L’ex Irrera a mare è stato senz’altro uno degli spazi più prestigiosi della tradizione culturale e mondana messinese, legato indissolubilmente alla mitica rassegna internazionale del cinema che a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta proiettava la città dello Stretto sulla scena mondiale.
È convinzione diffusa che il rilancio dell’immagine della città e della sua economia non passi soltanto attraverso una rinnovata fruizione delle bellezze naturali e paesaggistiche, ma anche e soprattutto, attraverso una riqualificazione culturale del territorio.
È necessario cioè costruire quel binomio natura-cultura nelle sue molteplici espressioni su cui scommettere il futuro della città. L’Irrera a mare, salotto buono della città, ritrovo culturale per eccellenza, riferimento delle intelligenze messinesi, proprio tra i suoi tavolini, fra un piatto di braciole di pescespada, preparato e servito con sapiente dovizia ed una gustosa granita caffè, prese corpo l’idea della Rassegna, un’idea che avrebbe fatto di Messina teatro, ribalta internazionale per attori e registi e meta ambita del turismo d’èlite. E nella terrazza della fiera, la manifestazione avrebbe avuto il suo scenario naturale, caratterizzato dall’incomparabile bellezza dello Stretto.
La Rassegna nacque nel 1955 per iniziativa del commendatore Arturo Arena, esercente cinematografico e cofondatore dell’Agis, la grande associazione generale italiana dello spettacolo. Intorno all’ambizioso progetto si ritrovarono anche Italo Gemini, presidente dell’Agis, Giovanni Bellamacina, titolare dello storico cinema “Savoia”, e Lucio Speranza, coordinatore dell’ “Agosto messinese”. Entusiasta e determinato, il gruppo era animato da una gran voglia di realizzare il grande evento. Arrivò così la prima edizione della rassegna, rivelandosi subito uno straordinario successo d’arte e di mondanità. Mai si era vista tanta gente gremire il Ritrovo a mare della Fiera. Un pubblico decisamente chic: le donne in sfarzosi abiti da sera, sfoggiavano i loro preziosi gioielli e le ricercate acconciature, gli uomini in smoking elegantissimi, davano lezioni di stile e di compostezza. Uno spettacolo nello spettacolo. La rassegna si propose subito come una manifestazione fuori dal comune per la complessità dell’organizzazione, la novità introdotta, per il grande interesse riscosso tra il pubblico e sui mezzi di comunicazione. Non si era ancora spenta l’eco della prima edizione che già si lavorava alacremente per la riuscita della seconda. Tuttavia, nonostante il grande successo ottenuto, era necessario cambiare i presupposti di partenza, portare la rassegna fuori dai ristretti confini provinciali e conferirle dignità internazionale. Tra la prima e la seconda edizione si giocherà il futuro della rassegna cinematografica.
Nell’affannosa ricerca di un evento che potesse propagandare efficacemente l’immagine della città di Messina, il commendatore Michele Ballo, Presidente dell’Ente Provinciale per il Turismo, con una intuizione geniale comprende in pieno la valenza che la rassegna poteva acquistare in chiave promozionale se allestita con ambizioni molto più ampie. La seconda edizione diventerà il banco di prova delle dichiarate ambizioni. Nuove idee, nuovi criteri caratterizzeranno la rassegna del 1956. Potenziata e rivitalizzata, la manifestazione comincia a volare alto, senza deludere le aspettative degli organizzatori. Era arrivata insomma l’ “era di Ballo”, un motto diventato storico, che ancora oggi in molti dei nostri anziani ricordano e amano ripetere con rimpianto e nostalgia. La città dello Stretto era diventata improvvisamente, e con grande stupore della gente, una grande passerella per divi del momento.
Ingrid Bergman, Silvana Mangano, Sandra Milo, Vittorio De Sica, Amedeo Nazzari: sono soltanto alcuni dei tanti bei nomi che affollavano la nostra città per la gioia di Michelangelo Vizzini, mitico fotografo della “dolce vita” messinese*. È con Michele Ballo dunque che la rassegna internazionale del cinema raggiunge il suo massimo splendore. La manifestazione entra nel novero dei grandi eventi internazionali e si pone al secondo posto in Italia per importanza e valore, dopo la mostra cinematografica di Venezia, anche se gli intendimenti e le finalità della rassegna messinese erano alquanto diversi ed erano da inquadrare soltanto in un programma di sviluppo turistico tracciato dall’Assessorato regionale al Turismo e dall’Ente provinciale per il turismo di Messina. Non tutti inizialmente compresero la valenza della manifestazione ideata in riva allo Stretto.
Anzi, in molti, produttori cinematografici inclusi, immaginavano la rassegna come il solito festival al quale partecipare presentando i film e concorrendo quindi all’assegnazione di premi più o meno prestigiosi, sottoponendosi ad un imbarazzante giudizio di merito che avrebbe inevitabilmente provocato malumori e tensioni. L’ostacolo fu intelligentemente superato eliminando il concorso, scelta che spinse le case cinematografiche ad aderire alla rassegna senza timori. I Cariddi d’oro diventarono allora un premio di partecipazione. Nelle edizioni successive, la Rassegna consolida e perfeziona anche il suo schema organizzativo e anche sulla scorta delle esperienze acquisite si decide di allargare la manifestazione a Taormina con la consegna dei David di Donatello. Ancora una volta una scelta vincente. Nella capitale del turismo siciliano si riverseranno migliaia di turisti per assistere allo straordinario spettacolo dell’attribuzione dei premi. La rassegna internazionale cinematografica assume quindi la sua definitiva struttura e forma, attraverso un articolato programma di manifestazioni dove arte e turismo si intrecciano senza limiti definiti. L’obiettivo iniziale era stato raggiunto. Catturare l’attenzione del mondo cinematografico e incrementare i flussi turistici verso la provincia di Messina.
Nata come esperimento dunque, la rassegna cinematografica internazionale di Messina, in pochi anni scala le vette della notorietà, contro ogni previsione, sbalordendo quanti non avevano minimamente creduto al successo di quella idea semplice, ma geniale, partorita da Arturo Arena e coltivata amorevolmente dal commendatore Michele Ballo. Superata la fase sperimentale, la rassegna non mancò di richiamare in riva allo Stretto i maggiori cineasti dell’epoca i quali compresero, dopo l’iniziale diffidenza, la serietà e il valore dell’iniziativa messinese che divenne vetrina ambita e trampolino di lancio formidabile per film ed attori. Da Messina insomma era partita, ancora una volta, un’idea vincente che avrebbe fatto scuola, che sarebbe servita a dare orgoglio e slancio alla città. La rassegna cinematografica altro non era che un grandissimo sforzo per la rinascita di Messina. Un solo errore forse: allargare a Taormina un’idea messinese. Nel tempo infatti, la rassegna finì con l’essere fagocitata dalla fama della perla ionica e di quello che fu certamente un evento straordinario e irripetibile oggi rimane purtroppo solo uno sfuocato ricordo.
(*) N.B. Le fotografie utilizzate nell’articolo sono state scattate da Michelangelo Vizzini e sono tratte dal volume “Vizzini fotoreporter” curato dal dott. Massimiliano Cavaleri e pubblicato per Di Nicolò edizioni nel 2012
Vittorio Tumeo