A.A.A. cercasi idraulico a titolo gratuito per casa mia che fa acqua da tutte le parti

Appartengo a quella categoria di lavoratori che secondo l’opinione diffusa dovrebbe vivere di aria, di nobili ideali e di arte. Molti editori, ed in questo noi giornalisti abbiamo gran parte delle colpe come categoria, ritengono superfluo il contratto, il pagamento dello stipendio e via dicendo (non rientra tra questi Tempostretto e lo dico con orgoglio). Spesso si pensa che ad alcune categorie professionali, soprattutto quelle nel settore artistico ed intellettuale, la passione e l’entusiasmo bastino per pagare le bollette.

Quello che non ti aspetti è che proprio chi ha sempre contestato il detto: “Con la cultura non si mangia”, poi invece ne faccia una bandiera e inviti pertanto, se vuoi per forza vivere di cultura, a non mangiare. Quando ho letto il comunicato stampa dell’Ente Teatro Vittorio Emanuele che cercava due direttori artistici gratis e un gruppo di professionisti (ingegneri, geometri, consulenti, commercialisti) sempre gratis sono rimasta basita. Ho imparato che il mio valore non posso paragonarlo ai soldi che incasso, altrimenti mi sarei già buttata da un ponte e la mia autostima sarebbe finita da un pezzo nelle viscere della terra. Ma viviamo in un’era in cui ogni cosa ha un prezzo e l’invito è al consumismo sfrenato. Tu sei ciò che puoi spendere. Mentre ogni cosa viene mercificata, persino le idee politiche e i corpi diventano giocattoli, si arriva a deprezzare, a togliere ogni valore economico a ciò che non tocchi, che non vedi in vetrina, che non stringi in mano. In questo caso l’arte, l’intelletto, la creatività, il frutto della testa. Ogni prestazione professionale ha un costo. Perché dietro ogni lavoro c’è fatica, impegno, studio, competenza, esperienza, sia esso un etto di prosciutto tagliato a fette, un progetto, una causa in Tribunale, una corsa in taxi, un’ora di lezione, un tubo aggiustato, un’ecografia. La Costituzione, all’art. 36 cita: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro ed in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé ed alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.

Il trucco sta in questo: modificare la parola “lavoratore”e il gioco è fatto, gli cancelli anche il diritto all’esistenza libera e dignitosa. Come, lo fai per passione e pretendi pure che ti paghi???? Lo fai per il bene della città e vuoi soldi????

E’ impensabile affidare una direzione artistica con il criterio dell’avviso a titolo gratuito. Predisporre una stagione richiede una professionalità, una competenza che devono essere all’altezza del Vittorio Emanuele, che non è il palcoscenico improvvisato di una scuola elementare per le recite di Natale. E’ impensabile perché, se trovi un direttore artistico gratis, dovrà pur campare in qualche modo e non potrà dedicare la giusta attenzione e non potrai lamentarti se viene fuori un cartellone mediocre o come diciamo in siciliano “ripizzato”.

Chi non è pagato né “appagato” potrebbe trovare poi altre forme di retribuzione proprio attraverso la scelta degli spettacoli e delle produzioni. La peggiore schiavitù è quella del bisogno. Non è un uomo libero quello che necessita. In entrambi i casi non ne gioveranno né l’Ente né gli abbonati e la strada per il rilancio sarà sempre più lontana.

Tutti amiamo Messina e la vorremmo in cima alle classifiche del bello e del buono. Ma un conto è dare una mano un altro è lavorare. Un conto è dipingere la Gioconda o il Colapesce e decidere di donarli al Vittorio, un altro è lavorare, nel senso più stretto e sudaticcio del termine. Se per fare il progetto di una piazza voglio essere pagato, non vedo perché se ti allestisco un cartellone il mio tempo e la mia fatica debbano avere meno valore. Entrambi guardano al bene e al bello della città ed arricchiscono il bene comune. Vorrei poi capire perché, poi, tra quanti incassano gettoni di presenza a vario titolo, indennità, emolumenti (compresi i vertici del Teatro) gli unici gratis devono essere i professionisti. Il bene di una città interessa tutti in ugual misura, chi di prepara la stagione gratis e di chi fa il commissario di un Ente. E gli artisti? Vogliamo fare venire qui Dario Fo gratis? Ficarra e Picone per beneficenza? E dopo gli artisti gratis ci saranno anche gli abbonati gratis?

Il presidente della Regione Piemonte si comprava i mutandoni di lana con i soldi pubblici e in due ore cenava in 5 ristoranti diversi, perché un ente pubblico chiede solo a me di lavorare gratis? C’è qualcosa che mi sfugge. Crocetta per un anno ha dichiarato al mondo intero che si era tagliato lo stipendio e solo nei giorni scorsi ha reso noto che lo farà da gennaio 2014. Non m’interessa sapere quanto hanno preso o prendono presidenti e Cda al Teatro, ma chiedo rispetto per il lavoro.

La cultura si paga, l’arte si paga, la professionalità si paga. Se Giampiero Cicciò piuttosto che Bruschetta, Bisceglie, Tripodo, Marchetti o Piparo non vengono pagati qui, portano la loro arte altrove e Messina continuerà a perdere. Ed è giusto che vengano pagati, perché un cartellone ha la stessa dignità di un progetto per una strada e di un’operazione al pancreas. Se paghiamo un consigliere d’amministrazione dell’ente per la difesa degli scoiattoli dei Nebrodi, a maggior ragione dobbiamo pagare chi dovrà scegliere lo spettacolo che mi commuoverà fino alle lacrime. Non è la stessa cosa se gli spettacoli li sceglie Tizio che ama la lap dance e fa assumere la sua amante o Caio che adora la lirica. Vogliamo affidare il rilancio della città alla roulette? Vogliamo usare l’estrazione del lotto e vince l’incarico chi ha il primo numero della ruota di Palermo? Allora lavoriamo tutti gratis, ma proprio tutti, dal presidente all’usciere. Torniamo al baratto e dopo lo spettacolo, se ci è piaciuto, ognuno dona quel che ha, chi i pomodori del suo giardino, io scrivo la recensione, il dentista dà un’occhiata alle carie degli attori, e siamo tutti con la coscienza pulita perché è sporco affiancare la parola denaro a quella di cultura. Sono soldi mille volte ben spesi quelli per chi trova il modo per nutrire l’anima e aprire un pensiero nuovo piuttosto che per chi è seduto in una delle poltrone della politica. Ho provato a cercare un idraulico a titolo gratuito per casa mia che fa acqua da tutte le parti, ma chissà perché nessuno ha inviato un curriculum. I messinesi sono egoisti.

Rosaria Brancato