La Sicilia è Grecia. Non mi riferisco alle nostre radici lontane, alla Magna Grecia, mi riferisco ai nostri giorni, ad uno stato di povertà che continua ad aggravarsi. Peraltro proprio in queste ore lo spettro del default è più terribile ed è a rischio di essere impugnata la legge di stabilità di recente approvata all’Ars, con conseguenze disastrose per Comuni, ex Province, precari, forestali. Ho provato un moto di orgoglio nel vedere le immagini dei giovani, dei pensionati, della piazza fiera di Atene che tiene la schiena dritta contro quella che è diventata la dittatura delle banche, contro un’Europa che umilia gli ultimi, che ha messo catene invisibili ai poveri. Sono certa che quando Prodi ha traghettato la lira verso l’euro non immaginava che avrebbe condannato a morte gli italiani. Non era questa l’Europa unita che sognavamo. L’euro ha annientato la classe media, quella classe media che negli anni ’90 stava iniziando ad assaporare la possibilità di un benessere inteso come miglioramento della qualità della vita, che non riguardava solo i ricchi, il “padrone”. In questa caduta verso il girone degli ultimi chi già era nel gradino più basso, rispetto alla piccola e media borghesia, è precipitato ancora più giù, nel sottoscala.
Io e mio marito, la mia famiglia, negli anni pre-euro, appartenevamo a quella classe sociale che stava bene, non si lamentava e guardava al futuro sapendo che più si sarebbe specializzata, più sarebbe migliorato l’aspetto economico. Tredici anni dopo i nostri stipendi valgono un terzo di allora, la tassazione sta uccidendo chi è dipendente ma nel contempo consente agli evasori di evadere ancora di più. E’ letteralmente crollato il potere d’acquisto a prescindere dall’aumento della capacità produttiva o della specializzazione. In una Sicilia già sud del sud, stiamo diventando Africa, quel terzo mondo che il Nuovo colonialismo ha schiavizzato con l’illusione del “credito”che è poi diventato il “debito” con catene che nessuno riesce a spezzare. A proposito di sud sempre più sud fa orrore l’emendamento approvato alla Camera al ddl PA che prevede che alcune Università abbiano punteggi più alti di altre, creando laureati di serie A e di serie B anche per i concorsi (indovinate noi in quale serie finiremo e quali saranno i criteri per quelle di serie A, ad esempio la retta). Complimenti vivissimi al governo Renzi ed alla sua maggioranza.
Con lucidità e paura per il futuro di mio figlio, è chiaro che si è avverata la profezia di Marx, con un mondo dove i pochi ricchi sono sempre più ricchi ed i poveri. E’ aumentata la quantità di poveri e la distanza tra questi e i ricchi. L’arma di distruzione delle classi sociali medie e basse è stata l’euro, messa in mano alle banche che hanno caricato i cannoni e premuto i grilletti.
Negli Stati Uniti il termine Uniti non equivale al fatto che uno degli Stati prevale ed aggredisce con il potere finanziario un altro. La parola Unione evoca ben altri rapporti. Nell’Europa unita invece abbiamo dato il potere ad alcuni Paesi di impoverirci e comandarci.
Le regole di questa Europa ci fanno distruggere le nostre arance, i nostri pomodori di Pachino, a vantaggio (e cito solo un esempio) delle importazioni dalla Turchia. Dicono quanto latte dobbiamo produrre e quale formaggio fare, impongono le quote ai nostri pascoli, ci costringono ad uccidere i nostri alberi (vedi quanto accaduto con gli ulivi in Puglia) a bruciare le nostre potature, ci insegnano come pescare e quanto ma poi, quando abbiamo l’emergenza sbarchi ci dicono “cavatevela da soli”. E non pensate che quando hanno mandato al macero le nostre arance i nostri eurodeputati si siano opposti. Hanno votato sì, Pd in testa. Su questo ho scritto più volte ed ho giurato che mai e poi mai avrei votato di nuovo chi ha usato il suo posto in Europa per impoverire i miei fratelli siciliani contadini. Quando è successo che ci siamo consegnati alla dittatura delle banche lasciando che l’identità di un popolo, la sua dignità, valesse meno dell’indice Nasdaq? Perché deve decidere la Merkel se un pensionato in Grecia o in Sicilia deve morire di fame per arricchire un capitalismo sempre più virtuale? Perché deve essere l’Europa matrigna e non madre ad affamare con riforme da lager i giovani, i 50enni licenziati, i disoccupati, i laureati senza speranze? Ma come si fa a celebrare l’anniversario della Conferenza di Messina nel momento in cui questa politica europea ci ha divisi per sempre? Ho paura per le sorti del popolo greco e temo il contagio, ma li ammiro profondamente perché si stanno presentando davanti al plotone d’esecuzione armati solo del loro coraggio. Se non fossimo un popolo di codardi dovremmo riflettere sul fatto che tra un paio d’anni saremo al loro posto e che se oggi li lasciamo soli domani non ci sarà nessuno ad aiutarci. Dovremmo schierarci dalla parte del cuore e non del portafoglio. Noi siciliani non ce ne accorgiamo ma abbiamo la bandiera della Grecia che ci sventola sulla testa, dovremmo indossare la maglietta della Grecia perché non solo è il nostro destino, ma è il nostro presente. Guardiamoci indietro e cerchiamo di ricordare cosa potevamo acquistare con i nostri stipendi, quanto guadagnavamo. Fino al 2002 avevamo quel diritto alla felicità, intesa come miglioramento della propria qualità della vita e come possibilità di raggiungere i nostri obiettivi che la Carta degli Stati Uniti sancisce per tutti i suoi cittadini. Oggi ci battiamo per il diritto di arrivare alla quarta settimana. Non importa sapere di chi è la colpa, quello che conta è fermarci prima di diventare terzo mondo. Prima che la Germania si compri il Colosseo, il tempio di Agrigento, il teatro greco di Taormina e lo Stretto. E noi facciamo la fine degli schiavi d’Africa.
Se l’Europa nei prossimi giorni decide di schiacciare la Grecia, i prossimi saremo noi. Allora decidiamo in tempo da che parte stare. Dalla parte della libertà.
Rosaria Brancato