La conferenza stampa di ieri mattina è stata surreale. Il sabato sera, e con urgenza, l’amministrazione ha convocato la stampa per la mattina di domenica, annunciando un’operazione verità che si è invece rivelata come l’ennesima ripetizione del mantra sulle responsabilità altrui, senza nulla aggiungere alla telenovela sul bilancio.
L’hanno chiamata Operazione verità, ma l’unica verità che è emersa è l’incapacità di un’amministrazione autoreferenziale di allontanarsi dal ritornello dello scaricabarile per affrontare con umiltà la drammaticità del momento. Ascoltando le dichiarazioni di Accorinti ed Eller si potrebbe avere l’impressione che nei 3 anni trascorsi siano stati altri, probabilmente marziani, ad amministrare il Comune. Hanno parlato come se si fossero insediati giovedì scorso e si siano ritrovati sul tavolo un bilancio previsionale 2015 concepito con un anno e mezzo di ritardo da omini verdi.
Chi è responsabile di un bilancio se non l’amministrazione? Chi doveva predisporre la delibera da portare all’attenzione dei revisori dei conti prima e del Consiglio poi? Goldrake? Signorino è stato l’assessore al bilancio fino a pochi giorni fa. Sue sono le firme sugli strumenti contabili finora approvati, sua è la firma sul bilancio nella versione di dicembre ed in quelle successive, suo è il Piano di riequilibrio rimasto mummificato da oltre un anno. Le Donne è il direttore generale voluto da Accorinti e Signorino, definito il “Balotelli di Macerata” chiamato a vigilare su strafalcioni e incapacità e a guidare la macchina amministrativa verso traguardi da Formula uno. Cama è il ragioniere generale scelto da Accorinti. Il toscano neo assessore al bilancio Eller è tra gli esperti chiamati da Le Donne a dicembre con la mission (evidentemente “impossible”, col senno di poi) di fare da badanti a dirigenti, uffici e amministrazione. Svegliarsi la mattina del 24 aprile e dare la colpa del disastro ai revisori dei conti, che hanno il compito ed il dovere di verificare che le delibere siano allineate con la normativa, con la trasparenza, con la legittimità, non è certo esempio di onestà intellettuale. I revisori peraltro, hanno alzato la bandierina solo nel cosiddetto “ultimo miglio”, perché tutti i precedenti chilometri di ritardi sono stati causati da altri, passando dagli assessori, ai dirigenti, al ragioniere generale.
Ma ci siamo dimenticati i comunicati stampa del sabato di sera di Signorino, veri e propri centrifugati di ottimismo che spazzavano via ogni dubbio e perplessità con certezze granitiche?
Senza bisogno di fare un esercizio di memoria nei secoli passati, basta ricordare che appena due mesi fa, a febbraio, era stato il commissario Lauricella a dare l’ultimatum (il terzo) all’amministrazione. Ultimatum che la giunta non ha rispettato e l’ex vicesindaco Signorino si è inventato “l’autosospensione autoproclamata” e accettata via mail dal commissario.
Se il previsionale 2015 è arrivato in mano ai revisori dei conti solamente il 22 aprile 2016, per di più in condizioni tali da destare più di una perplessità, c’è una sola responsabilità, ed è dell’amministrazione. Perché è la politica che detta le strategie ed i tempi, che sceglie i dirigenti, che predispone il bilancio. Che cosa ha fatto la giunta da gennaio 2015 quando il sindaco ha annunciato “noi siamo diversi da quellidiprima e approveremo il previsionale 2015 a febbraio” fino ad oggi? Chi non ha risposto da ottobre in poi ai richiami del Ministero in merito al Piano di riequilibrio? Organizzare una conferenza stampa con urgenza, per puntare il dito contro i revisori dei conti, che ancora non hanno emesso parere additandoli come i responsabili del mancato pagamenti degli stipendi e di un futuro nero, equivale ad una pressione mediatica e psicologica, che mina la serenità necessaria ad un organismo di controllo per valutare, come prevede la legge, gli atti contabili.
Discorso simile vale per il Consiglio comunale, che è additato come “certa gente” davanti alle telecamere ma che fa comodo, eccome, se approva bilanci a scatola chiusa, “sulla fiducia”, presentati a ridosso del gong finale, come accaduto finora.
Le dichiarazioni del neo assessore al bilancio Eller lasciano basiti. “Abbiamo sforato solo 2 capitoli, entro i limiti di legge, non si può cercare il pelo nell’uovo”. I revisori sostengono che lo sforamento riguarda 9 capitoli, e probabilmente più che un pelo si ha a che fare con una trave. Una frase simile, quella del pelo nell’uovo a proposito del controllo, previsto per legge e non per piacere, ad opera del Collegio dei revisori ce la possiamo aspettare da Donna Sarina non da un assessore al bilancio.
Se Eller avesse ripetuto quanto detto in conferenza stampa arrivando quasi a ritenere i revisori un fastidioso orpello, davanti alla Corte dei conti probabilmente non ne avrebbe ricevuto in cambio applausi.
Si può anche avere una visione moderna degli strumenti contabili ma liquidare i rilievi come “il pelo nell’uovo” potrebbe apparire un velato invito ai revisori dei conti a chiudere gli occhi e non fare il loro dovere.
Nella fase infantile siamo convinti di essere il centro del mondo e attribuiamo ogni problema a fattori esterni. Crescendo impariamo ad assumerci le nostre responsabilità. Evidentemente per l’amministrazione 3 anni sono pochi per passare alla fase della maturità.
Se un’impresa fallisce il capo non punta il dito contro i dipendenti o i consulenti del lavoro, se una barca affonda il capitano non accusa i suoi ufficiali.
Invece Messina è il primo comune al mondo amministrato ad insaputa della giunta. Stando alla conferenza stampa si scopre che a Palazzo Zanca i bilanci vengono predisposti dai fantasmi, i dirigenti sono scelti da mani invisibili, i folletti mettono bastoni tra le ruote ed ogni cosa viene pilotata da forze oscure del male, che come hanno come unico scopo quello di “generare il dissesto”. L’esercito del male pianta di notte i semi del dissesto senza che l’amministrazione se ne sia mai accorta in 3 anni. Insomma da Accorinti a Signorino passando per Le Donne, sono tutti vittime di un accerchiamento senza eguali.
Speriamo che prima della fine del mandato si accorgano di essere loro gli amministratori di Palazzo Zanca.
Rosaria Brancato