Abbandoni, maltrattamenti, crudeltà, assenza di politiche a tutela degli animali da affezione e mancata applicazione della normativa in tema di prevenzione del randagismo.
La città dello Stretto continua giorno dopo giorno a voltare colpevolmente le spalle ad un emergenza di proporzioni vastissime, mentre centinaia di animali continuano a morire sulle nostre strade per mano dell’uomo.
Ma per quanto una città potrà continuare a sottrarsi alle proprie responsabilità invocando l’esistenza di emergenze più gravi e prioritarie?
Un' emergenza, per quanto onerosa, può annullarne un'altra o essere concorrenziale rispetto a questa?
Una guerra tra poveri nella quale a perdere, in attesa che anche per loro arrivi un po’ di compassione, sono sempre i randagi che vivono nella città dello Stretto ed i volontari che se ne occupano.
Una condizione insostenibile contro la quale l’associazione Animalisti Italiani onlus, operate su tutto il territorio nazionale, ha deciso di prendere formale posizione attraverso un documento redatto dal proprio legale e recapitato in queste ore sul tavolo del sindaco Renato Accorinti e del Prefetto Stefano Trotta.
“Con specifico riguardo alla realtà messinese – spiega Enrico Rizzi coordinatore nazionale del movimento animalista – abbiamo avuto modo di prendere atto, in relazione al costante flusso di segnalazioni che giornalmente ci pervengono dai cittadini messinesi, dell’esistenza di cani e gatti abbandonati ed incidentati necessitanti di urgenti ed adeguate cure mediche e sanitarie.
Una realtà, che in relazione alla continue denuncie pervenuteci, negli anni è cresciuta e si è ulteriormente aggravata anche in virtù della circostanza che il Comune di Messina risulta ad oggi sprovvisto di un vero e proprio canile municipale.
Le continue ed accorate segnalazioni che si levano dal territorio messinese denunciano inoltre un limitato intervento da parte delle istituzioni locali che dovrebbe essere finalizzato ed indirizzato a fornire risposte adeguate e rispettose della normativa in tema di diritti e tutela degli animali.
Circostanze alla luce della quali ci appare opportuno e necessario ricordare – si legge testualmente nel documento proveniente da Roma – come ai sensi dell’art.1 comma I della legge Regionale n.15 del 3 luglio 2000, la Regione Sicilia, in attuazione di quanto disposto dalla legge nazionale n.281 del 14 agosto 1991 (Legge quadro in materia di animali d’affezione e prevenzione del randagismo), anche al fine di favorire la corretta convivenza tra uomo ed animale, promuove la prevenzione del randagismo, la protezione e la tutela degli animali d’affezione, sancisce il diritto alla dignità di esseri viventi ed il rispetto delle esigenze fisiologiche ed etologiche, condannando ogni forma di maltrattamento compreso l’abbandono”.
Il coordinatore di Animalisti Italiani sgombra poi il campo e precisa: “Il servizio di prevenzione e controllo del randagismo è un servizio igienico-sanitario pubblico obbligatorio per i Comuni e questo ai sensi della legge 281/91, della legge 15/2000 e del Regolamento di Polizia Veterinaria 320/1954. Provvedimenti normativi che attribuiscono al Sindaco – si legge nero su bianco nel documento inviato da Roma – in qualità di massima Autorità sanitaria locale (l. 833/1978 e d.lgs. 112/1998) e di pubblica sicurezza (T.U.L.P.S. – R.D. n. 733/1931), la responsabilità di intervenire al fine di assicurare e garantire il benessere degli animali presenti sul proprio territorio (D.P.R. 31.3.1979).
Attribuzioni che impongono al Sindaco – sottolinea Rizzi – il dovere di intervenire per fronte a situazioni di degrado socio-sanitario: diversamente, di fronte all’assenza di interventi in tal senso – prosegue il coordinatore nazionale di Animalisti Italiani – si configura a carico del Primo Cittadino la fattispecie di rifiuto di atti d’ufficio, art. 328 del c.p.
In ragione dell’indicata inerzia nella quale continuano a versare le istituzioni comunali della città di Messina, nel far fronte all’emergenza della gestione del randagismo, Animalisti Italiani – spiega Rizzi – invita dunque l’amministrazione ad intervenire celermente, affinché possano adottarsi tutte le misure che si riterranno opportune e necessarie, nel rispetto del benessere psico-fisico degli animali, per contrastare il fenomeno del randagismo con particolare attenzione e riguardo ad iniziative veterinarie e sanitarie legate al controllo riproduttivo dei randagi, nonché alla cura degli stessi e degli altri pubblici servizi in materia igienico- sanitaria attuati dall’ASP sia in esecuzione della l.r. 15/2000 sia in relazione alle Linee Guida dell’Assessorato regionale alla salute in punto di presidi veterinari (canili ed ambulatori comunali per le sterilizzazioni)”.
Animalisti Italiani, attraverso il coordinatore nazionale Enrico Rizzi, si rivolge poi al Prefetto Trotta “affinché questo eserciti i poteri sostitutivi di intervento contemplati nel T.U.E.L. (d.lgs. 267/2000), nel T.U.L.P.S., nel d.lgs. n. 300/1999 e nella L. 121/1981.
In caso di inadempienza da parte delle Autorità competenti, rispetto alla necessità di far fronte alle improrogabili esigenze di tutela del benessere degli animali e della salute pubblica, provvederemo ad adire l’Autorità Giudiziaria ordinaria, al fine di segnalare la relativa omissione”.
(Emma De Maria)