VILLA SAN GIOVANNI – “Ponte: le integrazioni della società Stretto di Messina non convincono”. Dopo l’annuncio della presentazione entro i termini delle integrazioni richieste dal Mase (ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica), il comitato Titengostretto, nel prenderne visione, ha “notato una serie di rimandi e pochi studi, soprattutto sulle faglie attive e capaci nel territorio villese, restano aperti gli interrogativi principali: cavi, materiali, piani economici e di cantierizzazione di qua e di là dallo Stretto”.
A palazzo Zanca il 3 ottobre scorso, partecipando all’assemblea pubblica di Invece del ponte a Messina, Rossella Bulsei (nella foto), presidente di Titengostretto, realtà di Villa San Giovanni, ha fatto precedere il suo intervento dalla lettura dell’articolo 21 della Costituzione. Il tutto “per fugare il sospetto del terrorismo della parola e ricordare che la libertà di espressione del pensiero è diritto inalienabile dei cittadini italiani”. Filo conduttore la questione espropri, previsti per la pubblica utilità, ma rifiutati dai destinatari, “per la conclamata inutilità e documentata insostenibilità di un’opera il cui progetto ancora oggi, da più parti è considerato non definitivo”, sottolinea la presidente.
Ecco la posizione del comitato, collegato con le realtà no ponte di Messina: “Dati alla mano, tecnici ed esperti di chiara fama rimarcano la carenza della documentazione di un progetto che appare blindato dalle risposte di SdM, dalle rassicurazioni a mezzo stampa dell’amministratore delegato Ciucci, garantito dal dl 89 convertito in Legge 120 per le infrastrutture. E co il decreto sicurezza, il 1660, che inasprendo le sanzioni, sembrerebbe voler tacitare l’espressione del dissenso anche nelle forme civili e del dibattito pubblico che – come è noto- è stato inibito ab origine su quest’opera della quale è concesso solo propagandare la bontà”.
Se da un lato “è tutto a posto”, dall’altro “si confermano anche nei documenti del 13 settembre, tutti i dubbi sulla reale fattibilità dell’opera che si traducono inevitabilmente nel rischio incompiuta, che costerà ai territori lo sconvolgimento urbanistico e ambientale e l’aggressione ai cittadini in particolar modo ai destinatari di esproprio. Usiamo i termini sconvolgimento e aggressione perché di questo si tratta. Abbiamo assistito al Consiglio comunale del 9 ottobre con particolare attenzione alla lunga discussione del quarto punto all’ordine del giorno: osservazioni concernenti la documentazione presentata dalla Stretto di Messina nell’ambito delle richieste di integrazioni del Mase”.
E ancora: “Una seduta, quella di mercoledì, che affrontava il tema del futuro della città e la visione che si ha di essa, ivi compresi i destini dei cittadini tutti e non solo degli espropriandi i quali saranno i primi ma non i soli a subire gravi disagi. Sugli espropriandi grava già adesso il danno materiale del vincolo preordinato all’esproprio e quello esistenziale la cui portata è impossibile da comprendere da chi non ha mai varcato la soglia di una delle case colorate di giallo nelle tavole della società Stretto di Messina”.
Ampio dibattito in Consiglio comunale sul ponte a Villa San Giovanni. Si sono avvicendati gli interventi dei consiglieri di maggioranza e minoranza e del sindaco in un susseguirsi di dichiarazioni, analisi, risultati di indagini. Per la rappresentante di Titengostretto, “dello sviluppo ipotetico del ponte, evocato da alcuni consiglieri, non sarà beneficiaria la città. Città che, al contrario, anziché vedere il rientro dei suoi giovani, potrebbe andare incontro allo spopolamento e non solo di coloro che saranno obbligati a cambiare casa e probabilmente, Comune di residenza.
In ogni caso, entro il prossimo 13 ottobre saranno inviate le controdeduzioni alle integrazioni da parte di enti, partiti, associazioni e comitati al Mase. “Resta alta l’attenzione del comitato Titengostretto e di tutti i cittadini espropriandi, i quali legittimamente e nel rispetto delle istituzioni non possono accettare che venga loro chiesto un sacrificio per qualcosa che adesso più di prima appare palesemente inutile”, rimarca Rossella Bulsei.