I primi due lavoratori hanno vinto. Nel giro di pochi mesi arriveranno le altre sentenze, circa una ventina. E nel frattempo, visto l’esito positivo, potrebbe crescere il numero dei dipendenti Atm che potrebbero decidere di percorrere la stessa strada legale dei colleghi per vedersi riconosciuto un diritto. Un “giochino” che all’Atm potrebbe costare subito un gruzzoletto di oltre 50 mila euro, cifra che però potrebbe addirittura superare il milione di euro se tutti i lavoratori decidessero di far causa o se non ci fosse alcun tentativo di mediazione.
Il Tribunale del Lavoro ha dato ragione ai primi due dipendenti dell’azienda di via La Farina che lo scorso anno avevano presentato ricorso per vedersi riconosciuti i corrispettivi economici del parametro professionale che l’azienda gli aveva attribuito ben quattro anni fa. A quel ricorso l’Atm si era opposta, la questione è sbarcata al Tribunale del Lavoro e ad un anno esatto sono arrivate le prime due sentenze positive per i lavoratori difesi dall’avvocato Daniele D’Orazio. Il legale nei prossimi mesi tornerà in aula per discutere le posizioni degli altri dipendenti che hanno avviato causa, a questo punto però pochi dubbi su quello che sarà l’esito.
Ma facciamo un passo indietro per ricostruire la vicenda. Era il 13 ottobre 2011 e con l’ordine di servizio n. 111 l’Atm, all’epoca Claudio Conte era il Direttore generale e Pucci Russo il commissario liquidatore, comunicavano ai dipendenti che a coloro che rivestivano la qualifica di “operatore di esercizio parametro 158”, maturati 16 anni di guida effettiva, sarebbe stato attribuito il nuovo “parametro professionale 175” a far data dall’11 settembre 2011. Dunque un aumento di parametro che però non sarebbe corrisposto ad un aumento di stipendio perché in quello stesso ordine l’azienda precisava che gli effetti economici sarebbero decorsi dal 1 gennaio 2014 in ossequio a quanto previsto dalla legge n.122/2010, ovvero dalla legge finanziaria del 2011. In pratica si decise di applicare l’art.9 di quella legge che bloccava per il triennio 2011-2013 gli aumenti di stipendio dei dipendenti della pubblica amministrazione e lo stesso accadde subito dopo con la legge di Stabilità. In pratica la governance Atm stabilì che i suoi dipendenti dovevano essere trattati come dipendenti della pubblica amministrazione. E così nessuno dei lavoratori ha mai incassato quei 60 euro circa in più che corrispondono all’aumento di parametro.
Un’interpretazione delle leggi che ha spinto un gruppo di lavoratori a presentare ricorso contro l’azienda che, costituitasi in giudizio, replicava spiegando di essere una longa manus del Comune di Messina il quale, avendo la totale partecipazione, esercitava un’influenza dominante su essa. Dunque per questo doveva rispettare le stesse regole. Nonostante l’Atm non fosse mai inserita nell’elenco Istat che esplicitiva con massimo dettaglio tutti gli enti considerati amministrazioni che dovevano bloccare gli aumenti di salario.
Per questi motivi il Tribunale del Lavoro ha riconosciuto l’illegittimità dell’ordine di servizio del 2011 nella parte in cui fa decorrere l’incremento economico dal gennaio 2014. E dunque ha condannato l’azienda di via La Farina al pagamento di tutti gli arretrati non riconosciuti dal settembre 2011 ad oggi, somme che per ogni singolo lavoratore oscillano tra i 2.000 e i 2.500 euro. A questo punto all’azienda non resta che valutare l’ipotesi della transazione, opzione che il Direttore Giovanni Foti valuterà insieme ai legali. Opzione che era stata avanzata prima della sentenza dagli stessi lavoratori che negli anni hanno provato a risolvere la questione tra le mura di via La Farina, fino ad arrivare alla nota inviata da Giovanni Burgio, lavoratore sindacalista dell’Orsa, che aveva teso una mano senza però trovare risposta.
Per il direttore “prestato” da Gtt bisogna fare ancora tanto e i progetti in cantiere potranno dare ulteriore novità e respiro ad un servizio di trasporto pubblico che fino ad un anno fa toccava minimi storici e che riusciva a mettere in strada non più di una decina di bus al giorno. Oggi quei numeri sono per fortuna un triste ricordo e, anche se ancora bassi rispetto alle esigenze di una città vasta come Messina, secondo Foti rappresentano quella spinta che serviva per far tornare i cittadini a usare i mezzi pubblici.
Ad oggi i bus circolanti sono poco meno di 50, ieri erano in strada 47 mezzi più 6 scuolabus e 2 riserve in autoparco pronte ad entrare in servizio in caso di guasto. E alcune novità dovrebbero arrivare già nei prossimi giorni con l’attivazione di alcune linee che mancano da anni, soprattutto nei villaggi e il bando che il Comune sta preparando per acquistare nuovi 12 mezzi. Sul fronte tranviario 6 vetture più 1 in servizio, 8 già disponibili, cadenzate ad intervalli di 15 minuti. Più mezzi che hanno significato più km macinati in questo ultimo anno. Si è passati dai 2.090.000 km del 2013 ai 2.555.000 del 2014, andando anche oltre le previsioni che erano state fissate nel Piano Industriale che ne prevedeva 2.380.000.
Si migliora anche nella vendita dei gratta e sosta che da sempre si sono rivelati come i migliori incassi per l’Atm. Si passa dai 2.097.675 euro del 2013 ai 2.481.884 del 2014 con un aumento del 6% che Foti registra nei mesi da giugno a dicembre, quando cioè ha preso nelle sue mani le redini dell’azienda.
Numeri quasi identici dalla vendita dei biglietti che nel 2014 ha portato in cassa 1.298.000 euro 1.214.951 euro, si è registrato invece un aumento dell’8%, salito al 15,3% nel periodo giugno-dicembre, per quanto riguarda la vendita degli abbonamenti. Un segnale chiaro, secondo Foti, del fatto che i messinesi hanno ricominciato a guardare con fiducia al trasporto pubblico locale.
Tra le priorità dell’Atm di Foti anche la lotta al portoghesismo, da sempre grande piaga dell’azienda trasporti. Nel 2014 le multe sono passate dalle 18.000 del 2013 alle 45 mila del 2014, registrando così il 151% in più che schizza addirittura al 200% in più se si considera il periodo giugno-dicembre. Una lotta che in queste ultime settimane ha spinto il Direttore a sperimentare un’azione massiccia contro i trasgressori, ieri pomeriggio nuovo blitz a bordo di bus e tram di una squadra di 10 controllori che in poche ore hanno elevato 88 multe.
Francesca Stornante