Per quanti, e sono tanti, hanno sempre sostenuto che il Ponte sullo Stretto fosse solo un’utopia, quella di cui vi parliamo sarà tutto fuorché una notizia. Ma l’ufficialità fa tremare i pilastri che non ci sono e non ci saranno, almeno non nel 2016, così come previsto dal progetto di Eurolink. Secondo quanto riportato oggi dal Sole24, infatti, il Cipe nella seduta di ieri ha revocato i quasi due milioni di euro stanziati per il Ponte durante il precedente governo, ma ancora non impegnati ne spesi. Di conseguenza, la faraonica opera che lamentava ancora la mancanza di circa 6,5 miliari di euro di finanziamenti, sugli 8,5 complessivi, viene nuovamente messa in soffitta. La revoca delle risorse per il Ponte, rientra nell’ambito della ridefinizione dell’elenco dei vecchi finanziamenti Fas Infrastrutture, in attuazione dei tagli disposti dalle manovre di luglio e agosto: sforbiciate complessive per 6,3 miliardi su 11 totali. Avanti con piani di opere medio-piccole immediatamente cantierabili per l’ ammodernamento delle scuole (556 milioni), la difesa del suolo (750 milioni), la manutenzione della rete ferroviaria (840 milioni all’interno del Contratto Rfi).
La notizia è stata accolta con grande entusiasmo dagli ecologisti: “Finalmente un cambio di passo radicale sul fronte delle infrastrutture, dopo anni di politica a sostegno esclusivo delle grandi opere” dichiara il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza che accoglie con soddisfazione le decisioni prese durante la seduta del Cipe.
“Togliere i finanziamenti al Ponte – commenta Cogliati Dezza – mentre se ne sbloccano altri per la realizzazione di opere medio piccole e la manutenzione del territorio e della rete ferroviaria, che ne hanno tanto bisogno, è una decisione che risponde ai reali bisogni del Paese, in netta controtendenza rispetto alla precedente politica. Auspichiamo ora che il governo Monti proceda in questa direzione, chiudendo la società Ponte di Messina e mettendo una volta per tutte la parola fine a un progetto insensato. Ora è necessario aprire un confronto con Regioni e Comuni sulle piccole e medio opere, per ripensare gli interventi secondo obiettivi tecnico-scientifici corretti e di qualità.
Non possiamo però non sottolineare – aggiunge il presidente di Legambiente – che nelle misure per rilanciare l’economia è del tutto assente qualunque intervento che sostenga e stimoli la green economy, l’unico ambito che oggi presenta a livello internazionale serie prospettive di risposta alla crisi economica e occupazionale”.