Un versamento da 20 euro e 30 giorni di attesa per avere un attestato sulla denominazione di una strada o sulla numerazione civica. 30 euro invece, e sempre un mese di attesa, per ottenere il sopralluogo per l’assegnazione del numero civico nei casi in cui questo manchi totalmente. Sono queste le nuove tariffe che i cittadini messinesi dovranno pagare per avere questi servizi dal Comune. Lo ha deciso l’amministrazione Accorinti e hanno dato il via libera i consiglieri comunali che hanno deciso di votare il provvedimento. Tra qualche dubbio, visto che appena due mesi fa lo stesso consiglio aveva votato per affidare il servizio di revisione e numerazione civica ad una società esterne, e tante polemiche, visto che in tanti in aula non hanno gradito l’introduzione di un nuovo balzello per i cittadini, 12 consiglieri comunali hanno detto sì alle nuove tariffe. Dunque da ora in poi chi presenta domanda per avere questi certificati dovrà sborsare queste somme.
Una delibera che in aula ha scaldato gli animi. Il primo a polemizzare è stato il capogruppo di Forza Italia Pippo Trischitta che ha considerato “vessatoria” nei confronti dei cittadini la politica messa in atto dall’amministrazione Accorinti: «Il Sindaco, che costa alle casse comunali più di ogni suo predecessore quando la Casa di Vincenzo è senza fondi, porta avanti una politica contro i cittadini che trova fondamento nelle ideologie di un movimento ipocrita, che predica bene e razzola male e che non ha il coraggio di ribellarsi al suo “santone”» ha detto senza mezzi termini Trischitta
A rincarare la dose anche il collega Daniele Zuccarello: «Quando si chiede di pagare un’imposta, occorre capire perché si dovrebbe pagare quell’imposta e perché nella misura di 30 euro. Se ad un cittadino si sta chiedendo di pagare, lo si fa per lo svolgimento di un servizio e per i costi relativi. In più, da un lato si affida il servizio ad una società cooperativa e dall'altro si stanno chiedendo dei soldi ai cittadini, 30 euro solo per la certificazione e l'adeguamento rispetto a una legge del 1997, riconducibile all'articolo 44 comma 4, laddove si parla di uno o più regolamenti da emanare entro 90 giorni, cosa non fatta, dall'entrata in vigore della legge, una legge del 1997. È vero che ci si trova in presenza di un dettato di legge, ma è altrettanto vero che la legge afferma che entro 15 giorni gli enti locali avrebbero dovuto aggiornarsi: dal 1997 sono trascorsi vent'anni».
Anche il capogruppo dei centristi Franco Mondello ha chiesto perchè si stato deciso che va pagata una somma determinata e come si sia arrivati a questa scelta: «Vi è un problema economico vissuto da tante famiglie e non va dimenticato che i numeri civici nel centro della città sono stati fatti; il problema dei numeri civici lo si riscontra in quelle aree in cui vi sono le contrade, zone non urbanizzate negli ultimi trent'anni, e allora bisogna capire se è equa l'unità di misura del tributo.
Nella totale assenza di assessori, dirigenti e funzionari che potessero dirimere le tante perplessità sollevate, è stato il consigliere Pd Gaetano Gennaro a “difendere” questo provvedimento da attacchi che qualcuno ha definito sterili e strumentali: «Una lettura anche non approfondita dell’atto avrebbe fatto comprendere che esso è rispettoso della legge n. 449 del 1997, citata nella premessa dello stesso, in ordine ai contributi per le prestazioni che non rientrano tra i servizi pubblici essenziali. Insomma, non sono di fronte ad un “capriccio” dell’Amministrazione, ma ad un preciso dettato normativo che, se fosse disatteso, comporterebbe minori entrate ed un danno erariale per l’Ente: per quale motivo complicare una delibera così semplice?»
Nessuno però ha risposto alle domande. Tanto che la seduta stava per saltare. E invece alla fine il colpo di scena: 12 voti favorevoli, 10 astenuti. E via libera al nuovo tributo. Da oggi si paga per certificati sulla denominazione della strada e sui numeri civici.
Francesca Stornante