Società

Qualità della vita, disastro messinese per vecchie e nuove generazioni

Le classifiche nazionali certificano quanto il sud sia ancora arretrato. Quanto la città metropolitana di Messina e la Sicilia lo siano. Il Sole 24 Ore ha pubblicato la classifica della qualità della vita per fasce d’età: le province di Sondrio, Gorizia e Trento sono in testa rispettivamente per bambini, giovani e anziani. In generale, trionfa il nord e sprofonda il sud.

Qualità della vita per i bambini: disastro scolastico nella provincia di Messina

Per i bambini da 0 a 10 anni, Messina è 92esima. Le prime tre sono Sondrio, Ravenna e Trieste. Le ultime, da 103 a 106, le siciliane Agrigento, Ragusa, Catania e Palermo, con fanalino di coda la calabrese Crotone. Ma quali sono i criteri e perché Messina si piazza 92esima? La provincia messinese è ottava per spazio abitativo ma 104esima per pediatri. Significa che per professionisti attivi ogni mille residenti abbiamo un problema. E siamo ai vertici in due ambiti non proprio positivi. Innanzi tutto, primi per “competenza numerica non adeguata”, in base ai dati Istat sugli studenti di terza media, periodo 2022/2023. Significa che abbiamo percentuale alta di studenti che non raggiungono un livello sufficiente nella matematica. E secondi per “competenza alfabetica non adeguata”, sempre in relazione ai dati Istat sulla scuola media della provincia di Messina.

17esimo posto per delitti denunciati a danno di minori

La città metropolitana è all’80esimo posto per bambini che hanno usufruito dei servizi comunali per l’infanzia. 54esima per edifici scolastici con palestra. 43esima per giardini scolastici per bambini e ragazzini fino ai 14 anni. Tra le note positive, siamo 12esimi per verde attrezzato e quarti per indice sport e bambini. Al 25esimo posto per progetti Pnrr per l’istruzione e all’ottavo per spesa sociale per famiglie e minori. Dato allarmante è il 17esimo posto per delitti denunciati a danno di minori (dati Dipartimento di pubblica sicurezza).

Disoccupazione giovanile e tanto lavoro precario

Per i giovani, età 18-35 anni, “vincono” Gorizia, Ravenna e Forlì-Cesena. La provincia di Messina è 106esima, penultima; Reggio Calabria 104esima. Ultima Sud Sardegna. La classifica è davvero negativa per il territorio messinese perché siamo 79esimi per residenti giovani; 103esimi per laureati; 99esimi per la disoccupazione giovanile; 97esimi per trasformazioni a tempo indeterminato; 82esimi per bar e discoteche ogni diecimila residenti: al 78esimo posto per aree sportive. Le note positive? Il sesto posto per amministratori comunali under 40 e il 37esimo per imprenditorialità giovanile. E ancora: 47esimo posto per canone di locazione in zona semicentrale; 28esimo per quoziene di nuzialità, i matrimoni insomma; 45esimo per età media al parto; 60esimo posto per concerti (spettacoli ogni diecimila abitanti).

Non è una provincia su misura per anziani

Per anziani, over 65, “vincono” Como, Trento e Cremona. E Messina è 106esima, ancora penultima. Ma per quale motivo? La provincia messinese è 100esima per speranza di vita a 65 anni; 98esima per partecipazione civile; 99esima per consumo di farmaci per malattie croniche; 94esima per utenti dei servizi sociali comunali; 106esima per posti letto nelle rsa, residenze sanitarie per anziani; 87esima per persone sole; 76esima per orti urbani. Altri dati? 62esimo posto per consumo di farmaci per depressione; 44esimo posto per esposizione all’inquinamento acustico e per biblioteche; 39esimo per geriatri; 48esimo per infermieri (ovviamente non pediatrici).

Nulla di nuovo: il sud e il territorio messinese hanno bisogno di un piano straordinario

L’ennesima classifica della qualità conferma le emergenze in termini di servizi e necessità per vecchie e nuove generazioni. Se il problema principe è quello di creare occupazione, la crisi del territorio metropolitano ha mille sfaccettature e tutte importanti.

Giovani e anziani, donne (se consideriamo la disoccupazione femminile) e uomini sono una priorità, è ovvio, e serve uno scatto in avanti. Chiamiamolo new deal o in un altro modo ma un piano straordinario per il sud, in un’ottica europea, passa da investimenti seri. E da un nuovo welfare. Da una scommessa produttiva, imprenditoriale, economica, sociale e politica. Troveremo, ora che le europee sono alle porte, una nuova classe dirigente all’altezza? La questione meridionale non è mai tramontata.