Un esercito di precari che, nonostante le innumerevoli proteste, non è ancora riuscito da un limbo che dura da una vita. Tremila sono quelli contrattualizzati a 18 e a 24 ore settimanali a tempo determinato, 1800 i lavoratori ASU addetti ad Attività Socialmente Utili con sussidio di disoccupazione mensile di 540 euro senza contributi previdenziali ed assistenziali di cui un migliaio in servizio nei Comuni e nelle Asp, 800 i dipendenti da cooperative e parrocchie utilizzati in vari Enti in forza di convenzioni. Sono solo alcuni dei numeri che le Organizzazioni sindacali hanno presentato questa mattina al Prefetto di Messina a margine della manifestazione che si è tenuta sotto il Palazzo del Governo per rimettere al centro del dibattito politico la problematica della stabilizzazione dei lavoratori precari delle amministrazioni pubbliche siciliane. Una protesta che in contemporanea ha toccato le Prefetture di tutte le nove province siciliane perché quello del precariato è un problema di dimensioni mastodontiche che investe tutta la Sicilia.
I sindacati hanno denunciato come tutti gli sforzi messi in campo per risolvere una questione sociale ormai più che ventennale rischiano di infrangersi sugli scogli dell’inerzia politica a tutti i livelli di governo, dimostrando una totale incapacità a gestire gli esiti di quel confronto. Secondo Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl sul banco degli imputati c’è l’inerzia della Regione che non ha istituito “una cabina di regia che governasse i processi insieme agli attori interessati” e molti amministratori locali che " si sono girati dall’altra parte negli anni passati in cui percorsi legislativi più favorevoli avrebbero consentito la stabilizzazione di questi lavoratori con molte meno difficoltà e vincoli rispetto a quelli oggi vigenti.”
“Il prossimo 31 dicembre – sottolinea Calogero Emanuele, segretario generale della Cisl Fp di Messina – scadranno i contratti a tempo determinato e se non vengono adottate le delibere di approvazione dei piani triennali delle assunzioni, dal 1 gennaio resteranno a casa circa 5000 persone solo in provincia di Messina. Con i piani approvati, invece, si metteranno in sicurezza sino al 2016. La Regione – afferma ancora Emanuele – deve assicurare il finanziamento delle risorse sino al riassorbimento totale grazie al turn over e ai pensionamenti che si verificheranno nel tempo. Chiediamo alla Regione di vigilare sulla puntuale applicazione della legge e agli Assessorati al Lavoro e alla Funzione Pubblica di assumere posizioni univoche e concertate”