Si sono sentiti per telefono e tra poche ore si guarderanno negli occhi, per un colloquio franco e sincero. Renato Accorinti e Felice Calabrò, che fino a poche settimane fa erano avversari per la poltrona di Palazzo Zanca s’incontreranno per parlare del ricorso.
“Dobbiamo guardarci negli occhi, devo parlare con lui, non posso rilasciare dichiarazioni se prima non so quello che lui pensa in merito- spiega Accorinti- Non voglio dire cose che si basano su fatti non concreti. E’ giusto che prima di fare commenti sui ricorsi io prima ne parli direttamente con Felice”.
Detto fatto, il sindaco ha chiamato Calabrò ed in base ai reciproci impegni si sono dati appuntamento al pomeriggio. Saranno soli, senza altre persone presenti, per affrontare il tema che si è fatto rovente in queste ore: la presentazione del ricorso al Tar di Catania da parte di Alessia Currò, Giovanni Cocivera, Giovanna Venuti. Nei prossimi giorni ne arriveranno altri, si vocifera altri due, tre. All’ex coordinatore dei gruppi Pd al Comune il sindaco chiederà se c’è lui dietro questi ricorsi o se confermerà la sua estraneità, come annunciato nei giorni successivi al primo turno. La legge consente, tra l’altro, la possibilità di “dissociarsi” attraverso la “costituzione ad opponendum”. In sintesi chi avrebbe giovamento dall’esito favorevole del ricorso, in questo caso Felice Calabrò, può, in questa fase, presentarsi al Tar ed opporsi al procedimento, dichiarando di non voler procedere. In realtà anche questa “costituzione ad opponendum” non comporta automaticamente lo stop al ricorso, che è stato presentato da altri e quindi seguirà l’iter previsto dalla norma, ma potrebbe avere un peso determinante sulle decisioni del giudice chiamato ad esprimersi ed avrebbe anche valenza sul piano simbolico. Se il principale “favorito” dall’esito positivo del ricorso, dichiara di non volere procedere, in teoria potrebbe venire meno l’interesse all’azione davanti al Tar, ma sono tutte ipotesi che in ogni caso passano dalla decisione della magistratura amministrativa. Probabilmente questa chiacchierata a quattr’occhi servirà anche a questo aspetto, che si snoda più sulla valenza simbolica che sulle conseguenze immediate sul ricorso.
Nelle prossime ore comunque si metterà in moto la macchina difensiva, perché entro 10 giorni il Presidente della I sezione del Tar deciderà con decreto l’udienza e le controparti avranno 15 giorni per costituirsi in giudizio. Nel frattempo dovrebbero arrivare, ma non è affatto scontato, gli altri ricorsi. Quanto all’esito anche questo non è scontato, perché ad esempio non è detto che il giudice accolga le richieste finora presentate. Diversi quindi gli scenari che si possono verificare. Il ricorso può non essere accolto, oppure procede e comporta il riconteggio. Proviamo ad ipotizzarne alcuni. Finito il riconteggio il Tar proclama Calabrò sindaco, ma è solo il primo grado. Quindi in questo caso può scattare l’appello davanti al Cga, che potrà confermare l’elezione o ribaltarla. Altra ipotesi è che dopo il riconteggio resta sindaco Accorinti, ma in questo caso l’appello al Cga potrebbe essere presentato dai ricorrenti. E il Cga decidere nell’una o nell’altra direzione. C’è infine un'altra possibilità, prevista dalla normativa anche se meno realistica. Supponiamo che tra otto, dieci mesi, dovesse essere acclarata l’elezione di Felice Calabrò e trovati i 59 voti mancanti al primo turno e lui, sulla scia ad esempio della costituzione ad opponendum, rifiutasse l’incarico,allora si andrebbe a nuove elezioni. Come si vede il ventaglio delle ipotesi è ampio ed in questo momento siamo soltanto al primo gradino. Vedremo nelle prossime ore l’esito dell’incontro tra Accorinti e Calabrò e quali scenari potrebbero aprirsi.
Rosaria Brancato