“O ci uniamo o scompariamo”. Per Cateno De Luca il futuro dei comuni della Val d’Agrò è legato a un’unica possibilità, quella di far fronte comune, ma per i colleghi sindaci la fusione degli otto comuni non s’ha da fare. E’ questo il responso dei comuni di Sant’Alessio, Forza d’Agrò, Limina, Roccafiorita, Savoca, Antillo, Casalvecchio, che ieri, riuniti alla corte di Cateno De Luca, hanno smontato il grande progetto del primo cittadino di Santa Teresa di Riva. Non si è presentato invece il sindaco di Furci Siculo, su cui nei giorni scorsi circolavano voci, evidentemente smentite, che il comune fosse pronto ad aderire alla fusione. Un progetto presentato al pubblico ufficialmente durante il discorso inaugurale del 1 gennaio 2014, sul quale De Luca contava e conta tutt’ora molto. Dagli amministratori un no di comune accordo che non lascia spazio ad equivoci: va bene la gestione in forma associata dei servizi per ottimizzare la spesa, ma la fusione rischia di travolgere l’identità propria dei comuni. Nessun rischio del genere invece per De Luca che continua a sostenere che l’idea di fondersi sia l’unico modo per salvaguardare i piccoli enti dalle nuove e costose sovrastrutture burocratiche.
A pesare sul “no” c’è anche la diversità territoriale e la distanza tra gli otto comuni interessati, che comunque vogliono lasciar decidere la cittadinanza, ritenendo che siano le comunità e non i consigli comunali a dover esprimesi su una tale scelta.
“La fusione è un atto d’amore per la nostra comunità”, continua invece a ripetere De Luca che incassa con rammarico la decisione dei colleghi, ma sui quali non si risparmia: “Preferiscono fare i nobili in decadenza. Si rinuncia ad un grande progetto infrastrutturale, si rinuncia ai finanziamenti decennali previsti per le fusioni dei comuni pur di garantire le poltrone politiche e gli stipendifici”.
La creazione di un unico comune doveva essere la premessa verso il futuro, dopo l’abolizione delle province: “Ma questi sindaci non si rendono conto che ormai l’istituzione dell’area metropolitana ha cancellato le nostre autonomie? – incalza il primo cittadino di Santa Teresa –. Non è meglio entrare nei consorzi o nella città metropolitana da unico comune della Val d’Agrò? Quanta miopia e imbecillità, ma noi andiamo avanti”.
De Luca richiederà la documentazione che ieri i sindaci non hanno presentato – bilanci, piano triennale delle opere, situazione patrimoniale – e proseguirà con l’analisi finanziaria e il piano infrastrutturale, a vele spiegate verso un progetto che ora saranno i cittadini a dover approvare o meno tramite apposito referendum. De Luca rimanda il fallimento, dunque, anzi non sembra affatto disposto a tenerlo in considerazione, ma in quel caso avrebbe già pronte le contromisure: “Che ne pensate invece di istituire un’imposta per il transito nel nostro territorio? Perché Santa Teresa deve scontare i disagi di essere la porta della tanto decantata Val d’Agrò?”.
Giusy Briguglio