La settimana scorsa ci siamo allenati a guardare agli altri ed al mondo intorno a noi attraverso la “mente del principiante”, approcciandoci cioè alla realtà per quello che è, senza pregiudizi e con sguardo curioso, aperti ad accogliere qualsiasi cosa la nostra mente abbia registrato. In atteggiamento non giudicante.
Questa settimana proveremo invece a guardare dentro noi stessi, con lo stesso sguardo curioso e non giudicante. Proviamo a porre attenzione ai segnali che il nostro corpo e la nostra mente ci mandano, come fosse la prima volta. Notiamo ogni volta che il nostro corpo ci manda segnali di piacevolezza o spiacevolezza. Notiamo in che situazioni lo fa, in quali contesti e con quali persone. Diamo valore a questi segnali: sono il modo attraverso cui il nostro corpo parla e ci dice se vuole continuare a stare in una determinata situazione o invece vuole cambiarla. E’ un primo passo per iniziare a dare valore a ciò che noi sentiamo e vogliamo, in modo da porre le nostre esigenze ed i nostri desideri a guida delle nostre azioni.
Fin da bambini apprendiamo a seguire l’esempio di alcune figure significative. L’apprendimento imitativo è forse il modo di imparare più efficace che la specie umana ha selezionato lungo l’evoluzione e si basa sull’osservazione e la ripetizione dei comportamenti efficaci messi in atto da altri. Già Aristotele sosteneva che noi uomini siamo “animali sociali”, che abbiamo cioè l’istinto ed il bisogno di vivere tra altri uomini. Perché ciò sia possibile dobbiamo adeguarci a determinate regole e valori che indirizzano il nostro agire in modo che sia compatibile con la vita della comunità all’interno della quale ci troviamo. E’ quello che facciamo automaticamente ogni volta che entriamo in un nuovo gruppo o esploriamo un nuovo ambiente sociale. E’ prezioso ed utile alla sopravvivenza questo nostro “istinto imitativo”, almeno lo è fin quando la realtà sociale che imitiamo è sufficientemente elastica e ci consente di vivere secondo le nostre inclinazioni. Cosa accade però se il gruppo sociale in cui viviamo pone l’omologazione tra i suoi valori più importanti? Cosa accade se ci creiamo la convinzione che per appartenere ad un gruppo dobbiamo a tutti i costi omologarci, pena l’esclusione dal gruppo stesso? Accade che ci ritroviamo stretti in una morsa: da un lato dobbiamo reprimere le nostre naturali tendenze, dall’altro dobbiamo sforzarci di capire e seguire quali sono le tendenze che il gruppo si attende che noi seguiamo. Perdiamo così il contatto coi nostri bisogni, con le nostre aspirazioni e diventiamo abilissimi nel comprendere e seguire ciò che noi crediamo che la nostra comunità di riferimento si attende da noi. Diventiamo talmente bravi a farlo che dimentichiamo di aver mai avuto bisogni nostri nati spontaneamente e finiamo per credere che i nostri valori siano quelli preponderanti all’interno gruppo, anche se non ci siamo mai permessi di ascoltarci veramente per comprendere quali davvero siano i nostri valori. Dare valore ai segnali del corpo comporta uscire dal flusso di inconsapevolezza nel quale abitualmente viviamo e provare ad ascoltare dove davvero la saggezza spontanea del nostro corpo e della nostra mente vuole portarci. Significa smettere di imitare esempi, per quanto eccellenti, ed iniziare ad essere se stessi al meglio. Questo può voler dire che scopriamo di voler cambiare alcune o molte cose. Può anche voler dire che scopriamo che stiamo bene come stiamo e non vogliamo cambiare nulla: ne diveniamo maggiormente consapevoli e ciò non potrà che farci piacere. In ogni caso ci assumiamo noi la direzione della nostra vita, siamo ciò che siamo perché ascoltiamo noi stessi e ci assecondiamo e non perché imitiamo qualcun altro. Viviamo la nostra vita, non imitiamo la vita di qualcun altro.
Questa settimana, proviamo ad avere fiducia in noi, nel nostro corpo, nei suoi segnali. Impariamo ad ascoltarci e coltiviamo la fiducia in noi stessi. Ci sarà alleata preziosa per indirizzarci verso uno stile di vita a noi consono e, cosa non meno importante, ci aiuterà anche nelle relazioni con gli altri: comprendere i nostri bisogni e desideri, ci aiuterà a meglio entrare in contatto con quelli altrui.
“Psicologica” è curata da Francesca Giordano, psicologa, laureata presso l’Università degli Studi di Torino, specializzanda presso la Scuola di Psicoterapia Cognitiva, Roma (SPC), Vicepresidente A.p.s. Psyché, “mamma di giorno” presso il nido famiglia Ohana.
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