirebbero un fondamentale collegamento veloce con l’ospedale Papardo e l’intera zona. E poi 18 km di ferrovia, in gran parte sotterranea, sempre fino allo stesso punto di sbocco ma in questo caso a partire da via Santa Cecilia. Un’opera devastante per alcuni mentre, a poca distanza, di chilometri ferroviari sotterranei se ne stanno costruendo 40 senza proteste.
Secondo “Invece del Ponte”, però, il progetto “è un grande bluff”. Se così fosse è un bluff che non potrà durare a lungo. La società Stretto di Messina, dopo la richiesta di proroga, si dice pronta a inviare i documenti necessari a metà settembre, poi dovrà arrivare il responso sulla valutazione d’impatto ambientale. E dopo ancora, eventualmente, quello da parte del Cipess. Se di bluff si tratta, quindi, al massimo entro fine anno verrebbe smascherato. E se il Ponte non si può tecnicamente fare, come sostengono alcuni, vorrà dire che non si farà.
Se anche fosse un bluff, purtroppo non sarebbe il primo. La storia italiana è piena di annunci non rispettati sulle opere pubbliche e di progetti ipotizzati e non portati a compimento.
Che si faccia o non si faccia, sarebbe auspicabile attendere serenamente il responso sull’iter progettuale, senza trasformarsi in tifosi ad ogni minima trovata. Anche perché il progetto del Ponte, sia in questa fase che in un’eventuale fase successiva, non deve rappresentare una giustificazione per distogliere lo sguardo dal resto. Ponte sì o no, c’è tanto altro da fare per dare sviluppo al territorio, che secondo alcuni può bastare e secondo altri no ma, almeno su questa necessità, bisognerebbe essere tutti d’accordo e fare fronte comune.
Se ne parla da troppo tempo, con pochi fatti concreti, ma Messina deve continuare a perseguire, e auspicabilmente raggiungere prima possibile, alcuni obiettivi storici che possono contribuire al salto di qualità: uno, ad esempio, è in corso ed è il recupero del lungomare della Fiera, che nei programmi dovrebbe proseguire fino all’Annunziata. Ma siamo ancora fermi per la Zona Falcata e per tanti altri temi su cui negli ultimi venti o trent’anni si è proceduto troppo a rilento.