C’è un proverbio che recita: “Fatta la legge trovato l’inganno”. E si sa che i furbetti ci sono in ogni angolo. Questa volta però a Palazzo Zanca non sembra così semplice aggirare la nuova legge fatta dall’Ars per ridurre le spese della politica. Si tratta della legge regionale n. 11 del 26 giugno 2015 che impone nuove “disposizioni in materia di composizione dei consigli e delle giunte comunali, di status degli amministratori locali e di consigli circoscrizionali” e che modifica la legge regionale n. 30 del 23 dicembre 2000 che fino ad oggi aveva regolato questo settore. In queste ultime due settimane le nuove disposizioni hanno creato gran fermento nei consiglieri comunali di Palazzo Zanca che si sono ritrovati a fare i conti con regole molto più restrittive e con la ferma volontà del segretario e direttore generale Antonio Le Donne di usare il pugno duro. A destare maggiore scompiglio quanto previsto al comma 2 dell’articolo 2 della nuova legge voluta dall’Ars, che comprime il tempo che i consiglieri comunali possono sottrarre al lavoro. Se nella vecchia legge, infatti, i componenti delle commissioni consiliari previsti dai regolamenti e statuti dei comuni capoluogo e delle province regionali avevano diritto, per la partecipazione alle sedute, di assentarsi dal servizio per l'intera giornata, adesso «hanno diritto di assentarsi dal servizio per il tempo strettamente necessario alla partecipazione a ciascuna seduta, compreso il tempo per raggiungere il luogo della riunione e rientrare al posto di lavoro nella misura massima di un'ora prima e di un'ora dopo lo svolgimento della seduta». Quindi niente più giornate libere dal lavoro nei giorni delle commissioni consiliari che a Palazzo Zanca si riuniscono dal lunedì al venerdì mattina, i componenti delle commissioni possono assentarsi dal lavoro solo per l’effettiva durata delle sedute e in queste ultime due settimane i controlli in aula sono diventati rigidissimi. I segretari delle commissioni hanno avuto direttive precise dal segretario Le Donne e dal suo vice Giovanni Bruno affinché la presenza dei consiglieri sia effettiva e per l’intera durata della seduta, occhi puntati su cartellini che non possono rimanere attivi se il consigliere decide di uscire dall’aula. Questo giro di vite ha innervosito quasi tutti i consiglieri che non si sentono più liberi di poter svolgere con serenità tutti i compiti che afferiscono all’incarico pubblico che stanno svolgendo, non sono mancate liti furibonde per gli orari in cui convocare le sedute, qualche screzio anche tra i componenti dell’aula e i segretari che sono stati ingiustamente attaccati per la troppa solerzia nel controllare tutti i movimenti dentro e fuori l’aula.
Nei giorni scorsi si è tenuta anche una riunione tra la presidente Emilia Barrile, i capigruppo consiliari, Le Donne, Bruno e gli uffici competenti, sono state messe sul tavolo alcune proposte per contemperare le esigenze dei consiglieri con la nuova normativa vigente, la certezza è che non si potrà sfuggire alle nuove direttive a cui Palazzo Zanca ha dovuto adeguarsi dallo scorso 15 settembre.
Tra le novità anche il fatto che nel caso in cui i lavori dei consigli si protraggono oltre la mezzanotte i consiglieri non possono più assentarsi dal lavoro per l’intera giornata successiva. Questo potrà accadere solo per i consigli che finiscono oltre le due di notte. Dunque, per fare un esempio, dopo l’infinita seduta Tari e Tari di due giorni fa niente giorno libero per i consiglieri perché la seduta si è chiusa intorno a mezzanotte e mezza. Per avere l’indomani libero si doveva rimanere in aula almeno per un’altra ora e mezza.
Poi più trasparenza dei lavori: il Comune dovrà pubblicare tutti gli ordini del giorno, i verbali, l’orario di inizio e fine sia dei consigli comunali che delle commissioni e diventa tutto pubblico, anche le sedute delle commissioni consiliari, salvi i casi previsti dal regolamento, che dovranno tenersi preferibilmente in un arco temporale che non coincide con l'orario di lavoro dei partecipanti.
Nuove regole che stanno creando qualche malumore, nuove regole che qualcuno considera come un vero e proprio impedimento. E’ il caso del consigliere Libero Gioveni che ci tiene a far sapere che per esempio lui nell’ultimo caso Tari e Tasi, a prescindere dalla decisione dell’Udc di non partecipare ai lavori, non avrebbe potuto comunque essere presente perché essendo l'ultimo giorno del mese, come altri colleghi, aveva presumibilmente raggiunto la nuova soglia limite degli oneri riflessi commisurata con la nuova normativa a solo 1/3 dell'indennità del sindaco. Cosa diversa, invece, occorre precisare, è per i lavoratori dipendenti pubblici per i cui enti il Comune non versa gli oneri riflessi per una sorta di compensazione. “Pur comprendendo il segnale sulla volontà di contenere i costi della politica che la deputazione regionale ha voluto dare nell'approvare la L.R. n. 11/2015, non posso non definire scandaloso questo atto normativo volto, nella fattispecie, a demolire i valori della democrazia e della rappresentatività popolare, impedendo di fatto ai consiglieri lavoratori dipendenti privati di poter rappresentare i cittadini che avevano riposto in loro la fiducia dietro una cabina elettorale. Superando, infatti, un determinato giorno del mese (per cui ci siamo dovuti premunire di calcolatrice e tabelle stipendiali per fare i calcoli delle nostre oreimpiegate al Comune e non rischiare così di oltrepassare la soglia limite), non possiamo più partecipare ai lavori d'aula”. Un arrabbiato Gioveni sfida chiunque a dire che questa non è la morte della democrazia. Ha voluto chiarire e denunciare questa situazione affinchè, scrive, “i nostri cari deputati, che invece hanno mantenuto inalterate le loro laute prebende, riflettano su come possano a breve termine correggere il tiro, magari con un emendamento da inserire nella riformulanda legge delle città metropolitane, a maggior ragione che i consiglieri comunali di Messina, Palermo e Catania rappresentano i comuni capoluogo di tre futuri organismi che potranno avere a che fare addirittura con l'Europa”.
Insomma, i malumori ci sono e non sono neanche troppo nascosti. La legge però è legge. Dunque vedremo come riusciranno ad abituarsi i consiglieri di Palazzo Zanca.
Francesca Stornante