Ancora a Piazza Cairoli, ancora tutti insieme, ancora uniti per mostrare alla città e ai tanti sordi che fanno finta di non voler sentire che il problema è anche loro: «I treni li hanno tolti anche a voi – urla al megafono uno dei lavoratori Servirail che questa mattina hanno bloccato per circa mezz’ora i binari del tram – noi abbiamo perso il lavoro, ma voi avete perso il diritto alla mobilità». I marciapiedi e la piazza continuano però a brulicare di indifferenza: qualche vecchietto si sofferma a guardare sussurrando frasi di solidarietà, le condizioni fisiche non gli permettono purtroppo di unirsi alla protesta “concreta”. La maggior parte dei passanti rimane però solo “passante”, nessun cenno di consenso, nessuna parola di vicinanza: con in mano gli ultimi regali ci si affretta a cambiare strada per non perdere tempo. Unica nota “intonata” in un coro di silenziosi solisti, è quella di un gruppetto di ragazzi che dopo avere preso carta e pennarello, si posizionano accanto ai lavoratori “trincerati” dietro il lenzuolo bianco in cui sono riportati gli slogan della protesta. Anche loro, i giovani, hanno qualcosa da dire: “Vi sosteniamo” si legge in un foglio, “Promesse tante, risultati nessuno, vergogna” recita un altro. Un segnale importante, che i lavoratori applaudono e apprezzano, non potendo però al tempo stesso non rammaricarsi del silenzioso “contorno”, dove anche stavolta (così come avvenuto nel corso della fiaccolata serale) spiccano solo i rumori dei clacson delle auto che affollano la strada. «Siamo soli» sussurra qualcuno a mefagono spento. Ma un attimo dopo l’ennesimo scatto d’orgoglio: «Siamo soli ma non ci arrendiamo, Moretti ci ha detto che possiamo attaccarsi al tram, noi il tram lo abbiamo femato».
«Nessuno li farà cambiare idea, continueranno a protestare senza sosta». Ne è certo Il segretario della Fit Cisl, Michele Barresi che ormai “gli 85” della Servirail ha imparato a conoscerli come uomini prima ancora che come lavoratori, con i loro pregi, i difetti, le paura ma anche la profonda dignità di andare avanti fin quando non arriverà qualche risposta. Fino ad allora non abbandoneranno il binario 1 che ormai da oltre 21 giorni è diventata la loro casa. Trascorreranno lì anche la sera della vigilia e il Natale, partecipando al pranzo organizzato alla mensa della Stazione Marittima e proseguiranno ad oltranza, perché le risposta non arriveranno né oggi, né domani, né a breve. «Abolire l'introduzione dei cosiddetti hub di Roma e Bologna – afferma il sindacalista – e ripristinare i collegamenti diretti dalla Sicilia al nord Italia sarebbe unica soluzione per salvare l'occupazione del settore notte e garantire all'utenza un servizio pubblico degno di tal nome». Il “disegno” messo in atto da Trenitalia, come da noi evidenziato in altri articoli (vedi correlato) e come sottolineato anche oggi da Barresi, è quello di dirottare il maggior numero possibile degli utenti lungo le linee ad alta velocità per cercare di contrastare l’entrata in vigore dei nuovi servizi privati che partiranno nel 2012. Se questo è il vero obiettivo, per il sindacato lo scalo obbligato a Roma dei treni a lunga percorrenza, spiegato da FS come opera necessaria di risparmio su rami considerati secchi, sarebbe in realtà nient’altro che una scusa.
Lo dimostra il fatto che, come spiegato anche dal responsabile della logistica degli impianti Servirail per Sicilia, Calabria Puglia e Campania, e come evidenziato da Barresi «risulta illogico e non funzionale l'attuale orario commerciale che prevede tre relazioni di viaggio analoghe attestate a Roma e previste con treni di sole 8 vetture a distanza di un'ora l'uno dall'altro. Appare più funzionale, invece, se il vero intento è la razionalizzazione e non la dismissione del servizio, puntare ad effettuare treni dalla Sicilia con maggiore composizione, 14 carrozze, utilizzando come snodo Bologna da cui lo stesso treno si possa dividere in più sezioni (come avviene oggi a Messina in senso inverso per Palermo e Siracusa) per raggiungere Torino, Milano e Venezia permettendo all'utente di proseguire il viaggio nella stessa vettura senza cambiare treno più volte e sostenendo un prezzo tollerabile. Una proposta concreta, razionale nei costi, che non snatura il servizio a lunga percorrenza e garantisce a pieno la mobilità dei cittadini siciliani e che assicurerebbe l'occupazione piena degli 85 lavoratori Servirail di Messina ma anche degli 800 in tutta Italia».
Un ragionamento logico che purtroppo però contrasta con altro tipo di logica, quella aziendale, che risponde invece alla regola del profitto, Ma questo non è più un mistero. Ciò che rimane misterioso è invece l’atteggiamento che la classe politica, cittadina, regionale e nazionale, intende assumere rispetto ai fatti: «Abbiamo apprezzato la visita di Genovese e Garofalo – afferma Barresi – ma ora si deve decidere che linea seguire. Con il sindaco l’ultimo contatto è stato il giorno in cui gli abbiamo consegnato la lettera indirizzata la Ministro, poi più nulla». La politica, insomma, deve farsi carico della politica e darsi una mossa. Perché tra i lavoratori l’esasperazione cresce di ora in ora e la sensazione chiara, netta, palpabile, è che quella messa in atto questa mattina sia solo la prima di una lunga serie di quotidiane proteste. (ELENA DE PASQUALE)