"Una phabula contro il bullismo" è un progetto condiviso tra la Città Metropolitana di Messina e le associazioni Frame Sicilia e l'Arcigay di Messina. A Palazzo dei Leoni si è svolto un incontro, rivolto ai dirigenti scolastici, ai docenti ed agli studenti di tutte le scuole superiori di Messina e provincia, finalizzato a favorire il coinvolgimento del mondo della scuola nella delicata tematica di combattere il pregiudizio in generale e, in particolare, il bullismo omofobico e la discriminazione di genere nelle scuole siciliane.
Per la Città Metropolitana hanno portato i saluti il sindaco metropolitano Renato Accorinti e la segretaria generale Maria Angela Caponetti, che hanno sottolineato il ruolo dell’Ente intermedio nel promuovere politiche inclusive, rispettose delle diversità ed azioni di prevenzione delle intolleranze, attraverso protocolli d’intesa con funzione di collante tra i vari attori della società, in una logica di inclusione dei “diversi”. Su questa base la Città Metropolitana, già da alcuni anni, ha siglato uno specifico accordo con la Uepe (Ufficio Esecuzione Penale Esterna), finalizzato ad accogliere soggetti ammessi a misura alternativa o alla sospensione del procedimento penale con la messa in prova attraverso lo sviluppo di attività riparative a vantaggio della collettività, con risultati straordinariamente positivi.
Antonina Santisi, assessore ai servizi sociali, plaudendo alla iniziativa per come è riuscita a costruire con profitto sinergie anche su tematiche assai delicate, ha dato la disponibilità all’’adozione di un analogo protocollo d’intesa da parte del Comune di Messina. L’intervento del dott. Marcello La Bella, del compartimento Sicilia orientale della Polizia postale, oltre a sottolineare gli aspetti di responsabilità penale da parte dei minori e delle loro famiglie previsti nella nuova legge sul cyberbullismo, sfatando il mito dell’anonimato di Internet, ha evidenziato il fallimento di tutti gli attori quando si giunge ad affrontare la problematica dal punto di vista penale, dei ragazzi che, con grande superficialità e poca consapevolezza, commettono il reato e si trovano ad affrontare problematiche assi pesanti insieme alle loro famiglie, delle Istituzioni che non hanno vigilato a sufficienza, della scuola che non riesce a dare i giusti messaggi, informando nel contempo i ragazzi delle pesanti responsabilità che comportano determinati comportamenti ed infine la ricaduta sulle vittime sempre devastante, a volte drammatica: l’unica arma efficace è quella della prevenzione e l’educare i nostri ragazzi ad un uso consapevole e responsabile di internet.