CittadinanzAttiva ha chiesto a Luca Eller, assessore al patrimonio del Comune di Messina, di provvedere all’acquisizione degli strumenti della ATI Fenice Spa, il Monitore Ambientale che ha svolto per conto della Società Stretto di Messina l'attività di monitoraggio ambientale, territoriale e sociale per la fase ante operam del Ponte sullo Stretto e dei suoi collegamenti stradali e ferroviari. «L’ing. Giovanni Caminiti, responsabile per l’ambiente di CittadinanzAttiva, -si legge in una nota – ritiene che la rete di monitoraggio ambientale, dati e software di gestione, installati sul territorio messinese e calabrese, sia un patrimonio prezioso per l’area dello Stretto, da non disperdere, anche in vista della redazione di un indispensabile serio piano preventivo antisismico.» CittadinanzAttiva invoca «la definizione di un accordo procedimentale con il Ministero delle Infrastrutture, oggi succeduto alla Stretto di Messina». La gestione del patrimonio verrebbe poi affidata al Dipartimento di Ingegneria dell’Università ed all’ARPA Sicilia, «che hanno già dichiarato la loro disponibilità di massima in occasione di un incontro tenuto al Genio Civile alla presenza dell’assessore regionale territorio e ambiente Lo Bello». All’ARPA dovrebbe essere consegnata la banca dati ambientali sulla qualità di aria e acqua, acquisiti nel corso delle attività di monitoraggio. Dati che «rappresentano un patrimonio prezioso per il nostro territorio». Alla facoltà di Ingegneria, invece, andrebbero affidate la gestione delle apparecchiature utili all’osservazione dei movimenti del suolo nelle aree in frana e i risultati dei sondaggi effettuati in diverse località. «La necessità di agire con la massima urgenza – aggiungono dall’associazione – dipende dal fatto che dal 1 marzo 2013 sono caducate tutte le convenzioni, tra cui quella con il Monitore Ambientale. Dunque, al momento, sono state sospese le attività, e le apparecchiature installate rischiano la totale dismissione impedendo l’acquisizione di un costante flusso di dati ambientali assolutamente unico nel territorio italiano». Il Progetto di Monitoraggio Ambientale Territoriale e Sociale (PMATSU) non è stato pensato solo come mero controllo delle condizioni ambientali ma anche come strumento di conoscenza del territorio e delle sue dinamiche. Gli studi non sono stati condotti solo all’interno delle “aree di cantiere” (pari a circa 20 km2), ma su una più estesa porzione di territorio (“area vasta”) interessata dalle possibili trasformazioni territoriali indotte dalla realizzazione del progetto. Il monitoraggio di “area vasta” ha incluso, quindi, oltre a una porzione di territorio (circa 100 km2), anche un paraggio marino (circa 1.500 km2) dedicato al monitoraggio dei mammiferi marini. Gli ambiti presi in esame hanno riguardato l’atmosfera, le acque superficiali e sotterranee, l’ambiente marino, il suolo e il sottosuolo, la vegetazione, la fauna, gli ecosistemi, il rumore, le vibrazioni, il paesaggio, lo stato fisico dei luoghi e la viabilità dei cantieri, i campi elettromagnetici, l’ambiente sociale. La rete di monitoraggio coinvolge più di 2.300 stazioni di misura, di cui circa 250 hanno operano in continuo. Le cabine di qualità dell’aria (14 centraline), la rete inclinometrica (160 inclinometri), le stazioni topografiche totali (6 stazioni), i correntometri e le sonde CTD (3 correntometri e 3 sonde CTD), le centraline meteo (3 centraline) e i sensori traffico (8 sensori) rischiano la totale dismissione. Gabriele Quattrocchi