Gastone e Gambadilegno, Ballerina e Airon. Non sono personaggi di cartoni animati, ma gli scodinzolanti residenti del canile “Millemusi” di Castanea, realizzato in contrada Acqua Rasta . Un paradiso terrestre per i tanti cani che, dopo anni, hanno finalmente abbandonato la struttura lager di Forte Schaffino, a Santa Lucia, dove la situazione era diventata insostenibile (mortalità del 70%). Realtà opposta nella nuova struttura: i cani, infatti, vivono all’interno di box da 18 metri, ognuno dei quali costituito da uno spazio aperto, uno coperta da tettoia ed uno interno, coibentato, dove trovano riparo sia dal caldo estivo che dal freddo invernale. Sono presenti circa 180 cani di razza, una ventina di cuccioli e la restante parte bastardini. Lo spazio “Millemusi”, è attrezzato con un’ area degenza, in cui vengono eseguiti anche interventi di sterilizzazione, un’infermeria, una nursery cuccioli e diverse “aree sgambamento” dove cioè i cani possono correre liberi durante le pulizia dei box.
Il nuovo canile, pienamente operativo dall’ottobre 2010, realizzato con fondi regionali, è gestito dalla Lega nazionale per la difesa del Cane in convenzione con il comune, che nell’ultimo bilancio ha previsto per il mantenimento degli animali (posti disponibili 342), 340 mila euro annuali, ovvero 2,50 euro per ciascun cane. (4,50 la cifra prevista dal tabellario regionale). Una somma che, purtroppo, è diventata insufficiente perché allo stato attuale, i cani presenti all’interno del canile sono quasi 400 ed aumentando il numero aumentano anche le spese da effettuare.
Una situazione difficile, come spiega la presidente della sezione di Messina della Lega nazionale per la difesa del cane, Caterina Merenda, con cui facciamo una lunga chiacchierata nel corso della visita alla nuova struttura, dove certo non passa inosservato il grande amore e la profonda dedizione con cui la Mirenda e i cinque operatori che l’affiancano sin dai tempi del lavoro a Santa Lucia, si prendono cura di quelli che considerano i loro “figli a quattro zampe”.
«Ci sono tanti problemi – esordisce la presidente della Lega – prima di tutto per il sovraffollamento. La legge regionale (15/2000), prevede che i cani, dopo avere effettuato i dovuti accertamenti in canile, devono essere rimessi sul territorio in modo da liberare posti: a Messina però è impossibile perché la gente non tollera la presenza di cani in strada. Spesso – continua la signora Mirenda – arrivano animali che, sulla base delle denunce, sarebbero da considerare morsicatori o aggressivi, e che dunque, secondo legge, non potrebbero essere liberati. In realtà non è così: la gente pur di non vedere cani randagi, contatta il servizio accalappiamento affermando di essere stata aggredita e perché no facendo causa al Comune, ma spesso non è così. L’ultimo caso è avvenuto di recente. Tutti gli animali che arrivano qui, a parte qualche caso, non hanno indole aggressiva, ma spesso non possiamo rimetterli in libertà perché esistono delle denunce, non sempre basate su fatti veri». A questi casi si aggiungono la mancanza di adozioni, gli abbandoni, il continuo arrivo di cuccioli,.
A quest’ultimo proposito la signora Mirenda avanza una denuncia ben precisa: «In questo momento al canile, da più di sei mesi, ci sono sei cani da padrone, ovvero animali ritrovati per strada, ma di cui, attraverso il microchip di riconoscimento, siamo riusciti ad individuare i proprietari. Il Comune, tramite la Municipale, ha più volte contattato i diretti interessati che però, stranamente, o non si sono fatti trovare o non si sono presentati. Siamo di fronte a reati ben precisi, perseguibili
Penalmente, per cui sarebbe necessario l’intervento delle forze dell’ordine».
E dunque, il tempo passa, il canile si riempie, ma non si svuota, e la situazione peggiora di giorno in giorno, anche perché, come spiega Caterina Mirenda, le spese aumentano e la mancanza del pagamento puntuale delle fatture (da corrispondere mensilmente) da parte del Comune, aggrava i problemi: «L’ultima è quella di marzo-aprile e anche nei mesi precedenti c’è sempre stato ritardo. Devo riconoscere il grande impegno che ha sempre mostrato l’assessore Amata, ma purtroppo non basta. Ormai mi trovo nelle condizioni di dover sempre anticipare notevoli somme anche per l’acquisto di medicinali e mangime, spese per le quali non si può attendere perché ne va della saluta e della vita di questi esseri».
Il paragone calza a pennello, nella gestione della struttura “Millemusi”, la situazione è quella del cane che si morde la coda. Gli animali vengono abbandonati o “segnalati” perché ritenuti pericolosi, il Comune è costretto ad intervenire con il servizio di accalappiacani, gli animali vengono portati a Castanea, dove, con molta probabilità, rimarranno più del dovuto, se non addirittura per sempre; aumenta il numero, e cono esso le spese, ma rimane invariata le somma stanziate dal Comune, come previsto dalla convenzione: «Una delle poche soluzioni per arginare il problema potrebbe essere quella di effettuare delle opportune e programmate campagne di sterilizzazione, che però mancano. In città circolano all’incirca 5000 randagi, è impensabile immaginare che il canile possa rappresentare una soluzione per tutti, ecco perché bisogna puntare ad un’adeguata politica di intervento, sia a livello politico che sociale. Non si può pretendere che per strada non ci sia nemmeno un cane». Una scarsa sensibilità verso il mondo a quattro zampe da parte della comunità, secondo quanto denunciato da Caterina Mirenda,che rischia peraltro di trovare pieno riscontro negli ultimi fatti riguardanti la scomparsi di diversi cani, su cui continua ad indagare la sezione decoro della Polizia Municipale, diretta da Biagio Santagati.
Tante difficoltà che però non fermano la signora Mirenda e i suoi collaboratori, che ogni mattina, alle 8 e fino alle 15, si dedicano anima e cuore alla cura dei logo “figli”, ognuno dei quali ha un nome e alle spalle una storia piena di difficoltà. C’è ad esempio Pupa, bellissimo esemplare di pastore tedesco, il cui padrone è morto dopo la tragedia di Giampilieri: è stata portata al canile, dove le è stato trovato un nuovo proprietario ma anche stavolta la fortuna non è stata dalla sua parte, l’uomo, infatti, è morto di recente e Pupa è tornata al canile, dove a darle amore ed affetto c’è però mamma Caterina. E poi c’è Charlie: era stato affidato ad una famiglia (circa sei anni fa ndr), ma dopo poco tempo è scappato per far ritorno, da solo, al canile.
«Ogni mattina durante i miei giri – racconta la signora Mirenda – mi fermo a parlare un po’ con un ognuno e loro attendono con ansia questo momento. Se fosse possibile li terrei tutti perché qui vivono bene, ma hanno il diritto di essere liberi senza che nessuno faccia loro del male. Questi esseri hanno solo una colpa: quella di non poter fare a meno dell’uomo». (ELENA DE PASQUALE)
(IN PHOTOGALLERY TUTTI GLI SCATTI DEL CANILE MILLEMUSI. FOTO STURIALE)