Anni di sistemi distorti, su cui è intervenuta anche la magistratura, anni di scelte sbagliate o scelte non fatte, guerre intestine tra partecipate e lo stesso Comune, debiti, contenziosi, disservizi. Su Messinambiente e sulla gestione dei rifiuti in città da anni raccontiamo cosa soprattutto non ha funzionato. La cronaca odierna e lo spettro del fallimento ne sono, purtroppo, le conseguenze. E ci si trova di fronte ad un corto circuito che sta bloccando tutto, che tiene tutto in stallo e che non ci dovrebbe essere, visto che la soluzione era stata già individuata e invece la Messina Servizi Bene Comune stenta ancora a partire.
Il Consiglio Comunale il 29 giugno del 2016 approvò il Piano ARO che prevedeva una gestione “in house” con una società interamente partecipata dal Comune di Messina. Dopo ben 8 mesi, era il 13 febbraio scorso, arrivò anche l’approvazione della delibera dicostituzione della società “in house”, la Messina Servizi Bene Comune. A quel punto, dopo anni persi dietro multiservizi, mini multi servizi, progetto Amam, la strada sembrava in discesa. E invece ci ritroviamo fermi a quel punto. Langue già da oltre 4 mesi in Consiglio Comunale la delibera di affidamento del servizio con relativo contratto,l’ultimo atto, quasi dovuto, che ancora non viene votato dallo stesso Consiglio. Sono già state fatte alcune sedute senza riuscire a entrare appieno nel merito del corposo provvedimento, dibattito scarno e poco rilevante, e caduta del numero legale che finora ha costretto a rinviare sempre tutto. Così siamo arrivati al 4 maggio. Nel frattempo, lo scorso 30 marzo la Messinaservizi Bene Comune è stata fondata e già da oltre un mese i cittadini messinesi pagano un amministratore, un collegio sindacale, una società di revisione, spese notarili, ed altri vari costi in maniera quasi inutile. 100 mila euro sono già stati spesi ed altri si stanno già spendendo. Per una società praticamente vuota che così potrebbe anche attirare l’attenzione della Corte dei Conti.
E stavolta non si può neanche scaricare tutta la responsabilità sull’amministrazione Accorinti. La Giunta ha deliberato tutto, i pareri favorevoli dei dirigenti ci sono tutti e c’è anche il parere favorevole dei Revisori dei Conti del Comune. Ci sono anche le due delibere già approvate dal Consiglio propedeutiche all’approvazione (quasi scontata) dell’affidamento e del contratto di servizio. Quindi cosa si sta aspettando?
Non si può neanche dire, come invece è accaduto altre volte, che ci sia la tensione sul Consiglio Comunale da parte dei lavoratori, che pazientemente stanno aspettando. La loro presenza in Consiglio è discreta e attenta, ma finora nelle sedute tenute nessuno si è permesso di protestare o manifestare qualcosa. Quindi cosa c’è che non va in questa ultima ed importante delibera per il futuro di questo settore e di 550 lavoratori?
Anche perché nel frattempo la città è sporca, Messinambiente continua a vivere con la speranza di evitare il fallimento, i mezzi sono vetusti, non si vede una spazzatrice neanche a pagarla mentre la TARI è alta, i cassonetti per la raccolta rifiuti sono inguardabili e maleodoranti. In gioco, se fallisce Messinambiente, c’è che il Comune di Messina che non potrà “né acquisire o mantenere partecipazioni in società, qualora le stesse gestiscano i medesimi servizi di quella dichiarata fallita, per almeno 5 anni” così dice il comma 6 dell’art. 14 della Legge Madia. Si dovrebbe dire addio quindi anche a Messina Servizi Bene Comune SPA. Con buona pace dei costi spesi per costituirla, gestirla ed avviarla alla liquidazione.
Si perché a pensarci bene, pur essendoci al lavoro professionisti e società che stanno predisponendo il piano per il concordato di Messinambiente da presentare al giudice fallimentare, non si registrano passi avanti e comunque la Giunta dovrà sottoporre alConsiglio Comunale una delibera di riconoscimento di somme a favore di Messinambiente pari a circa 30 milioni di euro per coprire il piano concordatario. E come finirà quando arriverà in Consiglio? La sensazione è che qualcuno stia giocando lapartita per fare saltare tutto.
Sicuramente diverse potrebbero essere le posizioni e le motivazioni che qualcuno sostiene in questa stucchevole “fermo immagine” che, peraltro, vede nel sindaco Accorinti il grande assente. Dal primo cittadino neanche una sollecitazione per l’accelerazione del processo di avvio del nuovo corso.
Qualcuno all'interno della stessa amministrazione Accorinti, qualche dirigente ed il Consiglio Comunale potrebbero avere, con motivazioni diverse, interesse a fermare l’avvio di Messina Servizi Bene Comune.
Qualcuno tifa per il fallimento di Messinambiente perché non si vuole prendere alcuna responsabilità ed il servizio verrebbe affidato con gara pubblica ad un privato. Altri tifano per il fallimento di Messinambiente perché al tempo stesso non si prendono alcuna responsabilità ed ottengono un alleggerimento del piano di riequilibrio.
La sopravvivenza di Messina Servizi Bene Comune non è scontata e dipende da tanti fattori. Ma siamo sicuri che tutti siano consapevoli degli effetti che si genereranno se salta tutto? I lavoratori già sotto stress come potrebbero reagire? Cosa comporterebbe ricominciare da zero nell’ipotesi di gara pubblica? Ci sarebbe qualche privato pronto a raccogliere l’eredità di Messinambiente ed in quanto tempo si realizzerebbe questo? Chi svolgerebbe il servizio nel frattempo, se per caso dovesse anche fallire Messinambiente? Quale sarà il prezzo del disagio sociale generato dalla perdita di posti di lavoro?
Qualcuno sostiene invece che sarebbe opportuno avviare Messina Servizi Bene Comune ed affidare a quest’ultima il servizio prima che sia troppo tardi. Con buona pace del destino di Messinambiente e del suo salvataggio, che comunque l’Amministrazione si è impegnata a portare avanti e che comunque il Consiglio Comunale dovrà avallare.
Ciò richiede tempi e modalità non compatibili con l’esigenza della città di avere un servizio degno di questo nome.
Messina Servizi è stata già costituita e bisogna solo affidarle il servizio e se questo fosse stato deliberato un mese addietro già tante erano le cose fatte ed avviate. Invece si aspetta.
E’ arrivato il momento di separare le strade tra il vecchio corso ed il nuovo corso e dare una occasione a questa città, soluzione forse non condivisa da tutti, ma ormai il processo è tracciato ed avviato e fermarsi ora sarebbe disastroso.
Si aspetta quindi, si spende nel frattempo…e si spera che non sia sempre troppo tardi.
Francesca Stornante